Magia Terapeutica - Segà la Vecchia

Fu rito antichissimo, da secoli caduto in disuso, tramandato solo oralmente in maniera ambigua, tanto da ammantarlo di turpe mistero.

Diffusamente si fini col credere che la vecchia fosse la strega di turno che veniva segata in due per punirla dei va alla fuga. suoi malefici, e si inorridiva al pensiero che, per tener viva la tradizione, ogni anno si attribuissero ad un'anziana donna poteri diabolici e pratiche sataniche al fine di compiere il rito cruento.

Nulla di più falso. Nella tradizione popolare la vecchia si identificava nella Quaresima, periodo in cui andavano osservati digiuni, penitenze, astensioni dall'assumere alimenti a base di carne animale. Nel ventesimo giorno di questa, per manifestare gioia per il raggiungimento della metà del periodo di sacrificio imposto, in contrada San Quirico, veniva segato in due un vecchio olmo, assunto a simbolo della Quaresima, la vecchia, e quindi dato alle fiamme.

Magia Terapeutica - Santo Savastiano

Nel giorno consacrato a San Sebastiano, che ricorre il venti di gennaio, era d'obbligo evitare qualsiasi attività mi­rante alla costituzione di derrate ali­mentari. In particolare non poteva es­sere ammazzato il maiale, né si poteva procedere alla lavorazione dei derivati di esso, in quanto i prodotti sarebbero andati irrimediabilmente perduti.

Le stesse attività quotidiane si svolge­vano sotto un influsso negativo, tanto da far registrare un notevole incre­mento degli incidenti sul lavoro.

Se il giorno consacrato al Santo veniva a coincidere con quello domenicale, gli effetti nefasti si ripercuotevano su tutte le domeniche dell'intero anno, fino al venti gennaio successivo, sì da poter affermare che ogni domenica era Santo Savastiano.

Ciò comportava lo sconvolgimento dei ritmi di lavoro. Solitamente le massa­ie, libere nel giorno festivo dagli impe­gni connessi alle attività prettamente agricole, dedicavano la domenica alla cottura del pane, alla realizzazione di formaggi, alla lavorazione di conserve, al travaso dei vini, tutte attività impensabili nel giorno di Santo Savistiano.

Magia Terapeutica - Propiziazioni

Da sempre avvezze alla lotta per la sopravvivenza, le genti di Paternopoli ben poco concessero al fatalismo. Convinte che il destino degli uomini potesse essere modificato con il ricorso a riti sperimentati ed a formule antiche, che il succedersi di eventi fausti e nefasti fosse l'alterno risultato dell'eterna lotta fra il bene ed il male in cui l'uomo avrebbe potuto svolgere un proprio ruolo attivo, affidarono alla magia la tutela della salute e dei beni.

Così la saggezza venne ad identificarsi con le antiche credenze e le regole di vita tramandate furono legge fino ai nostri giorni.

In quest'ottica trovano giustificazione le particolari facoltà attribuite ad alcuni animali, riconducibili ad un radicato feticismo.

La civetta preannunciava lutto imminente nell'abitazione presso cui elevava il suo lugubre canto. Nell'intento di soggiogare le forze del male che in essa albergavano, le si dava la caccia e, viva, la si inchiodava sull'uscio, con le ali dispiegate, a monito delle forze avverse in agguato.

Ricercata, quale ostacolo insormontabile da opporre alla cattiva sorte, era la lucertola munita di doppia coda.

Una preziosa alleata, in quanto prediletta dal Santo, poteva essere la coccinella, denominata papoccbiola re Santa Nicola (farfalla di San Nicola). Imbattendosi in essa si era soliti deporla delicatamente sul palmo della mano e declamare:

"La papoccbiola re Santa Nicola face l'uovo e se n'abbola". La farfalla di San Nicola fa l'uovo e vola via.

Sovente l'insetto, prima di involarsi, depositava sull'epidermide una minuscola goccia di liquido color ocra che si riteneva fosse la benedizione del Santo.

Ma più di ogni altro era il gatto, a cui si attribuivano sette vite, a realizzare in sé il concetto del male. Il suo carattere indipendente, le sue lunghe assenze notturne, il suo pianto quasi umano nella stagione degli amori, il suo sguardo magnetico, impenetrabile, a tratti malvagio, gli conferivano alcunché di misterioso e di ostile.

Per soggiogarlo, o come si diceva pe' affamulia'[1] no mucillo (per addomesticare un gattino), gli si sputava in bocca obbligandolo a deglutire la saliva.

