Diritto alla Storia, Fonti documentali citate

Diritto alla Storia - Capitolo 38

Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Duplicato originale, per la conservazione agli atti, di missiva a firma dell’Arciprete; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registri degli infanti morti; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registri dei battezzati; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registri dei matrimoni; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registri dei morti; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registri dei pargoli defunti; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Registro delle delibere della Congregazione del SS. Rosario dall’anno 1885 all’anno 1889; Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli: Trascrizione manoscritta, a tergo di un libro sacro dell’epoca, di testimonianza resa da Don Bonaventura Piccarini; Archivio di Montevrgine: Pergamena n. 175, Vol. 115 (Da trascrizione); Archivio di Stato di Avellino: Copia della stipula di contratto fra don Pietro Andreatini e Michele Salemme, per mano del notaio don Luca Salzano, in Protocollo notarile dell’anno 1783 del notaio Nicola de Rienzo - Fasc. 1910; Archivio di Stato di Avellino: Intendenza di Principato Ultra: Busta 748 (Fasc.li 2681, 2686); Busta 749 (Fasc. 2687); Busta 750 (Fasc.li 2688, 2689); Busta 751 (Fasc. 2692); Busta 752 (Fasc.li 2694, 2695); Archivio di Stato di Avellino: Prefettura, Inventario 2: Busta 625 (Fasc.li 12313, 12314, 12315); Busta 626 (Fasc.li 12326, 12327, 12328, 12330, 12331, 12332, 12335, 12336, 12339, 12340, 12345, 12346, 12347); Busta 628 (Fasc.li 12364, 12366, 12374); Busta 629 (Fasc. 12376); Busta 630 (Fasc.li 12410, 12418); Busta 631 (Fasc.li 12432, 12433); Archivio di Stato di Avellino: Prefettura, Inventario 5: Busta 778 (Fasc. 22103); Busta 780 (Fasc.li 22121, 22128); Busta 782 (Fasc. 22180); Archivio di Stato di Avellino: Prefettura, Inventario 6: Busta 408 (Fasc.li 5656, 5661); Archivio di Stato di Avellino: Prefettura, Inventario 9: Busta 236 (Fasc.li 1718, 1720); Busta 238 (Fasc.li 1734, 1737); Busta 239 (Fasc. 1741); Archivio di Stato di Avellino: Protocolli notarili, Distretto di Sant’Angelo dei Lombardi, Notai di Paternopoli: Fascicoli 1873, 1875, 1877, 1878, 1880, 1881, 1882, 1883 1884, 1885, 1886, 1887, 1888, 1890, 1891, 1892, 1893, 1894, 1895, 1897, 1898, 1899, 1900, 1901, 1902 , 1903, 1904, 1905, 1907, 1908, 1909, 1910, 1911, 1912, 1913, 1918, 1920, 1921, 1922, 1923, 1924, 1925, 1926, 1927, 1937, 1952; Archivio Municipale di Paternopoli: Conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1915; Archivio Municipale di Paternopoli: Registri degli atti di morte degli anni 1941, 1942, 1944; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro degli atti del Podestà dall’anno 1926 all’anno 1931; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1878 all’anno 1880; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1880 all’anno 1884; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1894 all’anno 1900; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1910 all’anno 1918; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni dell’autorità comunale dall’anno 1931 all’anno 1935; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1861 all’anno 1883; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1921 all’anno 1939; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1878 all’anno 1884; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1884 all’anno 1889; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1890 all’anno 1892; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1892 all’anno 1893; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1910 all’anno 1913; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1913 all’anno 1918; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1925 all’anno 1926; Archivio Municipale di Paternopoli: Registro delle deliberazioni del Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Paternopoli; Archivio privato del dott. Nicola Famiglietti di Paternopoli: Carteggio dell’anno 1849; Archivio privato del dott. Nicola Famiglietti di Paternopoli: Estratto legale de’ fogli di soscrizioni volontarie fatte da varie persone per la formazione della Traversa rotabile di Paternopoli; Archivio privato del dott. Nicola Famiglietti di Paternopoli: Libro Di Memorie Della Famiglia Delli Signori Famiglietti Da Paterno -Anno Domini MDCCCXVIII; Archivio privato del dott. Nicola Famiglietti di Paternopoli: Progetto di lavori occorrenti per la restaurazione ed ampliazione della vecchia Strada Taverne; Archivio privato del dott. Nicola Famiglietti di Paternopoli: Scritture della Casa de’ Sig:ri Martini raccolte da me nell’anno 1766 D.S. Famiglietti, con notamento de’ beni ricavato da fogli vecchi posti in fine di questo libro; Archivio privato del prof. Giovanni Maccarone di Paternopoli: Gunter Toaguer: Album di immagini e di memorie - 5 maggio 1953; Archivio privato del prof. Giovanni Maccarone di Paternopoli: Libro di memoria da me Dr. D. Carlo Rossi ridotto in questa forma, essendo l’antico roso, in questo corrente anno 1801; Archivio privato del prof. Giovanni Maccarone di Paternopoli: Originale di atto di delega del feudatario Francesco Carafa; Archivio non identificato (fotocopia del documento originale di pugno di Nicola Antonelli): Relazione a memoria dei posteri sulla “Festa della Incoronazione - 1774”; Biblioteca Provinciale di Avellino: Carlo Aristide Rossi: Provincia di Avellino - Monografia de’ 128 comuni della Provincia - Manoscritto ricopiato nell’anno 1946.

