Miracolosa Effige Maria SS, Epoca dei Suoi primi Miracoli

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 3

Si ha per tradizione, che la soprascritta Sacrosanta Immagi­ne sia molto antica; e quantunque Ella era una vaga, e speciosa pittura, poco però veniva dalla gente curata, e pochissimo vene­rata; ed in fatti nell’anno 1751 epoca in cui, per le tante prodigio­se beneficenze della gran madre di Dio, cominciò la speciale ve­nerazione dei fedeli, ed il numeroso concorso dei Popoli a detta Sacra Immagine, il di lei Altare, forse o per incuria degli ammi­nistratori, o per mancanza di rendite, trovavasi negletto malconcio, e quasi deserto, in maniera che di rado vi si celebrava l’in­cruento sacrificio.

Avvenne che nel detto anno 1751, molti artefici falegnami stavano in detta Chiesa Parrocchiale lavorando due cornicioni di legno per sotto il soffitto della nave maggiore, e crociera di detta Chiesa, e tra gli altri vi era un falegname dei Casali di Benevento, chiamato Giovanni Battista d’Amato, uomo d’intendimento, ma per un tocco apoplettico da circa cinque anni aveva totalmente per­duto la lingua, essendosi ritirata nelle fauci, nei poteva affatto prof­ferire parola; ma solo a cenni di mano, e con lo scritto i suoi sen­timenti esprimeva. Correndo il dì 16 aprile circa l’ore 19 varie persone, tra le quali due Sacerdoti, D. Bonaventura Peccarini, e D. Filippo Cubelli, come al solito entrarono in detta Chiesa per curiosità di vedere i lavori. Coi loro discorsi esortavano il detto Giovanni Battista a ricorrere per la loquela al glorioso S. Nicola protettore di detta terra, per i cui meriti il signore si era compiaciuto operare innumerabili miracoli, ma egli come aveva dirimpetto la Sacra Immagine di Maria SS. di Consolazio­ne, con riverente umiltà vi fissò gli occhi, e quindi fece segno all’anzidetto Sacerdote D. Bonaventura che avesse avanti alla Sacra Immagine accese le candele, il che eseguito, si buttò in ginocchio­ne avanti l’altare per percuotersi il petto. L’accennato Sacerdo­te incominciò a recitare le litanie della Beata Vergine, e tutti gli astanti s’inginocchiarono: ma terminate le litanie il Giovan­ni Battista improvvisamente si alzò in piedi, ed elevando ambo le braccia verso la pietosa madre di Dio con alta voce disse Ma­gnificat anima mea Dominum etc.

Gli astanti tutti stupefatti di un tanto miracolo, e cogli occhi bagnati di lacrime per la tenerezza, e la gioia, si elevarono in pie­di e seguitarono ad alta voce a cantare l’incominciato cantico di Maria SS. Corse intanto il Sacrestano in segno di allegrezza a suo­nare le campane a distesa, ed essendosi così sparsa per tutto il paese di questo nuovo prodigio velocemente la fama, accorse in folla la gente ad accertarsi coi propri occhi di quanto era accadu­ti. Commosso ognuno da una tenerezza interna non sapeva tratte­nere il pianto, e si udivano incessantemente per ogni dove voci di lodi, e di ringraziamenti alla grande e gloriosa Madre di Dio. Con meraviglia si ascoltava il Giovanni Battista parlare liberamente e senza intoppo; e quasi sbalordito del miracolo, continuamente ringraziava, e lodava la sua pietosa Benefattrice.

L’anzi detto Sacerdote D. Filippo Cubelli, vedendo l’evidente prodigio accaduto, subito corse a dare avviso al suo Fratello chia­mato Signor Gennaro Cubelli, il quale era ridotto all’ultima spe­cie di tisi, consunto, emaciato, e sputando marcia saniosa, poco tempo attendeva la vita, ed infatti si era munito dà Sacramenti. L’accennato Sacerdote l’incoraggiò, e l’infervorò di ricorrere, e di raccomandarsi alla Vergine della Consolazione per la salute, e veramente l’infermo pieno di devozione, e di viva speranza si fè alla miglior maniera portare in Chiesa, e giunto avanti la Sacra Immagine si prostrò a terra, orando colle più calde preghiere e con abbondanti lagrime, anche degli astanti, i quali lo vedevano sull’altare vomitar sangue, e recitare le litanie della Beata Vergi­ne, e fattagli inghiottire un cucchiaio dell’olio della lampada che si fece accendere avanti la Sacra Immagine, si vide all’istante ces­sare il sangue, e respirare l’infermo, e dopo alquanto tempo si alzò, ringraziò la Vergine SS. e spogliatosi di tutte le sue vesti, che appese in dono nella Sacra Cappella, si fè restituire in sua ca­sa. Dopo alcuni giorni ristorato dalla sua debolezza, si vide per­fettamente sano, e visse sempre di valida salute, sino alla più decrepita vecchiaia, essendo morto nell’anno 1795.

Gli, infermi tutti del paese da questi portenti incoraggiati si fecero trasportare innanzi alla Sacra Immagine; ma di questi si parlerà a suo luogo. Tutti del popolo per devozione si segnarono con l’olio della detta lampada, e se ne empivano delle caraffine; e quel che fu ammirabile, che il suddetto olio, non ostante se ne fosse fatto un gran esito, non mancò mai a dismisura per un gior­no, e mezzo all’accennata lampada; come per attestato dell’Arci­prete, Sacerdoti tutti e sacrestano di detta Chiesa.

Il dì 16 Aprile, in cui accadde il soprascritto miracolo, fu giorno di Venerdì, e fin da quel tempo il Clero della Chiesa Par­rocchiale sempre, ed incessantemente in tutti i Venerdì dell’anno ha celebrato la memoria di questo primo prodigio della Vergine Maria, col cantare solennemente alle ore 19 in circa le Litanie, ed il Canto Magnificat della Vergine SS. intervenendovi la mag­gior parte della popolazione. Spero che questa lodevole consuetu­dine voglia durare sempre, nei mai cessare il fervore dei fedeli verso questa pietosa, ed amante Benefattrice.

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