Diritto alla Storia - Capitolo 25
Non si era interrotta la serie di prodigi iniziata nel lontano 1751, né si era affievolita la devozione del popolo, più che mai orgoglioso di godere delle grazie di sì Misericordiosa Madre. Si imponeva un atto di gratitudine e prevalse l’orientamento di tributare alla Sacra Immagine gli onori di una solenne incoronazione. A tale scopo, il 23 settembre 1770, il notaio Nicolò de Rienzo raccolse le testimonianze dei miracoli più significativi di cui corredare l’istanza da trasmettere al Capitolo Vaticano:
Si sono in nostra presenza constituiti il moltissimo Reverendissimo Sig. D. Tomaso Mattia Arciprete Curato della Chiesa Maggiore sotto il titolo di S. Nicolò de Bari di questa terra di Paterno, i Reverendi Signori Sacerdoti D. Tomaso Ricca, D. Ciriaco Mattia, D. Alberto d’Amato, D. Goglielmo Marra, D. Nicolò d’Amato, D. Domenico Mattia, D. Angelo Conte, D. Pasqua, e D. Gio: Rosanio, D. Crescenzo, e D. Carlo Bonaventura, D. Domenico Mele, D. Tomaso Petroziello, D. Giuseppe Mastrominico, D. Alessandro de Martini, D. Alessandro, D. Pasquale, e D. Francesco Barbiero, D. Casimiro Sarni, in una radunati ad sonum campanelli entro la Sacrestia di detta Chiesa Madre, i quali ... dichiarano et attestano in nostra presenza, qualmente essi loro sanno benissimo, come anche per tradizione de’ loro predecessori, che l’Altare sotto il titolo di Maria Santissima di Consolazione con quadro immezzo, sul quale sta dipinta l’Effigie suddetta et antigua è stato situato sempre dentro la Chiesa Madre; e quantunque da molti anni la detta Chiesa dovette demolirsi, et de nuovo edificarsi con nuove fabriche, parimenti de nuovo furno costrutti tutti li suddetti Altari, come anche quello summontovato (sopra menzionato) della Vergine di Consolazione. Ben vero però il suddetto quadro antico non è stato mai rimosso dal suddetto suo luogo, e quantunque si fusse dipinto altro nuovo quadro di detta Beata Vergine, questo fu situato, e posto sopra il detto quadro antico, come presentemente ritrovasi, con cristallo e pannetto (tendaggio) per maggiore adorazione, e venerazione. Nell’anno 1751 stando in detta Chiesa il Signor mastro Gio: Pasquino ingegniero facendo le cornici a li due quadri grandi situati immezzo la crociera e l’altro immezzo la nave (navata) grande della suffitta di detta Chiesa, capitò in questa terra Gio: Battista d’Amato de’ casali de Benevento muto non di natura nato, ma da cinque anni prima per un tocco apopletico si ritirò la lingua, e s’offese un braccio, sapendo egli di legere, e scrivere, lo quale andava elemosinando per questa terra, et avendo richiesta l’elemosina ad essi Sacerdoti D. Nicola d’Amato, e D. Guglielmo Marra immezzo la piazza per via de segni colle mani, e balbuziando colla lingua, questi riguardandosi non lo facesse ad arte per procacciare danaro, feronli aprire la bocca per vedere se veramente era muto, come in fatti tale era, osservarno, e viddero la lingua tirata dentro le fauci, che poco, o niente pareva, e così esso Sacerdote postasi mano alla sacca (tasca) pigliò un pezzo (una moneta) e li diede l’elemosina; E dopo lo detto muto per quelli pochi giorni che si trovava in questa terra andava ogni giorno, anzi spesso in Chiesa a fare orazioni inginocchiandosi avanti l’Altare di detta Beata Vergine di Consolazione allora scoverto, senza cristallo avanti; E fatigando dentro la suddetta Chiesa lo detto mastro Gio: Pasquino con altri suoi lavoratori, un giorno il muto suddetto, anche in presenza di essi Sacerdoti D. Alberto d’Amato e D. Guglielmo Marra, et altre persone, stava riguardando con attenzione detto mastro Gio: che stava fatigando su dette cornici, tanto vero che esso mastro Giovanni lo domandò se mai sapeva lavorare di quel mestiere, et il muto facendoli segni li disse di sì, e pigliatosi il calamajo, e carta scrisse con sua propria mano, dichiarando che sapeva fatigare in grande, et in piccolo; a questo, lo detto mastro Gio: artefice datoli i ferri avanti, esso il muto pigliò detti ferri e si pose a fatigare sopra le dette cornici, e perché la sua forza piacque al suddetto mastro