Diritto alla Storia, Fonti bibliografiche citate

Diritto alla Storia - Capitolo 37

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I, III, IV, VIII - Montevergine 1979; Villani Giovanni, in: Restauro in Irpinia - Roma 1989; Zazo Alfredo: Il Sannio e l’Irpinia nella rivoluzione unitaria, in Archivio Storico per le Province Napoletane - Nuova Serie - Anno XL - Napoli 1961; Zazo Alfredo: La provincia di Principato Ultra nel 1815, in Samnium - Varietà e postille - Anno 1934; Zazo Alfredo: Voci reazionarie nell’Esercito Nazionale Meridionale, in Samnium - Varietà e postille - Anno 1960. Collezione delle leggi - Anno 1963; Corriere dell’Irpinia - Anno XXVI: n. 34 del 9 settembre 1950; n. 46 del 2 dicembre 1950; Fonti aragonesi: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Frammento d’un diario inedito napoletano, in Archivio Storico per le Province Napoletane - Vol. XIV; Libro dei Rilevj di Principato Ultra e Capitanata: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Ministero della Guerra: Militari caduti nella guerra nazionale 1915-1918 - Campania - Vol. VI - Roma 1929; Napoletani alla Corte di Carlo VIII, in Archivio Storico per le Province Napoletane - Nuova serie - Anno 1938; Nuovi documenti francesi sull’impresa di Carlo VIII, in Archivio Storico per le Province Napoletane - Nuova serie - Anno 1938; Regia Camera della Sommaria: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Registri Angioini: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Regole della Congregazione della Carità sotto l’auspicio del SS. Sacramento - Tipografia piazza Gerolomini, 111 - Napoli; Repertorio Quinternioni Principato Ultra e Citra: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Scuola Media Statale “F. de Jorio”: Paternopoli, Linguaggio e testimonianze di un’antica cultura - Avellino 1991; Suprema Corte della Vicaria: Atti desunti da trascrizioni di storiografi e di archivisti storici; Un Irpino: Uno scandalo in Irpinia nell’epoca borbonica in Paternopoli (Avellino).

Diritto alla Storia, Il secolo XX

Diritto alla Storia - Capitolo 36

Volgeva al termine l’anno 1903 e l’ingegnere Tito Scorvina, nonostante avesse effettuato due sopralluoghi, non aveva ancora predisposto il progetto commissionatogli dalla congregazione della Carità, ora interessata oltre che alla demolizione della torre ed alla trasformazione in giardino di parte degli spazi risultanti, anche alla costruzione di un edificio scolastico che avesse reso disponibile per le sole orfane l’intero orfanotrofio. Deciso ad una rapida definizione della pratica, il 20 dicembre l’ente ne affidò l’incarico all’ingegnere Carlo Zampari di Altavilla, invitandolo a contenere la previsione di spesa entro le 20.000 lire6.

Il professionista non venne meno al proprio impegno e già il 31 dicembre 1904 la congregazione della Carità potette trasmettere il carteggio al Prefetto della Provincia per l’acquisizione del parere favorevole del Genio Civile, ma il 14 febbraio 1906, dal Sotto Prefetto del Circondario, pervenne la comunicazione che la Commissione Provinciale di Beneficenza non aveva concesso il proprio benestare in quanto il reperimento di aule per le scuole pubbliche era di esclusiva competenza del comune. Nell’impossibilità, quindi, di dotarsi di un proprio edificio scolastico, la congregazione trovò conveniente ripiegare sul primitivo progetto redatto dall’ingegnere Scorvina e ne chiese all’ingegnere Sasso l’aggiornamento dei prezzi.

La nuova pratica fu inoltrata alla Prefettura in data 26 agosto 1907 e, tardando l’atteso riscontro, il 5 dicembre l’ente dette incarico al proprio presidente Marrelli di recarsi in Avellino per esercitare le opportune sollecitazioni.

Era stato intanto soppresso, il 28 giugno 1806, il Monte Frumentario ed i suoi beni erano confluiti nell’Istituto Elimosiniere1, non senza contrasti però in quanto il dibattito politico interno, che aveva raggiunto toni addirittura incandescenti, non escludeva gli amministratori della congregazione della Carità e non mancava di condizionarne le scelte. Le aspre polemiche in atto, che dividevano il paese, avevano contribuito a determinare la paralisi amministrativa, e l’accusa, peraltro fondata, di sonnolenza rivolta all’amministrazione comunale di Paternopoli ispirò, nell’anno 1908, la nascita di un secondo giornale, “Il Risveglio”, la cui pubblicazione si protrarrà fino al 1911.

Finalmente, il 17 novembre 1908, il Sotto Prefetto del Circondario comunicò che il Genio Civile aveva concesso il nulla osta per il risanamento dello spazio antistante l’orfanotrofio “Ciro Mattia”, ed a tal fine, già il 20 dicembre, fu iscritta fra le spese straordinarie del bilancio di previsione dell’anno 1909 la somma di lire 5.000, quale acconto delle 6.380 complessive previste2.

Ormai più nessun ostacolo si frapponeva alla demolizione della torre, sennonché il problema costituito dalla difficoltà di smaltimento del copioso materiale di risulta, congiuntamente ai tragici eventi che si apprestavano, ne rinviò ancora una volta l’esecuzione.

Il 7 giugno 1910, alle tre del mattino, un violento terremoto con epicentro in Calitri sorprese la popolazione nel sonno. I danni furono notevoli. Quel giorno decedette la signora Teresa Ferrara3, tuttavia è dubbio che la sua morte possa essere imputata al sisma, non essendoci in merito indicazione alcuna. In seguito a ciò tutte le energie furono concentrate nel recupero del patrimonio abitativo, per cui ci si astenne da ogni altra iniziativa.