Con l'affermarsi della cristianità, alle pratiche arcaiche venne a sovrapporsi, e più spesso a fondersi, il ricorso all'ausilio della divinità e dei santi che si espliciterà maggiormente nella magia terapeutica. Così, per esorcizzare il pericolo dei fulmini di un temporale estivo, che si riteneva fossero manifestazione dell'ira del maligno, invalse l'uso di invocare ad alta voce:

"Santa Barbera e Santa Lena, Santa Maria Maddalena!"

Al concetto di `bene' venne ad associarsi l'idea del sacrificio, della penitenza, della mortificazione della carne, tanto che le strade impervie cominciarono ad essere preferite a quelle agevoli in quanto:

"Pe' la via liscia truovi lo riavolo ca piscia; pe' la via 'ndroppecosa truovi la Maronna ca cose".

Lungo la strada levigata ti imbatti nel diavolo che orina; lungo la strada accidentata ti imbatti nella Madonna che cuce[2].

Generate da un'economia povera, dettate dalla necessità di non indulgere in sprechi e neppure in magnanimità, altre credenze vennero a radicarsi a tutela dei beni materiali.

In contrapposizione al vino, disponibile in quantità sempre abbondante, che, se versato, costituiva auspicio di benessere e prosperità, particolare cura si poneva nel travasare l'olio di oliva, bene prezioso in quanto raro e dai contenuti altamente nutritivi, poiché versarne involontariamente un seppur modesto quantitativo sarebbe stato causa di sciagure.

Così i conigli non potevano essere regalati in quanto, immancabilmente, si sarebbe verificata la moria di quelli restanti. Ove si fosse imposta la necessità di farne dono, per ovviare a tale inconveniente, se ne richiedeva un compenso quale prezzo simbolico.

Addirittura, nel regalare un ago, o anche uno spillo, non doveva trascurarsi di pungere la persona che ne beneficiava, ad evitare di venire con essa a diverbio.



[1]Affamulia'= rendere docile, dall'osco `famel" che significa schiavo.

[2]IL cucito rappresentava la somma virtù femminile. Tale attività era riservata alle nobili castellane.

Magia Terapeutica - La Perata

La terra, in passato, fu quasi sempre avara di beni, sia per i sistemi arcaici di coltivazione, sia per l'insidia costante di insetti parassitici, sia per le cicliche calamità naturali, eppure, per la quasi totalità delle famiglie, costituiva l'unica fonte di sostentamento. In un tale contesto di generale indigenza, i furti di prodotti agricoli, nonostante gli appostamenti notturni da parte dei proprietari degli orti e dei fondi, nonostante l'impiego di cani da guardia appositamente incattiviti, si verificavano con frequenza quotidiana. Unica difesa contro questo flagello era la perata [1], o almeno la paura che essa incuteva.

Tale maleficio era finalizzato a causare la morte dell'anonimo malcapitato. Per il suo compimento era sufficiente prelevare dal terreno la zolla su cui era rimasta impressa, purché ben definita, l'orma del piede umano. Questa andava sospesa alla catena, sul fuoco del camino, perché le fiamme, lambedola, potessero lentamente essiccarla e gradatamente polverizzarla, causando una progressiva consunzione del soggetto a cui essa apparteneva. Tuttavia era indispensabile, perché il sortilegio sortisse i suoi effetti, che chi operava fosse motivato da una straordinaria carica di malvagità e che, per condotta di vita, sulla sua anima gravasse un'ipoteca del maligno.

Se invece si voleva ottenere la morte rapida del soggetto da colpire, la zolla andava introdotta nel forno predisposto alla temperatura richiesta per la cottura del pane.

Il maleficio poteva essere interrotto sciogliendo in acqua l'orma e restituendone la fanghiglia alla terra.

 


[1]L'orma del piede.

Magia Terapeutica - L'Ombra

L'ombra era un maligno folletto notturno, una creatura demoniaca che era solita introdursi, nottetempo, nelle case ed appollaiarsi sull'addome o sul petto del dormiente, procurandogli un senso di oppressione e, talvolta, difficoltà respiratorie.

Per liberarsene era indispensabile recitare la seguente formula:

Tre, tre patriarca [1]

quarto, la luna e lo sole [2]. Aprete, terra,

Gliuttete satanasso! Anema persa,

cuorpo cunsumato[3], vavattenne ra tuorno a me.

 

Tre, tre patriarca,

quarto, la luna e il sole.

Apriti, o terra,

inghiotti il demone!

Anima perduta,

corpo consunto,

vattene di torno a me.



[1]Il presumibile riferimento è ad Abramo, Isacco e Giacobbe.

[2]La luna ed il sole, congiunti, vengono a costituire la quarta entità invocata.

[3]ombra, appunto. Si tenga presente che ombra è il termine usato esclusivamente per indicare il demone, in quanto l'ombra umana o animale era detta marea, mentre le proiezioni statiche erano genericamente definite frishco.

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