ingegniero lo fece fatigare sino la sera, e poi se lo portò seco in sua casa, et il giorno seguente andò nuovamente a fatigare, e nel atto (mentre) fatigava dava sempre, anzi quasi spesso un’occhiata al quadro di detta Immacolata Vergine di Consolazione, la quale li stava dirimpetto, e da quando in quando s’andava ad inginocchiare davanti l’Altare facendo orazione, e seguitando così tre o quattro giorni. Un giorno poi che fu il dì sedici Aprile di detto anno 1751, verso l’ore decirotto (diciotto) in circa, lo suddetto muto secondo il solito s’andò ad inginocchiare avanti detto Altare, e facendo segno ad essi Sacerdoti testificanti, cioè D. Nicola d’Amato, D. Alberto d’Amato, e D. Alessandro Barbiero questo ancora Sagristano, et altri fu (ora deceduti) Sacerdoti D. Filippo Cobelli, e D. Bonaventura Piccarini anche presenti, che si fossero ad esso accostati, come in fatti portaronsi essi vicino lo suddetto Altare; il detto muto balbuziando colla lingua, e facendo segni colle mani voleva che si fossero allumate (accese) due candele avanti lo detto Altare innanzi l’Effigie suddetta come in fatti il fu Sacerdote D. Bonaventura Piccarini entrò in Sacristia, pigliò due candele, l’allumò, e le pose innanzi il suddetto quadro di Maria Santissima di Consolazione, e il detto muto percotendosi il petto fortemente, e balbuziando colla lingua, essi Sacerdoti si posero anche inginocchioni cantando la litania, et il muto non cessava più fortemente di infervorarsi, e pur balbuziando colla lingua proferì colla bocca magnificat Anima mea Dominum, e così si compiacque detta Beata Vergine di Consolazione Maria Santissima ristituirli la loquela (restituirgli la parola) et esso poi, e suddetti presenti Sacerdoti tutti unitamente cantarono e con suono di campane, e spari di mortaretti, al che accorse tutto il Popolo a tal grazia. Nello stesso punto subito si sparse la voce di tal grazia dispensata da detta Beata Vergine di Consolazione al detto muto col restituirli la loquela, immediatamente fu portato in Chiesa il magnifico Gennaro Cobelli nostro paesano, lo quale stava da più tempo con sputi di sangue, e gionto avanti l’Effigie suddetta, in presenza trovossi di tutto il Popolo che era concorso, buttò dalla bocca sopra la grada (il gradino) del Altare una quantità di sangue così grande, et il Sacerdote suo fratello D. Felippo Cobelli davali un cocchiarino d’oglio della lambada (lampada) di detta Beata Vergine che stava accesa, non tantosto postoli in bocca detto oglio, si compiacque detta Beata Vergine di Consolazione farli la grazia restituendoli la pristina sanità (la passata salute) cessandoli lo sputo di sangue, et a tal grazia ricevuta esso magnifico Gennaro Cobelli si denudò di tutte le sue vesti, donandole a detta Beata Vergine facendole ponere appese vicino il muro della detta sua cappella, e si fé dipingere volgarmente detta pittura sotto la soffitta del suo Altare, come oggidì si vede; Tanto vero, dal punto che il muto suddetto ottende (ottenne) la grazia, ogni Persona per devozione si faceva dare dal Sacerdote D. Filippo Cobelli un poco d’oglio della detta lambada, e quella stava sempre nella stessa maniera (colma d’olio), e durò la lambada suddetta a non mancare (e continuò la lampada suddetta a non esaurire l’olio in essa contenuto) per un giorno, e mezzo dispensando dell’oglio a tutti Fedeli j quali se ne facevano riempire le anforine, e pure non si vidde giamai mancare. Dal detto giorno del dì 16 Aprile che alora fu di giorno di venerdì, ogni venerdì alla stess’ora da detti Reverendi Sacerdoti testificanti sempre con concorso del Popolo si canta avanti l’Altare di detta Imagine di Maria Santissima di Consolazione la Magnificat, con la litania, con suono di organo, et in ogn’anno si solennizza ad onore e gloria sua la festività con grande concorso di persone forastiere, anche da lontani Paesi, j quali con viva fede vengono ad adorare detta Beata Vergine chi a piedi scalzi, chi mezzi ignudi, chi con donativi di cere di gambe, piedi, braccia, teste, mammelle, mazze, stampelle, vesti, e cere lavorate, e chi vengono processionalmente