Era imminente, intanto, l’elettrificazione del paese e l’amministrazione comunale aveva già stipulato un contratto per la pubblica illuminazione che prevedeva l’impiego di 40 lampadine da 10 watt ciascuna. Nella sopravvenuta considerazione però che alcune strade avessero maggiore ampiezza di altre, nella seduta del 31 marzo 1911 si deliberò di elevare a 25 watt la potenza di 15 di esse. L’energia elettrica fu erogata il 4 giugno 1911 e l’avvenimento fu salutato con discorsi di circostanza, la celebrazione di una messa e le note della banda municipale4. Paternopoli parve paga. Ristagnò l’attività amministrativa.

Nell’anno 1914 si tentò la vendita delle pietre dell’incompiuto cimitero presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli al prezzo di lire 200, ma nessuno fu interessato all’acquisto5. Venti di guerra spiravano sull’Europa.

Raggiunse il paese i 2.546 abitanti nell’anno 19156 e, onde soddisfarne le accresciute esigenze, nella seduta consiliare del primo marzo si deliberò l’adesione ad un consorzio intercomunale che si andava costituendo per la realizzazione di una condotta idrica che avrebbe dovuto convogliare nei paesi consorziati acque dalle sorgenti del Calore7. Con delibere di Giunta, invece, furono installati sulla torre campanaria un nuovo orologio di marca De Vita, con illuminazione interna per la lettura notturna, ed una coppia di campane per l’indicazione sonora delle ore, fornita dalla ditta Salvatore Nobilione1.

Negli anni che seguirono, quei rintocchi avrebbero scandito, cadenzati e lugubri in un silenzio irreale, il lento trascorrere di un tempo greve di ansietà e di apprensione. Il 24 maggio 1915, allo scopo di ottenere la restituzione del Trentino, dell’Alto Adige, di Trieste, dell’Istria e di parte della Dalmazia, l’Italia aveva dichiarato guerra all’Austria, lasciandosi coinvolgere nel primo conflitto mondiale. Partirono i giovani di Paternopoli verso i lontani confini di una patria del tutto sconosciuta, per liberare dal giogo straniero ignoti fratelli dagli idiomi incomprensibili.

Ferrer Carlo fu il primo a cadere, disperso il 12 giugno 1915 sul Medio Isonzo. Il 18 giugno morì in Libia, in azione di guerra, Bianchi Gaetano, nativo di Fontanarosa, ed in quella terra d’Africa, il successivo 8 luglio, fu dichiarato disperso De Rienzo Angelo. Il 3 novembre dello stesso anno disperso fu pure Barbieri Antonio sul Medio Isonzo, mentre il giorno 29, a Bergamo, cadde in battaglia Palma Vincenzo.

Sul Medio Isonzo, il 12 gennaio 1916, perse la vita De Rienzo Giuseppe, ed il 19 febbraio morì a Milano Troisi Antonio, in seguito a malattia contratta al fronte. Toccò quindi a Di Pietro Nicola, disperso in combattimento il 16 aprile. Il 29 giugno, sul Monte San Michele, morì in azione di guerra Storti Carmine, nativo di Castelfranci, mentre il 6 agosto successivo, in seguito a ferite, nell’ospedaletto da campo numero 106 spirò Sandoli Pasquale. Sul Carso, il 16 settembre, perse la vita Morsa Vittorio, ed il 10 ottobre, sullo stesso fronte, fu esemplare il sacrificio di D’Amato Salvatore che meritò la medaglia di bronzo al valore militare, mentre nello stesso giorno, nell’ospedale da campo numero 105, ferito a morte, esalava l’ultimo respiro Tondi Emilio, nativo di Montemiletto.

Nella battaglia del 19 ottobre 1916, sul Monte Pasubio, perirono Conte Pasquale e Caprio Francesco Antonio i cui corpi, per la gran carneficina, non fu possibile identificare, e disperso in combattimento, il 20 novembre successivo, fu pure dichiarato Grasso Luigi. Il 12 dicembre, alfine, perì sul monte Baldo il fante D’Amato Antonio, travolto da una valanga.

Liberto Michele fu abbattuto sul Carso il 5 giugno 1917, ed il 15 luglio Gallo Vito spirò nell’ospedaletto da campo numero 144. Sul Carso, il 19 agosto, cadde pure Di Siena Quirino, ed il 21, nell’ambulanza chirurgica, spirò il tenente Pennetti Gerardo. Il suo valoroso comportamento in battaglia gli aveva meritato la medaglia d’argento al valore militare. Morì in combattimento, il 23 dicembre 1917, il caporale Modestino Pietrantonio.

Il 15 giugno 1918 Palma Antonio perse la vita sul Piave e, a dodici giorni soltanto dalla firma dell’armistizio, il 22 ottobre, decedette in prigionia Nigro Felice Antonio2.

Crebbe la miseria e con essa l’incertezza del futuro. Gli occhi ancora arrossati del pianto per i propri morti, Paternopoli dovette versare altre lacrime per le partenze degli emigranti che assunsero quasi le dimensioni di un esodo. L’Italia tutta era percorsa da tensioni sociali e si avvertiva l’esigenza di un governo centrale forte, capace di restituire alla nazione ordine e dignità.

Il 28 ottobre 1922, con la “marcia su Roma”, iniziò la scalata al potere del partito fascista. In Paternopoli i neoesponenti della mai estinta genia autoritaristica si affrettarono ad indossare la camicia nera.

Si dovette attendere il 1925 perché si concretizzassero i primi tentativi di un nuovo assetto strutturale. Si ricostituì il “Consorzio Idrico” a cui la Giunta municipale rinnovò l’adesione il 10 giugno3, e nell’anno 1926 il carcere mandamentale trasferì la propria sede nei locali di proprietà di Luigi D’Amato, all’imbocco di via Salvatore De Renzi1. Dal canto suo, il 15 maggio di quell’anno, la congregazione della Carità deliberò di cedere in perpetuo alle Suore Betlemite l’orfanotrofio “Ciro Mattia”, ma la decisione fu respinta dagli organi di controllo in quanto tale ordine monastico non era costituito in ente morale2.

