Diritto alla Storia, Cronaca di fine secolo

Diritto alla Storia - Capitolo 35

Il 1885 fu anno denso di avvenimenti per la ripristinata centralità del paese che, in posizione di avamposto di una vasta area a cavallo delle valli del Fredane e dell’alto corso del Calore, era stato restituito all’antico ruolo di importante snodo di transito e di luogo di incontro e di sviluppo di idee. L’ufficio telegrafico era divenuto una realtà e, per una adeguata manutenzione della sua linea, furono stanziate, per quel solo anno, 320 lire2. Procedevano senza sosta i lavori che avrebbero assicurato al paese il privilegio di un collegamento ferroviario. La richiesta di giustizia, che si amministrava nella pretura in via Acqua dei Franci, raccoglieva quotidianamente dai paesi limitrofi una variegata folla di convocati, di legali, di curiosi, di faccendieri, con innegabili vantaggi per i locali esercizi commerciali. Il carcere mandamentale era tuttora in via San Francesco e se ne pagavano di pigione a Giuseppe de Jorio 155 lire all’anno3. La bara comunale era ora gestita dalla Congregazione di San Francesco.

Comunque non pochi problemi restavano irrisolti. Il cimitero non era mai stato completato e, solo parzialmente cintato, in massima parte delimitato da siepi, aveva assunto un aspetto trascurato ed agreste che lo rendeva vulnerabile alle incursioni di cani randagi ed alle azioni predatorie della fauna selvatica. Nella seduta straordinaria del 17 gennaio 1885, al Consiglio comunale fu rappresentata la necessità di costruire una sala mortuaria ed un ossario, e si suggerì di offrire in concessione, previa tassa di entità da definire, lotti di terreno su cui erigere tombe di famiglia4.

Parimenti la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ove aveva sede la cappella del Santissimo Rosario, per deficienza di manutenzione, versava in condizioni di estremo degrado, denunciato dal priore Felice Volpe nella seduta dell’8 maggio 1885: Sembra indecoroso vedere una chiesa in deplorevole stato, ed abbandonata da molti anni senza essere riattata nel soffitto e nelle mura interne, di maniera che il culto viene a diminuire, e la chiesa stessa non spira affatto divozione, ed è quasi simile ad una taverna5.

In stato di assoluto abbandono era stata pure lasciata quella parte di terreno, a margine del bosco a tergo del cimitero, adibita alla sepoltura dei colerici. Nel luglio del 1885 Pasquale Beneventano, proprietario del fondo, inoltrò al comune richiesta di restituzione del suolo, denunciando come fossero trascorsi 31 anni dalla tumulazione degli infettati e non si fosse ancora provveduto al recupero dei resti. In accoglimento di tale istanza, il 15 settembre successivo, su proposta dei consiglieri Giuseppe de Rienzo e Michele Volpe, si decise di procedere al disseppellimento delle ossa e di trasferire l’apposito cimitero più a valle, su suolo di proprietà del comune, in località La Corneta, esattamente nel luogo detto terra castagnara arenosa6.

Un altro annoso problema fu avviato a soluzione nella seduta consiliare del 14 ottobre di quell’anno. Le classi di scuola elementare, distribuite in locali angusti ed igienicamente inidonei, a decorrere dal primo settembre 1886 sarebbero state concentrate in un unico stabile di proprietà di Marcello Famiglietti, sito al termine della prima rampa di via Pescone, previo canone annuo di lire 1801.

Ci si provò pure a rilanciare il vecchio progetto di collegare direttamente i comuni di Paternopoli e Torella. Il tratto stradale in questione ricalcava l’antico percorso longobardo, già in parte ridisegnato ed ampliato a spese del comune di Paternopoli, che risaliva il corso del Fredane. Nella seduta consiliare del 26 luglio 1885, con delibera numero 98, si era avanzata proposta di provincializzare questa traversa rotabile, argomentando che per un verso avrebbe notevolmente ridotto la distanza fra Sant’Angelo dei Lombardi ed Avellino, e per l’altro avrebbe congiunto, mediante un agevole percorso vallivo, la strada dell’Ofanto con la consolare per le Puglie2.

Il comune di Castelfranci intuì che, se realizzato, tale progetto avrebbe escluso dal proprio territorio la quasi totalità dei traffici fra la Campania e la Basilicata, per cui, in data 23 novembre, con delibera di Giunta, illustrò le proprie ragioni e, preannunciando una dura opposizione, invitò il Prefetto a non aderire alla richiesta avanzata dal comune di Paternopoli3.