cantando rosarij, e litanie tutto in ringraziamento delle grazie rispettivamente ricevute, come comodamente oggi si vede da tutti j doni pendenti avanti la sua cappella. Alla giornata si vedono processioni da lontani Paesi venire a visitare, et a rendere grazie con profonda fede alla detta Beata Vergine di Consolazione per le grazie che alla giornata ha dispensate, e dispensa, come si compiacque la detta Beata vergine dispensare la grazia a Vincenza Mortifera della terra di Capossela (Caposele) a dì undici maggio 1757, questa portata zoppa sopra una calvaccatoja (sella ), con due ossa uscite dalla coscia, calatala da cavallo avanti la porta della Chiesa appoggiata a due stampelle sotto le braccia, fu accompagnata avanti l’Effigie di detta Beata Vergine, ivi gionta buttatasi a terra in dove stiede colla faccia a terra da circa due ora, et con fervore, e vera fede, chiedeva la grazia alla detta Beata Vergine di Consolazione, come in fatti si compiacque detta Beata Vergine concederli la grazia liberandola dalla sua zoppia, e lasciate le dette due stampelle avanti l’Altare, se n’uscì libera, e sana dalla Chiesa ringraziando, e lodando la detta Beata Vergine di Consolazione della grazia ricevuta. Caterina Ricciardi della terra di S. Angelo Lombardi portata entro una fasciatoja (coperta usata a mo’ di barella) in Chiesa di sera non potendosi regere in piedi rotte le gionture tutte, postala entro la stessa fasciatoja entro la Chiesa e posta avanti l’Altare di detta Beata Vergine ed ivi lasciata usandoli la carità (somministrandole il cibo) la gente di questa terra, quindi pigliata, e riportata per più giorni ogni giorno avanti l’Immacolata Beata Vergine di Consolazione, ungendoli il Sacerdote ogni giorno l’oglio della lambada accesa, accapo di giorni (dopo alcuni giorni), si compiacque detta Beata Vergine di concederli la grazia restituendola sana, e libera, che s’alzò sola da dentro la suddetta fasciatoja, e ringraziando la Beata Vergine se n’uscì sola dalla Chiesa, e sola camminando se n’andò alla detta sua Padria (paese), et ogn’anno si porta in questa terra a visitare la detta Beata Vergine di Maria SS. di Consolazione. Un certo monaco francescano di Montella muto da cinque anni per un tocco apopletico, venuto a visitare detta Beata Vergine et inginocchiatosi avanti la sua Imagine, e trattenutosi inginocchioni li si pose in bocca l’oglio della lambada dal Sacerdote, si compiacque detta Beata Vergine concederli la loquela, et ottenuta la grazia se ne tornò al suo monastero in Montella sano, e libero noto a tutti. Un certo tale della città di Bari cieco venuto a visitare detta Beata Vergine ottende la grazia della vista. D. Vittoria moglie di D. Pasquale Trojano della Rocca di S. Felice con una mammella fracida da più anni tagliatila da medici per essere incurabile, venuta a visitare detta Beata Vergine di Consolazione et unto l’oglio della lambada sopra la detta mammella, si compiacque detta Beata Vergine concederli la grazia ristituendoli la mammella, nel stato pristinato di sua salute, et in ringraziamento di tal grazia donò alla detta Beata Vergine una cannacca d’oro. Francesco Carofalo della terra di Leoni (Lioni) infermo per un anno intiero, venuto sopra una calvaccatoja con sua moglie pure inferma a visitare detta Beata Vergine per ottenere la grazia della salute, gionti avanti la Chiesa, e portatesi avanti l’Imagine di detta Beata Vergine, e postosi inginocchioni fé cantare una messa cantata ad onore, e gloria di detta Beata Vergine, e finita la messa il Sacerdote celebrante l’unse dell’oglio della lambada accesa, et unto l’oglio suddetto si ristabilì, e dall’allora in poi stiede bene tanto esso quanto sua moglie per la grazia ricevuta, et ringraziando detta Beata Vergine se ne ritornarono sani, e liberi alla loro Padria. Michele Buccella della terra di Castello di Franci con butti (sbocchi) di sangue per un’anno continuo, fatto voto venire a visitare la detta Beata Vergine come in fatti fé, e portatosi a questa Beata Vergine, subito arrivato fé cantare la litania, e questa finita se li diede un cocchiarino d’oglio della