Fu solo il 20 agosto 1932 che il problema dell’approvvigionamento idrico fu avviato a soluzione allorquando il podestà Colucci Gaetano, preso atto che l’Amministrazione Provinciale di Avellino aveva fatto redigere il progetto per un acquedotto consorziale allo scopo di fornire acqua potabile ai paesi che ne erano sprovvisti, ritenuto che questo Comune è tra quei che hanno bisogno di provvista idrica, ... delibera di plaudire all’operato dell’Amministrazione Provinciale ... e fa voto perché venga preso in considerazione ed attuato con la massima sollecitudine, pronto questo Comune a contribuire con ogni sacrificio economico e finanziario3.

Negli anni 1932 e 1933, al margine meridionale dell’attuale piazzale Kennedy, su suolo acquistato da Ettore Iorio che ne era il proprietario, dall’impresa Tirone Aquilino, su progetto dell’ingegnere Francesco Gatti, fu costruito l’edificio scolastico il cui costo era stato previsto in lire 386.687. Caddero in quell’occasione gli ultimi ruderi della torre aragonese ed il 20 aprile 1934 il Commissario Prefettizio, considerato che le classi di scuola elementare avrebbero trovato definitiva sistemazione nell’edificio appositamente costruito, deliberò di trasferire la sede comunale in via Pescone, nello stabile di proprietà di Ferdinando Famiglietti, fino ad allora adibito all’insegna-mento primario4. Nonostante perdurasse il massiccio fenomeno dell’emigrazione, la popolazione di Paternopoli era cresciuta fino a raggiungere i 3.116 abitanti5.

La congregazione della Carità si sciolse nell’anno 1939, sostituita dall’Ente Comunale di Assistenza, più noto con la sigla di ECA. Ricadde fra le competenze di questo la gestione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia” che ospitava allora otto ragazze.

Il 14 febbraio 1939 il comitato ECA, su progetto standard definito di tipo ”C” e per una spesa complessiva di lire 43.249,30, deliberò la costruzione di un edificio in cui stabilire la propria sede. A tal fine, il 15 luglio successivo, con deliberazione numero 54, il comune cedette a titolo gratuito, sull’odierno piazzale Kennedy, il suolo già occupato dall’incompiuto cimitero, sicché l’opera potette essere condotta a termine con tempestività.

Sin da quel primo anno l’ente aveva assolto con pienezza ai propri compiti istituzionali, assistendo 75 famiglie povere, ma, per l’incalzare degli eventi bellici, con la seduta del 21 dicembre dovette sospendere la propria attività6.

Con la dichiarazione di guerra a Francia e ad Inghilterra, l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale il 10 giugno 1940. Ancora una volta i giovani di Paternopoli deposero zappe ed arnesi per imbracciare un fucile, ancora una volta furono tradotti in terre lontane a fronteggiare colui che si disse fosse il nemico, ancora una volta un elevato prezzo di sangue stava per essere pagato alla follia umana.

Non si fecero attendere a lungo i paventati messaggi di morte. Si seppe che il fante Romano Gennaro Umberto era deceduto il 17 gennaio 1941 e sepolto a Solma, a quota 817, per ferite al torace e all’addome causate dallo scoppio di una bomba; si disse che il 15 luglio in Montenegro, a Xan Masanorica, colpito alla testa era caduto il fante Balestra Antonio7; giunse notizia che il 28 agosto 1942 era morto in Russia, sul Don, in seguito a ferite riportate in combattimento, il sergente Zollo Nunzio1.

Mutarono le sorti della guerra e la già precaria macchina bellica italiana collassò. Più nulla si seppe dai fronti lontani. Chiamate a difenderne i vulnerabili confini, disciplinate autocolonne teutoniche sciamarono per l’Italia, con l’arroganza propria dei conquistatori. Un ospedale da campo fu impiantato in Paternopoli, occupando per intero la superficie di piazzale Kennedy e gli edifici scolastico ed ECA, requisiti. Qui gli echi della guerra sempre più vicina si annunciarono nei corpi straziati dalle granate, trasportati in una spesso vana corsa della speranza.

Diciassette croci fiorirono nel cimitero, ai lati del suo ingresso principale. Ludwig Bonke, Walter Rinke, Max Strohfahrt, Leo Wachter, Max Fitelwein, Heinrich Hocket, Herbert Zeitner2, ... nomi astrusi, illeggibili, privi di volto e di storia ma non della pietà di chi al mostro della guerra aveva visto sacrificati i propri figli.

Di altro sangue straniero doveva pure bagnarsi la terra di Paternopoli. Sui suoi cieli, il 19 agosto 1943, alle ore 12,30, una squadriglia di bombardieri americani fu intercettata dai caccia tedeschi. Da un quadrimotore colpito si lanciarono i quattro componenti l’equipaggio, ma non si schiuse il paracadute di KH Ervin che si sfracellò al suolo, mentre i suoi compagni furono catturati3.

La preponderanza delle forze alleate ricacciò le armate germaniche. Paternopoli si disse liberata e gli accorti gestori della propria immagine smisero l’abito littorio per indossare quello più consono al nuovo corso politico.