La rinnovata attenzione alla situazione interna, per lungo tempo distratta dall’impegno di assicurare al paese sbocchi sulle principali strade di transito, non poteva non ispirare iniziative a favore delle classi sociali più svantaggiate, soprattutto sul piano sanitario, dati gli elevati livelli di mortalità imputabili a carenze sanitarie. L’11 novembre la Giunta comunale compilò l’elenco delle famiglie povere a cui assicurare l’assistenza medica gratuita. Esse risultarono essere in numero di 13 in strada Chiesa, di 33 in strada Pendino, di 36 in strada Taverne, di 7 in strada Fontana, di 34 in strada Baracche, di 14 in strada Angelo, di 14 in strada Pozzo, di 46 in strada Acqua dei Franci, di 24 in strada Pescone, di 19 in strada San Vito , di 11 in strada San Sebastiano, di 18 in Rua delle Rose, di 14 in strada Porta, di 15 in strada Costantinopoli, di 62 in strada Croce, di 18 (ivi comprese le suore) in strada Torre, di 19 in strada San Francesco, di 5 in strada Scala Santa, di 16 in strada Dietro Corte, di 9 in contrada Casale, di 3 in contrada Sant’Andrea, di 2 in contrada Fornaci, di 2 in contrada Pescarella, di 3 in contrade Vallare e Palombaia, di 2 in contrade Cerreto e Toppolo, di 6 in contrada Sala, di 1 in contrada Filette, di 1 in contrada Piano, di 2 in contrada Acquara, di 1 in contrada Pescara, di 1 in contrada Ponte, di 1 in contrada Tore, di 1 in contrada Arenara, di 1 in contrada Boccazzo, di 1 in contrada Terenuzzolo, di 2 in contrada Serra, di 1 in contrada Neviera, di 1 in contrada Cesinelle, di 2 in contrada Vado Passaggio, di 2 in contrada Fredane, di 2 in contrada Calore4.

Complessivamente furono 465 le famiglie indigenti individuate. Dall’elenco si desume il concentramento della popolazione nel centro urbano e la sostanziale assenza di abitazioni in zone rurali. Da esso emerge, altresì, che le famiglie abbienti, comunque in numero assai limitato, gravitavano quasi esclusivamente nell’area della piazza centrale e delle sue immediate vicinanze, mentre la maggioranza dei poveri era distribuita nelle popolose zone periferiche quali via Croce, via Acqua dei Franci e via Carmine Modestino, tutte in costante espansione nonostante le condizioni di massimo degrado in cui versavano per l’inosservanza delle più elementari norme di igiene.

L’aggravarsi di questo stato di sostanziale precarietà, in cui trovavano facile esca epidemie virali ed insorgenti, seppure isolati, casi di colera, aveva favorito il graduale aumento dei decessi, fino a raddoppiarne il numero negli anni 1886 e 1887 in cui raggiunse, rispettivamente, le 108 e le 100 unità1.

Allo scopo di intervenire sulla principale causa di tale drammatica situazione, nella seduta consiliare del 19 aprile 1886, si approvò la risistemazione delle pubbliche fontane della Pescarella, dell’Acqua dei Franci e dell’Acquara. Con l’occasione fu ribadita la necessità di costruire un ossario all’interno del cimitero, essendo tuttora tale funzione demandata alle cavità sotterranee di quello rimasto incompiuto presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, e nel contempo si convenne sull’opportunità di dotare il luogo di sepoltura di un nuovo ingresso a fronte della strada rotabile2.

Erano ormai ad uno stato avanzato i lavori inerenti alla strada ferrata e la Giunta municipale, in data 21 agosto, si affrettò a chiedere la costruzione di una stazione ferroviaria che avrebbe trovato ampia giustificazione per la centralità del comune, in quanto già collegato ai paesi limitrofi dalle rotabili Castelvetere-Fontanarosa ed Appia-Melfi, ed inoltre in attesa di definizione per la provinciale Paternopoli-Torella3.

Dovette invece soprassedere all’abbattimento della torre la congregazione della Carità. Previo accordo con Michele Volpe, a cui ne era stato affidato l’incarico, il 20 ottobre 1886 si deliberò la scissione del contratto in quanto parte del suolo da destinare a giardino era risultato di proprietà del comune e quindi, standone l’indisponibilità, non poteva essere pienamente realizzato il progetto redatto dall’ingegnere Scorvina4.