lambada di detta Beata Vergine et in un subito per miracolo se li cessò lo sputo di sangue, e d’allora in poi è stato, e sta presentemente bene, e di perfetta salute, et ogn’anno si porta a visitare la detta Beata Vergine. La magnifica Giustina di Mattia nostra paesana da più anni zoppa per un dolore avuto alla coscia, che bisognava camminare appoggiata alla mazza, fece voto alla detta Beata Vergine e portatasi un giorno in Chiesa nel atto si cantava la magnificat si fece versare l’oglio della lambada, et un’altra carafina se la fé empire per devozione et per grazia del Figlio di Dio, ottende la grazia da detta Beata Vergine e se ne andò in casa bene, e senza mazza, e così si visse sino alli suoi ultimi giorni. Francesco Vosillo della terra di S. Angelo avendo condotto un suo figlio stroppio (storpio) non avendo gionture alle braccia, e portatosi avanti l’Effigie di detta Beata Vergine di Consolazione, pose lo detto suo figlio sopra l’Altare donandolo alla detta Beata Vergine, piangendo dirottamente, et per grazia di Dio Benedetto, si compiacque la detta Beata Vergine di Consolazione consolarlo, alzandosi lo detto figliolo in piedi sano, e salvo, con grande giubilo, e consolazione di tutti, e così il padre tutto consolato, e festante se ne ritornò in casa col figlio sano, et a capo poi di otto giorni che detto figliolo ottende la grazia se ne morì. L’Eccellentissimo Signore D. Emanuele d’Amato Marchese della terra di Castello de Franci confinato in letto con mortale infermità abbandonato da medici appena (a mala pena) poté proferire Maria di Consolazione, et in quell’istante incominciò a passare meglio, cessandoli la febre, et il giorno seguente stiede bene, e si liberò da quella mortale infermità, et alzatosi dal letto si portò a visitare la detta Beata Vergine di Consolazione per la grazia ottenuta, e li donò un’anello d’oro con finissimo rubino, e tre diamanti. La Signora Nicolina Mattioli della terra di Gesualdo appena fatto voto venire a visitare detta Beata Vergine, atteso (poiché) si ritrovava da più mesi confinata in letto da una fiera malattia, non tantosto fatto il voto passò bene, e subito s’alzò da letto, e si portò a sodisfare il voto, e donò a detta Beata Vergine un’anello d’oro. Grazia Guarini della terra di Solofra per un anno di febre esinaurita (debilitata) in modo tale che fu destituta (abbandonata) da medici, fece voto venire a visitare detta Beata Vergine di Consolazione et appena fatto detto voto di venire a visitare la detta Beata Vergine si sentì passare migliore, et ottende la grazia della sanità (guarigione), e dopo alzatasi da letto si portò a sodisfare il voto fatto, e donò a detta Beata Vergine una veste di tela, et un’oncia di pezzillo (disco) d’argento. Angiola Rossa della terra di Mirabella cadde sotto il carro, e si fracassò una coscia, e gridando, chiamando la Beata Vergine di Consolazione par che si vidde sollevare, e si fé uncere l’oglio della lambada di detta Beata Vergine, fra pochi giorni se ne sanò perfettamente, e venuta a visitare detta Beata Vergine li donò la coscia di cera, et un filo (catenina) d’oro. Pasquale Iannuzzo di questa terra di Paterno tirando li bovi col carro appresso pieno di gregne (covoni) di grano, li detti bovi si posero in fuga, et esso avanti, et per la troppa fuga cadde, et invocando la Beata Vergine in un subito li bovi si fermarono, et esso ebbe luogo ad spazi e scostarsi, e non tantosto scostatosi li suddetti buovi nuovamente si posero a fuggire col carro appresso, et isso senza cagionarsi nienti ma illeso, e sano. La Signora D. Antonia Ferrara figlia del Signor D. Cosmo Ferrara Aggente di Sturno ossessa (invasata) fu portata in questa terra a visitare la detta Beata Vergine, e gionta avanti la Chiesa non voleva entrare facendo grandi strepiti (agitandosi furiosamente), e postola forzosamente avanti l’Imagine di detta Beata Vergine diede segni ben noti dello spirito maligno, et avendo il Signor Arciprete D. Tomaso Mattia testificante postasi la stola al collo per scongiurarla (esorcizzarla), essa a guisa di serpe si distese a terra, e poste le braccia