Si ricostituì l’Ente Comunale di Assistenza il 4 novembre 1944, ma la mattina del 15 gennaio 1945, per le abbondanti nevicate, crollò parte del tetto della sua sede. Il 21 marzo, per un compenso di lire 768, fu incaricato della rimozione del materiale di ingombro il muratore Liberto Saverio di Angelo e, siccome era stata avanzata richiesta di occupazione del locale da parte di reparti dell’Esercito Italiano, che si erano pure dichiarati disponibili ad effettuare il trasporto gratuito del legname occorrente per la ricostruzione del tetto, si dispose l’acquisto delle travi necessarie presso il comune di Chiusano per una spesa complessiva di lire 9.5004.

La resa della Germania, l’8 maggio 1945, segnò la fine della guerra. Fra i reduci dai campi di prigionia, sepolti nel fango delle gelide lande di Russia, dimenticati fra i monti dei Balcani o calcinati al sole dei deserti africani, mancarono il brigadiere Grappone Vittorio, il sergente D’Amato Vincenzo, i soldati Barbieri Raffaele, Boccella Michele, Caporizzo Generoso, Cicarelli Gennaro, D’Amato Silvio, De Prisco Pasquale, Ferrara Edmondo, Fiorentino Giuseppe, Garofalo Francesco, Gentile Antonio, Liberto Feliciantonio, Nigro Raffaele, Palmieri Salvatore, Petruzzo Feliciantonio, Petruzzo Luigi, Santoro Giuseppe, Stanco Giuseppe, Storti Umberto, Tecce Luigi. In memoria del loro sacrificio, nell’anno 1959, fu eretto un sacrario in via Nazario Sauro, risanando il luogo fino ad allora adibito a discarica di rifiuti.

Faticoso e lento riprese il cammino di Paternopoli, sorretto dalle cospicue rimesse dei suoi generosi figli sparsi per il mondo. Una ricostituita disponibilità economica portò al rinnovamento della torre campanaria nell’anno 1948 e, nell’anno 1950, segnò il recupero di antichi valori il restauro della chiesa parrocchiale, eseguito dall’impresa Colantuono sotto la direzione del geometra Biraghi i quali, utilizzando materiale di risulta, provvidero pure al non finanziato rifacimento della scala interna al campanile, ormai divenuta insicura per la vetustà dei legni di cui era costituita5. Anche le due campane minori, la cui limpidezza del suono appariva compromessa dalla secolare usura, furono rinnovate mediante fusione presso la fonderia Capezzuolo di Napoli. In tale occasione il Girosi rappresentò su tele i due più significativi miracoli di Maria Santissima della Consolazione e ne riportò alla luce la primitiva immagine su tavola che restituì definitivamente alla devozione dei fedeli.

Negli anni immediatamente successivi si ovviò alla mancanza di una rete fognaria che tuttora contribuiva a tenere acceso, in casa nostra, un focolaio delle più pericolose infezioni; all’inadeguatezza dei soli due fontanini per una popolazione di oltre 4000 abitanti; alla disastrata condizione delle strade che, quasi tutte, sembra, abbiano subito gli effetti di una tremenda alluvione1. Ma già incombevano i mitici anni ‘6o, e con l’improvviso benessere insorgevano ciechi egoismi, sfrenate ambizioni spesso non supportate da adeguate capacità, ed iniziava il declino di un popolo che, in preda ad una folle smania di modernismo, recidendo ogni legame col proprio passato, dilapidando un patrimonio di sofferte conquiste, finiva col negare l’essenza di se stesso e col mostrare di tenere in dispregio il giudizio della storia.

 


6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

3 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1910 all’anno 1913.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1910 all’anno 1918.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1915.

7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1910 all’anno 1918.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1913 all’anno 1918.

2 Ministero della Guerra - Militari caduti nella guerra nazionale 1915-1918 - Campania - Vol. VI - Roma 1929.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1925 all’anno 1926.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti del Podestà dall’anno 1926 all’anno 1931.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1921 all’anno 1939.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni dell’autorità comunale dall’anno 1931 all’anno 1935.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

5 Biblioteca Provinciale di Avellino - Carlo Aristide Rossi: Provincia di Avellino - Monografia de’ 128 comuni della Provincia - Manoscritto ricopiato nell’anno 1946.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Paternopoli.

7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1941.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1942.

2 Archivio privato del prof. Giovanni Maccarone di Paternopoli - Gunter Toaguer: Album di immagini e di memorie 5 maggio 1953.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1944.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Paternopoli.

5 Corriere dell’Irpinia - Anno XXVI, n. 46 - 2 dicembre 1950.

1 Corriere dell’Irpinia - Anno XXVI, n. 34 - 9 settembre 1950.

Diritto alla Storia, Cronaca di fine secolo

Diritto alla Storia - Capitolo 35

Il 1885 fu anno denso di avvenimenti per la ripristinata centralità del paese che, in posizione di avamposto di una vasta area a cavallo delle valli del Fredane e dell’alto corso del Calore, era stato restituito all’antico ruolo di importante snodo di transito e di luogo di incontro e di sviluppo di idee. L’ufficio telegrafico era divenuto una realtà e, per una adeguata manutenzione della sua linea, furono stanziate, per quel solo anno, 320 lire2. Procedevano senza sosta i lavori che avrebbero assicurato al paese il privilegio di un collegamento ferroviario. La richiesta di giustizia, che si amministrava nella pretura in via Acqua dei Franci, raccoglieva quotidianamente dai paesi limitrofi una variegata folla di convocati, di legali, di curiosi, di faccendieri, con innegabili vantaggi per i locali esercizi commerciali. Il carcere mandamentale era tuttora in via San Francesco e se ne pagavano di pigione a Giuseppe de Jorio 155 lire all’anno3. La bara comunale era ora gestita dalla Congregazione di San Francesco.