Il 30 dicembre 1886 si concludeva un anno di intensa attività con l’approvazione, da parte del Consiglio comunale, per un costo complessivo di lire 8.000 da farsi carico al “fondo lutto”, dei restauri da effettuare alla chiesa madre, secondo il progetto approntato dall’ingegnere Vincenzo Varriale5.

Si dovette attendere il 13 aprile 1887 perché il Consiglio comunale introducesse l’imposta sulle concessioni di suolo cimiteriale per le tombe di famiglia6, mentre invece fallirono tutti i tentativi di far approvare il progetto della strada Paternopoli-Torella, permanendo la ferma opposizione del comune di Castelfranci.

Nonostante un’aperta rivalità, peraltro profondamente radicata nelle rispettive comunità, contrapponesse i due paesi, si optò per un dialogo franco e per una stretta collaborazione sulle questioni di comune interesse. Castelfranci aveva chiesto, a proprio beneficio, il prolungamento della linea telegrafica, e l’amministrazione comunale di Paternopoli, gravata di un canone annuo di 160 lire, il 6 ottobre 1888 concesse il proprio benestare, concordando la ripartizione dell’imposta in lire 85 a proprio carico e lire 75 a carico del comune limitrofo7.

Il 20 dicembre 1889 poi, su invito del comune di Castelfranci, il Consiglio municipale di Paternopoli deliberò di aderire alla costituzione di un consorzio per la costruzione di una traversa rotabile che collegasse la provinciale per Melfi, l’odierna statale 164, con Torella dei Lombardi. Il punto di innesto di questa fu individuato in località Sella de’ Morti8.

Solo per il risanamento dell’area su cui insisteva la torre non si intravedeva possibilità di rapida soluzione. L’ingegnere Scorvina, richiesto di rivedere il proprio progetto adattandolo agli spazi disponibili, ne aveva prospettato l’inutilità. Di conseguenza alla congregazione della Carità non rimase che chiedere al comune la cessione della parte di terreno demaniale interessata alla trasformazione in giardino da annettere all’orfanotrofio, cosa che fece nella seduta del 15 dicembre 1888: Considerando che il Comune anzicché ritrarre utile alcuno dalla terra in questione, ne soffre invece detrimento, sia per i miasmi delle immondizie ivi ammonticchiate, che danneggiano la pubblica salute, sia per la mancanza di decenza e di decoro a causa di coloro che vi vanno spudoratamente a scaricare le loro superfluità, sia ancora pel pericolo di agguati ed appostamenti, che per avventura potrebbero verificarsi ... all’unanimità di voti delibera farsi istanza al Municipio per la cessione del suolo1.

Erano invece prettamente di natura economica le difficoltà in cui versava la cappella del Santissimo Rosario. Gli elevati costi di gestione non erano compensati dalle offerte, ridotte a livelli pressoché simbolici, tanto che nella seduta del 23 febbraio 1890 si dovette convenire che non si può tirare avanti, e non si possono portare i cadaveri dalla loro abitazione alla chiesa per lire 4,25 ed altre lire 4,25 per portarli al cambo dei beati (cimitero). Si concordò quindi di elevare ciascuna singola tariffa a lire 6, ed a lire 12 se l’accompagnamento fosse stato effettuato con le vesti nuove.

L’origine della crisi di questa antica e prestigiosa istituzione era remota, imputabile in larga misura all’opera di spoliazione sistematicamente praticata da confratelli disonesti. Il 31 maggio 1888 il priore Luigi Rosa aveva individuato, e denunciato il precedente priore Raffaele Petruzzo ed il confratello Giacomo Ferrara, quali responsabili per alcuni travertini spariti, esistenti in questa congrega, quali erano del sepoltura. Ancora, l’1 gennaio 1889, i confratelli hanno deliberato e cacciato il fratello sacerdote D. Antonio Conte per essersi appropriato di alcuni travertini di questa Congrega, della fossa2.

I riferimenti ad elementi di portale d’accesso ad una struttura cimiteriale inducono a supporre che la chiesa, oggi intitolata a San Giuseppe, fosse dotata di una propria cripta, di cui però non si conserva memoria alcuna.