sopra le spalle strisciando con pancia per terra senza aiuto de mani e piedi correva appresso detto Signor Arciprete che colla stola al collo d’avanti l’Altare di detta Beata Vergine la portava avanti l’Altare del Santissimo Sacramento, dove esorcizzatola, lo spirito maligno obbediente se ne uscì, gridando essa grazie, grazie, et da indi in piedi se liberò, e lo spirito maligno non ebbe ardire qui toccarla, stupendo tutti, et essa D. Antonia ricevuta la grazia da detta Beata Vergine li donò un filo d’oro. Un certo tale chiamato Giuseppe di Santofele (S. Fele, in provincia di Potenza) anche ossesso dopo avere dati orribili segni manifesti del demonio, lo stesso Arciprete esorcizzandolo avanti un corso (moltitudine accorsa per assistere all’esorcismo) infinito di Popolo, cittadini e forastieri, doppo tanti strepiti fatti avanti la detta Imagine di Maria Santissima, restò libero gridando egli grazie, grazie, e dopo poco tempo rendendo grazie e lodi a detta Beata Vergine si partì sano, e libero, senza mai patirne più. Di più esso Reverendo Signor Arciprete attesta che numerare (esporre l’elenco completo) di tali ossesse, et ossessi da esso esorcizzati avanti detta Beata Vergine tutti rimasti sani, e liberi, sarebbe a non finirla mai, ignorandosi da lui nomi, e Padrie. La moglie di Antonio Forgione della terra di Castello de Franci, inferma da più mesi, portata avanti l’Altare di detta Beata Vergine, et con fervore, e viva fede chiedendoli la grazia si liberò dalla sua infermità. Lorenzo Cione della terra di Bagnuolli (Bagnoli Irpino) stroppio da più tempo fu portato in questa terra e condotto avanti l’Altare di detta Beata Vergine, non tantosto arrivato incominciò a sentirsi buono (bene), et piancendo fortemente si compiacque detta Beata Vergine di Consolazione guarirlo, e liberarlo dalla sua infermità, e se ne ritornò al suo Paese sano, e libero. Di più Gio: Iuorio attesta, qualmentre esso Procuratore di detta Beata Vergine nel anno 1764 tempo della mala annata (carestia), avendo terminato l’oglio che teneva per la lambada di detta Beata Vergine, si vidde in disperazione non rattrovandolo a comprare per la penuriosa annata, e vedendolo la sua moglie sì afflitto, andarono a vedere dentro il vaso se mai ne avessero possuto ritrovare qualche cocciatura (rimasuglio) per la lambada, per miracolo di detta Beata vergine rattrovarono in detto vaso tanto oglio che bastò fin tanto poi che esso Procuratore ebbe il comodo di comprarlo. Polisto Cimino di Bonito da più anni infermo con febri gravi, portato da più persone suoi parenti in questa terra, avanti l’Imagine di detta Beata Vergine immediatamente guarì perfettamente, e se ne ritornò sano, e libero con giubilo, e festa. Grazia Solimeno della terra di Cassano, acciaccata con febre maligna, ridotta agli ultimi fiati invocò il nome di Maria Santissima di Consolazione facendo voto di venire a visitarla se si compiaceva liberarla da detta febre, subito si mutò la febre, e fu liberata da detta infermità, e venuta a rendere grazie a detta Beata Vergine li donò un filo d’oro. D. Nicola Angrisano Arciprete della terra dello Cossano (Luogosano), ridotto egli da una fiera infermità agli ultimi fiati, fatto voto a detta Beata Vergine dalla gente di sua casa, si portarono scalze, e scapellate (coi capelli tagliati) a visitare la detta Beata Vergine, e subito detto Signor Arciprete ottende la grazia della sua salute, et alzatosi da letto si portò anch’esso a rendere grazie, e donò alla detta Beata vergine un suo anello d’oro. Pasquale Sopito della terra di Chiusano per una fiera febre si vidde ridotto vicino alla morte, tanto che se li diede l’estrema unzione, e venuto in se si raccomandò alla detta Beata Vergine che l’avesse fatto ritornare in vita, e fece voto venirci, come di già la mattina si rattrovò in meglio stato, e passò se in meglio, et ottende la grazia, e doppo sanato si portò ignudo a rendere grazie a detta Beata Vergine. Letizia Coluccia di Consa, per un anno intiero ammalata, fece voto alla detta Beata Vergine di Consolazione, e subito si liberò, e poi vende (venne) a rendere grazie