Comunque non pochi problemi restavano irrisolti. Il cimitero non era mai stato completato e, solo parzialmente cintato, in massima parte delimitato da siepi, aveva assunto un aspetto trascurato ed agreste che lo rendeva vulnerabile alle incursioni di cani randagi ed alle azioni predatorie della fauna selvatica. Nella seduta straordinaria del 17 gennaio 1885, al Consiglio comunale fu rappresentata la necessità di costruire una sala mortuaria ed un ossario, e si suggerì di offrire in concessione, previa tassa di entità da definire, lotti di terreno su cui erigere tombe di famiglia4.

Parimenti la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, ove aveva sede la cappella del Santissimo Rosario, per deficienza di manutenzione, versava in condizioni di estremo degrado, denunciato dal priore Felice Volpe nella seduta dell’8 maggio 1885: Sembra indecoroso vedere una chiesa in deplorevole stato, ed abbandonata da molti anni senza essere riattata nel soffitto e nelle mura interne, di maniera che il culto viene a diminuire, e la chiesa stessa non spira affatto divozione, ed è quasi simile ad una taverna5.

In stato di assoluto abbandono era stata pure lasciata quella parte di terreno, a margine del bosco a tergo del cimitero, adibita alla sepoltura dei colerici. Nel luglio del 1885 Pasquale Beneventano, proprietario del fondo, inoltrò al comune richiesta di restituzione del suolo, denunciando come fossero trascorsi 31 anni dalla tumulazione degli infettati e non si fosse ancora provveduto al recupero dei resti. In accoglimento di tale istanza, il 15 settembre successivo, su proposta dei consiglieri Giuseppe de Rienzo e Michele Volpe, si decise di procedere al disseppellimento delle ossa e di trasferire l’apposito cimitero più a valle, su suolo di proprietà del comune, in località La Corneta, esattamente nel luogo detto terra castagnara arenosa6.

Un altro annoso problema fu avviato a soluzione nella seduta consiliare del 14 ottobre di quell’anno. Le classi di scuola elementare, distribuite in locali angusti ed igienicamente inidonei, a decorrere dal primo settembre 1886 sarebbero state concentrate in un unico stabile di proprietà di Marcello Famiglietti, sito al termine della prima rampa di via Pescone, previo canone annuo di lire 1801.

Ci si provò pure a rilanciare il vecchio progetto di collegare direttamente i comuni di Paternopoli e Torella. Il tratto stradale in questione ricalcava l’antico percorso longobardo, già in parte ridisegnato ed ampliato a spese del comune di Paternopoli, che risaliva il corso del Fredane. Nella seduta consiliare del 26 luglio 1885, con delibera numero 98, si era avanzata proposta di provincializzare questa traversa rotabile, argomentando che per un verso avrebbe notevolmente ridotto la distanza fra Sant’Angelo dei Lombardi ed Avellino, e per l’altro avrebbe congiunto, mediante un agevole percorso vallivo, la strada dell’Ofanto con la consolare per le Puglie2.

Il comune di Castelfranci intuì che, se realizzato, tale progetto avrebbe escluso dal proprio territorio la quasi totalità dei traffici fra la Campania e la Basilicata, per cui, in data 23 novembre, con delibera di Giunta, illustrò le proprie ragioni e, preannunciando una dura opposizione, invitò il Prefetto a non aderire alla richiesta avanzata dal comune di Paternopoli3.

La rinnovata attenzione alla situazione interna, per lungo tempo distratta dall’impegno di assicurare al paese sbocchi sulle principali strade di transito, non poteva non ispirare iniziative a favore delle classi sociali più svantaggiate, soprattutto sul piano sanitario, dati gli elevati livelli di mortalità imputabili a carenze sanitarie. L’11 novembre la Giunta comunale compilò l’elenco delle famiglie povere a cui assicurare l’assistenza medica gratuita. Esse risultarono essere in numero di 13 in strada Chiesa, di 33 in strada Pendino, di 36 in strada Taverne, di 7 in strada Fontana, di 34 in strada Baracche, di 14 in strada Angelo, di 14 in strada Pozzo, di 46 in strada Acqua dei Franci, di 24 in strada Pescone, di 19 in strada San Vito , di 11 in strada San Sebastiano, di 18 in Rua delle Rose, di 14 in strada Porta, di 15 in strada Costantinopoli, di 62 in strada Croce, di 18 (ivi comprese le suore) in strada Torre, di 19 in strada San Francesco, di 5 in strada Scala Santa, di 16 in strada Dietro Corte, di 9 in contrada Casale, di 3 in contrada Sant’Andrea, di 2 in contrada Fornaci, di 2 in contrada Pescarella, di 3 in contrade Vallare e Palombaia, di 2 in contrade Cerreto e Toppolo, di 6 in contrada Sala, di 1 in contrada Filette, di 1 in contrada Piano, di 2 in contrada Acquara, di 1 in contrada Pescara, di 1 in contrada Ponte, di 1 in contrada Tore, di 1 in contrada Arenara, di 1 in contrada Boccazzo, di 1 in contrada Terenuzzolo, di 2 in contrada Serra, di 1 in contrada Neviera, di 1 in contrada Cesinelle, di 2 in contrada Vado Passaggio, di 2 in contrada Fredane, di 2 in contrada Calore4.

Complessivamente furono 465 le famiglie indigenti individuate. Dall’elenco si desume il concentramento della popolazione nel centro urbano e la sostanziale assenza di abitazioni in zone rurali. Da esso emerge, altresì, che le famiglie abbienti, comunque in numero assai limitato, gravitavano quasi esclusivamente nell’area della piazza centrale e delle sue immediate vicinanze, mentre la maggioranza dei poveri era distribuita nelle popolose zone periferiche quali via Croce, via Acqua dei Franci e via Carmine Modestino, tutte in costante espansione nonostante le condizioni di massimo degrado in cui versavano per l’inosservanza delle più elementari norme di igiene.