Al censimento effettuato nell’anno 1889 erano risultati 2.548 gli abitanti di Paternopoli3, troppi perché, date anche le accresciute esigenze, non si provvedesse all’individuazione ed allo sfruttamento di nuove sorgenti d’acqua meno decentrate e di più immediato accesso. Furono acquistati diritti e scavati pozzi senza purtroppo conseguire risultati apprezzabili finché, il 30 agosto 1890, si intravide una possibile soluzione nella costruzione di una pubblica fontana in piazza Angelo, da alimentare con le acque dell’antica fonte dei Franci. Inutilmente il consigliere Bozzani Luigi, facendosi portavoce della comune preoccupazione, aveva prospettato il pericolo di danneggiamento della sorgente, nel qual caso il paese si sarebbe visto privato dell’unico impianto di approvvigionamento idrico disponibile nel centro abitato. Fu però la decisa azione popolare, mobilitata nella sottoscrizione pressoché plebiscitaria di ricorsi oppositori, a bloccare l’avventata iniziativa4.

Si era formata una classe erudita di astrazione popolare che aveva guidato la massa incolta ad acquisire coscienza del proprio fondamentale ruolo in una società moderna, diversamente strutturata rispetto a quella di un pur recente passato, e l’attività amministrativa ne era fortemente condizionata. Una maggiore considerazione degli eventi che avevano caratterizzato il secolo che stava per concludersi ingenerava l’orgoglio per gli illustri concittadini che in misura determinante avevano contribuito alla crescita democratica della nazione. Il 28 aprile 1890 via Taverne fu intitolata a Carmine Modestino, morto nel 18725. Con sedi redazionale e tipografica in Paternopoli si dette vita alla pubblicazione, che seppure in maniera discontinua si protrarrà sino al 1922, del giornale “La Provincia”, la cui attenzione fu incentrata sulle questioni interne dei singoli comuni, fino a denunziare alla pubblica opinione la progressiva decadenza morale delle amministrazioni locali.

Dette prova di efficienza la congregazione della Carità allorché, nella metà di gennaio del 1891, una eccezionale nevicata sommerse il paese. Tempestivamente l’organo assistenziale, nella seduta straordinaria del giorno 18, stanziò la somma di 40 lire per provvedere ad un pronto soccorso per la povera gente, la quale sepolta sotto la grande quantità di neve caduta, si dibatte tra il freddo e la fame1.

Nonostante fosse stata scongiurata, con la diversificazione delle attività produttive e per l’opera delle istituzioni assistenziali, la dipendenza dalla produzione agricola, un’ampia fascia sociale era tuttora esposta ai pericoli dell’incidenza atmosferica sull’entità dei raccolti. Comunque miglioravano in Paternopoli le prospettive per una economia basata sulla differenziazione delle risorse, soprattutto per l’incremento dell’artigianato e del commercio il cui sviluppo era garantito oltre che dalla rete viaria già esistente, dalla imminente ultimazione della strada ferrata.

Finalmente, nel luglio 1892, si potette affermare che i lavori ferroviari sono terminati, la vaporiera ha già fatto sentire il suo fischio in queste contrade. Non disponeva però il comune di una adeguata strada di accesso alla stazione, ed il progetto redatto dall’ingegnere Scorvina per il suo collegamento con la provinciale Appia-Melfi, attraverso Serroni e Chiarino fin preso il cimitero, richiedeva un investimento di 32.000 lire, troppe per un bilancio comunale che registrava entrate non superiori alle 12.000 lire annue2.

Altro motivo di orgoglio, e di indubbi vantaggi, venne dal risultato delle elezioni politiche del 6 novembre 1892. Per la terza volta fu eletto deputato Carmine Alessandro Modestino, riuscito con grande maggioranza ad onta della guerra che gli veniva fatta dal suo oppositore, guerra accanita animata da persone dello stesso paese.

