Ova (Letteralmente traducibile in “uova”, ma si esclude che al termine fosse attribuito un qualsiasi significato)
Il gioco era praticato esclusivamente dalle ragazze e consisteva nel lanciare contro una parete una palla di stoffa che doveva essere ripresa al volo, seguendo le configurazioni elencate nella filastrocca che nel contempo si recitava: 1) “Ova” (la palla veniva semplicemente ripresa); 2) “non mi muo’[vo]” (si aveva l’obbligo di rimanere con i piedi congiunti e il tronco rigido); 3) “con un pie’[de]” (bisognava raccogliere la palla, restando in bilico su di una sola gamba); 4) “con una ma’[no]” (la presa andava effettuata con una sola mano); 5) “batti batti” (si battevano due volte le mani prima di riafferrare la palla); 6) “zigo-zago” (si protendevano gli avambracci, facendoli roteare parallelamente al petto); 7) “violino” (si ripiegava il braccio sinistro a sorreggere un ipotetico violino su cui, a mo’ di arco, si faceva scorrere avanti e indietro il braccio destro); 8) “un bacino” (si portava la punta delle dita alle labbra e si lanciava un bacio); 9) “e poi ghes” (lanciata la palla, si effettuava una giravolta prima di riprenderla). Naturalmente, se la giocatrice mancava la presa in uno dei passaggi, il gioco passava di mano. In una versione successiva, si registra la soppressione dell’espressione conclusiva “e poi ghes” e l’introduzione, probabilmente ad opera delle suore che gestivano l’asilo infantile, delle seguenti tre nuove configurazioni: 9) “tocco terra” (ci si chinava a sfiorare il suolo con la punta delle dita della mano destra); 10) “tocco cuore” (si posava la mano destra sul cuore); 11) “angioletto del mio Signore” (si congiungevano le mani all’altezza dello sterno, simulando l’atto della preghiera)."