L’aggravarsi di questo stato di sostanziale precarietà, in cui trovavano facile esca epidemie virali ed insorgenti, seppure isolati, casi di colera, aveva favorito il graduale aumento dei decessi, fino a raddoppiarne il numero negli anni 1886 e 1887 in cui raggiunse, rispettivamente, le 108 e le 100 unità1.

Allo scopo di intervenire sulla principale causa di tale drammatica situazione, nella seduta consiliare del 19 aprile 1886, si approvò la risistemazione delle pubbliche fontane della Pescarella, dell’Acqua dei Franci e dell’Acquara. Con l’occasione fu ribadita la necessità di costruire un ossario all’interno del cimitero, essendo tuttora tale funzione demandata alle cavità sotterranee di quello rimasto incompiuto presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, e nel contempo si convenne sull’opportunità di dotare il luogo di sepoltura di un nuovo ingresso a fronte della strada rotabile2.

Erano ormai ad uno stato avanzato i lavori inerenti alla strada ferrata e la Giunta municipale, in data 21 agosto, si affrettò a chiedere la costruzione di una stazione ferroviaria che avrebbe trovato ampia giustificazione per la centralità del comune, in quanto già collegato ai paesi limitrofi dalle rotabili Castelvetere-Fontanarosa ed Appia-Melfi, ed inoltre in attesa di definizione per la provinciale Paternopoli-Torella3.

Dovette invece soprassedere all’abbattimento della torre la congregazione della Carità. Previo accordo con Michele Volpe, a cui ne era stato affidato l’incarico, il 20 ottobre 1886 si deliberò la scissione del contratto in quanto parte del suolo da destinare a giardino era risultato di proprietà del comune e quindi, standone l’indisponibilità, non poteva essere pienamente realizzato il progetto redatto dall’ingegnere Scorvina4.

Il 30 dicembre 1886 si concludeva un anno di intensa attività con l’approvazione, da parte del Consiglio comunale, per un costo complessivo di lire 8.000 da farsi carico al “fondo lutto”, dei restauri da effettuare alla chiesa madre, secondo il progetto approntato dall’ingegnere Vincenzo Varriale5.

Si dovette attendere il 13 aprile 1887 perché il Consiglio comunale introducesse l’imposta sulle concessioni di suolo cimiteriale per le tombe di famiglia6, mentre invece fallirono tutti i tentativi di far approvare il progetto della strada Paternopoli-Torella, permanendo la ferma opposizione del comune di Castelfranci.

Nonostante un’aperta rivalità, peraltro profondamente radicata nelle rispettive comunità, contrapponesse i due paesi, si optò per un dialogo franco e per una stretta collaborazione sulle questioni di comune interesse. Castelfranci aveva chiesto, a proprio beneficio, il prolungamento della linea telegrafica, e l’amministrazione comunale di Paternopoli, gravata di un canone annuo di 160 lire, il 6 ottobre 1888 concesse il proprio benestare, concordando la ripartizione dell’imposta in lire 85 a proprio carico e lire 75 a carico del comune limitrofo7.

Il 20 dicembre 1889 poi, su invito del comune di Castelfranci, il Consiglio municipale di Paternopoli deliberò di aderire alla costituzione di un consorzio per la costruzione di una traversa rotabile che collegasse la provinciale per Melfi, l’odierna statale 164, con Torella dei Lombardi. Il punto di innesto di questa fu individuato in località Sella de’ Morti8.

Solo per il risanamento dell’area su cui insisteva la torre non si intravedeva possibilità di rapida soluzione. L’ingegnere Scorvina, richiesto di rivedere il proprio progetto adattandolo agli spazi disponibili, ne aveva prospettato l’inutilità. Di conseguenza alla congregazione della Carità non rimase che chiedere al comune la cessione della parte di terreno demaniale interessata alla trasformazione in giardino da annettere all’orfanotrofio, cosa che fece nella seduta del 15 dicembre 1888: Considerando che il Comune anzicché ritrarre utile alcuno dalla terra in questione, ne soffre invece detrimento, sia per i miasmi delle immondizie ivi ammonticchiate, che danneggiano la pubblica salute, sia per la mancanza di decenza e di decoro a causa di coloro che vi vanno spudoratamente a scaricare le loro superfluità, sia ancora pel pericolo di agguati ed appostamenti, che per avventura potrebbero verificarsi ... all’unanimità di voti delibera farsi istanza al Municipio per la cessione del suolo1.

Erano invece prettamente di natura economica le difficoltà in cui versava la cappella del Santissimo Rosario. Gli elevati costi di gestione non erano compensati dalle offerte, ridotte a livelli pressoché simbolici, tanto che nella seduta del 23 febbraio 1890 si dovette convenire che non si può tirare avanti, e non si possono portare i cadaveri dalla loro abitazione alla chiesa per lire 4,25 ed altre lire 4,25 per portarli al cambo dei beati (cimitero). Si concordò quindi di elevare ciascuna singola tariffa a lire 6, ed a lire 12 se l’accompagnamento fosse stato effettuato con le vesti nuove.

L’origine della crisi di questa antica e prestigiosa istituzione era remota, imputabile in larga misura all’opera di spoliazione sistematicamente praticata da confratelli disonesti. Il 31 maggio 1888 il priore Luigi Rosa aveva individuato, e denunciato il precedente priore Raffaele Petruzzo ed il confratello Giacomo Ferrara, quali responsabili per alcuni travertini spariti, esistenti in questa congrega, quali erano del sepoltura. Ancora, l’1 gennaio 1889, i confratelli hanno deliberato e cacciato il fratello sacerdote D. Antonio Conte per essersi appropriato di alcuni travertini di questa Congrega, della fossa2.