Il 20 dicembre 1892 la Giunta comunale approvò il regolamento per la nettezza urbana e stanziò 200 lire per l’appalto per la rimozione dei rifiuti3. Paternopoli aveva ormai assunto l’aspetto e la vitalità di una cittadina e costituiva punto di riferimento per i paesi limitrofi e meta abituale di commercianti e mediatori. Il nuovo ruolo però non era esente da inconvenienti. Con la rotabile per Melfi si erano intensificati i contatti con la vicina Castelfranci e se ne erano acuiti i tradizionali contrasti. Il 9 aprile 1893, fra persone di Paternopoli ed altre provenienti dal paese confinante, scoppiò l’ennesima rissa che l’intervento dei carabinieri a malapena riuscì a sedare. Poco più tardi però si accese un altro alterco tra il contadino di qui Silvani Errico e Palmieri Virginio di Castelfranci, quest’ultimo a colpi di rivoltella uccise l’altro e ferì gravemente Angelo Palermo anche di questo comune. Arrestato l’omicida dal brigadiere dei carabinieri Rubino Domenico, a stento fu sottratto alla folla inferocita che voleva fare giustizia sommaria4.

Fu inaugurata il 27 ottobre 1893 la linea ferrata e a Paternopoli si festeggiò l’evento coi suoni della banda musicale e fuochi di batteria5. Un nuovo progetto per la strada d’accesso alla stazione fu commissionato al Genio Civile. Il costo del tratto indicato, della lunghezza di metri 832 sboccando in prossimità del ponte sul Calore, fu preventivato in lire 18.000 e fu ritenuto sostenibile dal Consiglio comunale nella seduta del 22 novembre 18946.

In quell’anno fu chiuso per restauri l’orfanotrofio “Ciro Mattia” e le orfane furono momentaneamente ospitate in analogo istituto di Mirabella1, mentre l’8 febbraio 1895 il Consiglio comunale approvò il progetto per la costruzione dell’ossario, redatto dal geometra Raffaele della Vecchia, ed il successivo 25 marzo conferì all’ingegnere Fioroni l’incarico della direzione dei lavori della strada di accesso alla stazione ferroviaria, il cui appalto si erano aggiudicati Michele Izzo e Basile Alfonso2.

L’ultimo scorcio del secolo fu caratterizzato dall’impegno profuso dalla congregazione della Carità nel tentativo di pervenire al definitivo assetto dell’orfanotrofio “Ciro Mattia”. Il 14 marzo 1896 l’ente sollecitò la cessione del suolo demaniale onde procedere rapidamente all’abbattimento della torre, ed il 26 aprile il sindaco comunicò la dichiarata disponibilità del Consiglio in cambio di un attestato di benemerenza a favore della cittadinanza di Paternopoli.

Appianata questa difficoltà, fu indetta per il 16 gennaio 1897 la gara di appalto, che però andò deserta per l’inadeguatezza dei prezzi previsti dal progetto redatto nell’ormai lontano 7 ottobre 18803.

Preso atto della disponibilità di Michele Izzo e di Nunzio Battista, muratori di Paternopoli, ad eseguire i lavori al costo preventivato purché maggiorato della somma di lire 500, il 14 maggio 1897 la congregazione della Carità concesse loro l’appalto, con l’obbligo di demolire la torre e di realizzare in suo luogo i giardini entro il termine improrogabile di quattro mesi. Ma il 26 agosto successivo la Giunta Provinciale amministrativa sollevò obiezioni sulla legittimità dell’accordo e l’ente, nella seduta del 28 settembre, pervenne alla decisione di far redigere allo stesso ingegnere Tito Scorvina un nuovo ed aggiornato progetto, più consono alle mutate esigenze.

Perdurando, intanto, la chiusura dell’orfanotrofio per i restauri in atto, fu risolto il contratto con le suore di Castellammare e ne fu stipulato uno con le suore Betlemite, con l’intesa che avrebbero dovuto iniziare la loro opera a partire dal 7 novembre 18984.

La notizia della prossima apertura dell’asilo infantile fu accolta con favore dalle donne cui, per la indispensabile collaborazione nella conduzione dei poderi mai disgiunta dalle complesse e gravose incombenze domestiche, risultava problematica la cura dei figli. Fu forse questa la ragione per cui nell’anno 1899 nacquero 116 bambini5.


2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 236 - Fasc. 1718.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

5 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registro delle delibere della Congrega del SS.mo Rosario dall’anno 1885 all’anno 1889.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 236 - Fasc. 1720.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

1 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 239 - Fasc. 1741.

7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

8 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega del SS.mo Rosario dall’anno 1885 all’anno 1889.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 238 - Fasc. 1737.

4 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 238 - Fasc. 1734.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1890 all’anno 1892.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1892 all’anno 1893.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1894 all’anno 1900.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1894 all’anno 1900.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.

5 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei battezzati.

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