alla detta Beata Vergine e li donò un filo di granate (collana di filigrana). Luca Andriotto della Baronia balzato da una calvaccatoja che doveva ridursi in pezzi, chiamando per l’aria la detta Beata Vergine di Consolazione cascò a terra senza farsi un poco di male, e venuto a visitare detta Beata Vergine li donò un chierchino (braccialino) d’oro, et una libra di cera. Catarina Gargano della terra di Bagnuolli da gravi dolori di testa che per undici giorni continui la travagliarono, tanto vero che fu licenziata da medici, invocando la Beata vergine e fatto voto di venire a visitarla subito li cessarono, e venuta a rendere grazie alla detta Beata Vergine li donò una croce d’argento, un paio di sciaccaglie (orecchini) d’oro, et un pungolo (spillone) d’argento. Catarina Amatusso della terra di Montemiletto cruciata (avvilita), e tormintata da fiero dolore di stomaco, che siccome si cibava così lo buttava, fece voto alla Beata Vergine et immediatamente fu liberata, e venuta a rendere grazie alla detta Beata Vergine li donò un’anello d’oro. Angiola Andreone di S. Andrea da più tempo era bersagliata da fieri dolori di viscere, invocando un giorno il nome di Maria SS. di Consolazione subito si cessarono j dolori, e fu sana, e venuta a visitare la detta Beata Vergine li donò una cannacca (collana) d’oro, et un vantesino di orletta (grembiule di merletto). D. Agata Mattioli della terra di Fontanarosa da più tempo inferma senza potersi ristabilire fece voto alla detta Beata Vergine e fra due giorni guarì, e venuta a visitarla, e renderli grazie, li donò una croce d’argento ed un chierchietto (braccialetto) d’oro. Anna Giannini della città di Nusco, non potendo sgravidare, invocato il nome di detta Beata Vergine, subito senza molestia sgravidò, e venuta a visitare la detta Beata Vergine li donò un filo d’oro.
Et infiniti altri miracoli, che da essi Reverendi Sacerdoti testificanti non possonsi numerare, che da detta Beata Vergine di Consolazione sono stati in presenza loro dispensati, et in segno della verità, et in quanto la loro coscienza ad essi dettano, n’hanno fatto la presente dichiarazione1.
Il raffronto fra la prima testimonianza del primo miracolo, documentata per mano de notaio Piccarini, e questa, resa a soli 19 anni di distanza, induce a considerare quanto arduo sia il compito dello storico impegnato a districarsi fra verità solo in parte falsate dalle aberrazioni della memoria, più di sovente asservite ad oscuri calcoli di parte.
Trascurabile è l’arricchimento di particolari circa l’abilità del muto Giovan Battista d’Amato che, laddove secondo la primitiva versione aveva semplicemente manifestato dimestichezza con gli attrezzi da falegname nel maneggiare un’ascia, si ritrova ad essere assunto da mastro Pasquino, ospitato nella sua casa ed impiegato nel lavoro per più giorni. Tale riedizione, maturata nella tradizione orale popolare, trova logica spiegazione in una inconscia propensione psicologica verso il miracolato che induceva ad elevarlo dall’anonima massa di mendicanti e di diseredati.
Deprecabile è invece l’intenzionale contraffazione dell’evento perpetrata da una parte del clero, privo di scrupoli ed avido di protagonismo. Nella prima testimonianza si rileva in maniera incontrovertibile che a rendersi disponibile alle istanze del muto fu il solo Don Bonaventura Piccarini, il quale coinvolse il novizio Pasquale Marriello chiamandolo all’accensione di due candele. Solo in un secondo momento avevano fatto il loro ingresso in chiesa i sacerdoti Don Tommaso Ricca, Don Nicola di Amato e Don Filippo Cobelli. Nella nuova versione vengono ad assumere un ruolo primario i sacerdoti Don Nicola di Amato, Don Alberto d’Amato e Don Alessandro Barbiero, gli ultimi dei quali risultavano addirittura assenti al momento del miracoloso evento, mentre vengono relegate in secondo piano le figure dei sacerdoti Don Bonaventura Piccarini e Don Filippo Cobelli, nel frattempo deceduti.
Ignorato è del tutto il novizio Pasquale Marriello il quale, dopo l’accensione delle candele, pure s’era unito in preghiera al muto ed al sacerdote Piccarini.
Tali riflessioni, lungi dall’intento di sminuire la portata del prodigio operato dalla Vergine Santissima della Consolazione, vogliono al contrario restituire alla realtà storica un evento esposto all’ombra del dubbio dal cinismo di un clero attento più ad accreditare la propria immagine che a diffondere le ragioni della fede.
Sebbene fiduciosa, l’attesa per l’esito del processo volto ad accertare l’autenticità dei miracoli operati da Maria Santissima della Consolazione non era priva di trepidazione.
Fonte di preoccupazione era invece la consapevolezza che per l’occasione una massa enorme di forestieri si sarebbe riversata in Paterno. La porta maggiore della chiesa restava di difficile accesso, servita com’era da un’angusta stradina serrata fra vetuste abitazioni. Fu così che, l’8 dicembre 1771, con atto del notaio Nicolò d’Amato, il sindaco Gennaro Rosanio, Pasquale Vovola Capoeletto e Giovanni d’Amato secondo Eletto acquistarono da Alessandro Salierno una casa, sita, e posta nel ristretto di detta terra, nel luogo detto la Piazza, consistente in due soprani, ed un sottano ad uso di cellario ... segnatamente per ampliarsi la strada che conduce alla Chiesa1.
Sempre perseguendo tale scopo, l’università acquistò ancora un sottano del Reverendo Clero, ed il soprano a questi delli figli et eredi di Ciriaco Gammino, et un altro sottano di Lucia Cascione2.
L’opera di risanamento dell’area, che si protrasse fino al mese di maggio dell’anno 1774, venne così riassunta da don Nicola Antonelli: Vi fu in detto mese la demolizione delle case avanti la Chiesa per ingrandire la strada e spiazzo avanti di d.a Chiesa, consistenti in due soprani ed un sottano di Alessandro Salierno, un sottano di Mazzoccola, un soprano del figlio del fu Ciriaco Gammino, ed un sottano del Rev.o Clero, e questi soprani e sottani confinavano colla casa mia, delli quali avendo comprato il materiale a lume di candela per docati 30, e la demolizione e spianamento a mie spese, le mura mezzanili sono rimaste intere a mio beneficio. Più due soprani di Gius.e della Ezza, e sua suocera, un sottano di Ciriaco Vicco, un soprano di Genn.o Vicco, un sottano di Pasquale Gammino, ed un altro sottano dei F.lli Vicedomini. A costoro, parte lor se gli è dato l’escambio le case de Cappelle, e parte danaro. Lo scrivo a memoria dei Posteri.
Di questa demolizione ... ne sono stato io Deputato con D. Giuseppe Rossi, il quale poco o nulla si è intricato (se ne è occupato), Giovanni Iuorio Depositario (cassiere), Lorenzo di Amato Sind.o, Biase di Prisco ed Antonio Marra Eletti, e di buona morale, e zelanti del Pubblico3.
Finalmente l’ingresso principale della chiesa maggiore fu liberato dall’oppressione delle catapecchie e la strada, resa spaziosa, iniziò ad evolvere verso quella che oggi è nota col nome di Viale del Santuario.
L’attesa autorizzazione all’incoronazione della Vergine giunse da Roma nei primi mesi dell’anno 1774. Senza indugio l’intera comunità si mobilitò per concretizzare i progetti di festeggiamenti a lungo discussi e perfezionati. Furono contattati gli addetti agli addobbi ed ingaggiati i più valenti cantori napoletani.
E venne alfine il dì della Pentecoste, giorno prescelto per la solenne cerimonia. Era il 22 maggio dell’anno 1774 e la chiesa era stata guarnita con preziosi drappi alle pareti ed alle colonne. Presenti, in veste ufficiale, il notaio Nicolò de Rienzo, il vescovo di Avellino e Frigento Monsignor Gioacchino Martinez in trono assiso vestito con abiti pontificali avanti l’altare suddetto per l’incoronazione di detta Beata Vergine di Maria Santissima della Consolazione, dipinta vicino al quadro, ... il Sig. D. Giuseppe Antonio Rossi, e Dr. D. Nicola Antonelli di questa suddetta terra depotati, in publico parlamento eletti per detto atto, nec non (nonché) li Magnifici Lorenzo d’Amato, e Biaggio de Prisco, Sindaco ed Eletto dell’Università di detta terra.
Deputati ed Eletti, assumendo l’impegno vincolante anche per i loro successori, stabilirono che, per la coronazione di detta B. V., deve questa magnifica Università essere tenuta non solo ogni anno alla celebrazione della sua festività, ma anche, per dare maggior gloria alla detta Beata Vergine, ... fare con ogni pompa sollennizzare la sua festività con spari, apparato di Chiesa, istrumenti musicali, suono di campane, ed altro, anche giornalmente mantenere, e fare mantenere la lambada accesa avanti il quadro suddetto, e l’Altare sempre apparato (addobbato), e quantità di candele, e fiori, e buone tovaglie1.
Il rito religioso si svolse accompagnato dal canto dei fedeli accalcati sulle strade, in quanto la chiesa non potette contenerne che una minima parte. Fu tale, e tanta la frequenza, e la moltitudine delle genti, che concorsero a questa solennissima festività, che avreste facilmente asserito, che si fussero spopolati, e lasciati deserti, non che i Paesi, e le Città ma le Provincie intere2.
Il dottor Nicola Antonelli volle testimoniare la solenne cerimonia in questi termini: Addì 22 maggio 1774 Domenica di Pentecoste è sortita la coronazione della Beatissima Vergine Maria della Consolazione con gran pompa e Festa, collo sparo di cento rotoli di polvere, 14 sonatori, 2 di Nola e 12 di Avellino, quattro musici religiosi di S. Maria della Nova celeberrimi, Monsignor di Avellino D. Gioacchino Martinez, cinque Canonici della Cattedrale di Frigento, trai quali l’Arcidiacono D. Pasquale di Martino, due Fratelli (monaci) di Montella e D. Carmine Pascucci, Festa per tutti li tre giorni con illuminazioni e sparo. Vi fu trall’altri il Barone di Castelvetere e Famiglia, il Marchese Berio, sua moglie e famiglia, ed un popolo Forastiero numerosissimo da non credersi. Si compiacque la Vergine SS. dispensar più grazie a tanti ciechi, zoppi ed altri. Deputati D. Giuseppe Rossi, ed io D. Nicola Antonelli dell’opera sud.a (cioè dei festeggiamenti), depositario Giovanni Iuorio. Il peso (impegno) maggiore fu il mio per lode e grazia di Maria Santissima. Vi fu un panegirico degno di D. Domenico Addimandi di Carife. Vi fu un’accademia (interventi recitati e canori) degnissima con gran applauso di Monsignore, Canonici e letterati, composta dal Sacerdote D. Nicodemo Iuorio in età di anni 25 in 26, rappresentata nobilmente dai suoi scolari, fra’ quali Giovannantonio in età di anni 11 portò il vanto sopra tutti, rallegrandosi con me Monsig. e tutti l’ascoltanti, augurandoli da Dio la sua benediz.e, e lo scrivo a memoria dei posteri, acciò ognun lodi, e divoto sia di quella Gran Madre e Regina del Cielo e della Terra. Ave Maria Consolationis3.
Il 5 giugno 1774 il sindaco Lorenzo d’Amato acquistò, per la somma di ducati trenta, dal dottor Nicola Antonelli, una casa che ancora limitava l’accesso alla chiesa di San Nicola, col obligo di dovere fare demolire le case suddette e restare il piano, che si renda la strada appurgata (sgombra)4.
In seguito a quest’ultima demolizione risultò alfine sgombro lo spazio antistante l’ingresso principale della chiesa e, senza ulteriore indugio, si procedette alla realizzazione della gradinata in pietra, sostanzialmente di forma e dimensione non diverse da quelle attuali.
1 Archivio di Stato di Avellino - Protocolli notarili, Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi: Notai di Paternopoli - Fasc. 1908.
1 Archivio di Stato di Avellino - Protocolli notarili, Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi: Notai di Paternopoli - Fasc. 1920.
2 Archivio di Stato di Avellino - Ibidem.
3 Archivio non identificato - In fotocopia del documento originale: Relazione a memoria dei posteri sulla “Festa della Incoronazione - 1774”, redatta da Nicola Antonelli.
1 Archivio di Stato di Avellino - Protocolli notarili, Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi: Notai di Paternopoli - Fasc. 1909.
2 Giuseppe De Rienzo: Notizie storiche sulla Miracolosa Effigie di Maria SS. della Consolazione, precedute da un saggio istorico sulla terra di Paterno - Napoli 1821.
3 Archivio non identificato - In fotocopia del documento originale: Relazione a memoria dei posteri sulla “Festa della Incoronazione - 1774”, redatta da Nicola Antonelli.
4 Archivio di Stato di Avellino - Protocolli notarili, Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi: Notai di Paternopoli - Fasc. 1920.