I riferimenti ad elementi di portale d’accesso ad una struttura cimiteriale inducono a supporre che la chiesa, oggi intitolata a San Giuseppe, fosse dotata di una propria cripta, di cui però non si conserva memoria alcuna.

Al censimento effettuato nell’anno 1889 erano risultati 2.548 gli abitanti di Paternopoli3, troppi perché, date anche le accresciute esigenze, non si provvedesse all’individuazione ed allo sfruttamento di nuove sorgenti d’acqua meno decentrate e di più immediato accesso. Furono acquistati diritti e scavati pozzi senza purtroppo conseguire risultati apprezzabili finché, il 30 agosto 1890, si intravide una possibile soluzione nella costruzione di una pubblica fontana in piazza Angelo, da alimentare con le acque dell’antica fonte dei Franci. Inutilmente il consigliere Bozzani Luigi, facendosi portavoce della comune preoccupazione, aveva prospettato il pericolo di danneggiamento della sorgente, nel qual caso il paese si sarebbe visto privato dell’unico impianto di approvvigionamento idrico disponibile nel centro abitato. Fu però la decisa azione popolare, mobilitata nella sottoscrizione pressoché plebiscitaria di ricorsi oppositori, a bloccare l’avventata iniziativa4.

Si era formata una classe erudita di astrazione popolare che aveva guidato la massa incolta ad acquisire coscienza del proprio fondamentale ruolo in una società moderna, diversamente strutturata rispetto a quella di un pur recente passato, e l’attività amministrativa ne era fortemente condizionata. Una maggiore considerazione degli eventi che avevano caratterizzato il secolo che stava per concludersi ingenerava l’orgoglio per gli illustri concittadini che in misura determinante avevano contribuito alla crescita democratica della nazione. Il 28 aprile 1890 via Taverne fu intitolata a Carmine Modestino, morto nel 18725. Con sedi redazionale e tipografica in Paternopoli si dette vita alla pubblicazione, che seppure in maniera discontinua si protrarrà sino al 1922, del giornale “La Provincia”, la cui attenzione fu incentrata sulle questioni interne dei singoli comuni, fino a denunziare alla pubblica opinione la progressiva decadenza morale delle amministrazioni locali.

Dette prova di efficienza la congregazione della Carità allorché, nella metà di gennaio del 1891, una eccezionale nevicata sommerse il paese. Tempestivamente l’organo assistenziale, nella seduta straordinaria del giorno 18, stanziò la somma di 40 lire per provvedere ad un pronto soccorso per la povera gente, la quale sepolta sotto la grande quantità di neve caduta, si dibatte tra il freddo e la fame1.

Nonostante fosse stata scongiurata, con la diversificazione delle attività produttive e per l’opera delle istituzioni assistenziali, la dipendenza dalla produzione agricola, un’ampia fascia sociale era tuttora esposta ai pericoli dell’incidenza atmosferica sull’entità dei raccolti. Comunque miglioravano in Paternopoli le prospettive per una economia basata sulla differenziazione delle risorse, soprattutto per l’incremento dell’artigianato e del commercio il cui sviluppo era garantito oltre che dalla rete viaria già esistente, dalla imminente ultimazione della strada ferrata.

Finalmente, nel luglio 1892, si potette affermare che i lavori ferroviari sono terminati, la vaporiera ha già fatto sentire il suo fischio in queste contrade. Non disponeva però il comune di una adeguata strada di accesso alla stazione, ed il progetto redatto dall’ingegnere Scorvina per il suo collegamento con la provinciale Appia-Melfi, attraverso Serroni e Chiarino fin preso il cimitero, richiedeva un investimento di 32.000 lire, troppe per un bilancio comunale che registrava entrate non superiori alle 12.000 lire annue2.

Altro motivo di orgoglio, e di indubbi vantaggi, venne dal risultato delle elezioni politiche del 6 novembre 1892. Per la terza volta fu eletto deputato Carmine Alessandro Modestino, riuscito con grande maggioranza ad onta della guerra che gli veniva fatta dal suo oppositore, guerra accanita animata da persone dello stesso paese.

Il 20 dicembre 1892 la Giunta comunale approvò il regolamento per la nettezza urbana e stanziò 200 lire per l’appalto per la rimozione dei rifiuti3. Paternopoli aveva ormai assunto l’aspetto e la vitalità di una cittadina e costituiva punto di riferimento per i paesi limitrofi e meta abituale di commercianti e mediatori. Il nuovo ruolo però non era esente da inconvenienti. Con la rotabile per Melfi si erano intensificati i contatti con la vicina Castelfranci e se ne erano acuiti i tradizionali contrasti. Il 9 aprile 1893, fra persone di Paternopoli ed altre provenienti dal paese confinante, scoppiò l’ennesima rissa che l’intervento dei carabinieri a malapena riuscì a sedare. Poco più tardi però si accese un altro alterco tra il contadino di qui Silvani Errico e Palmieri Virginio di Castelfranci, quest’ultimo a colpi di rivoltella uccise l’altro e ferì gravemente Angelo Palermo anche di questo comune. Arrestato l’omicida dal brigadiere dei carabinieri Rubino Domenico, a stento fu sottratto alla folla inferocita che voleva fare giustizia sommaria4.

Fu inaugurata il 27 ottobre 1893 la linea ferrata e a Paternopoli si festeggiò l’evento coi suoni della banda musicale e fuochi di batteria5. Un nuovo progetto per la strada d’accesso alla stazione fu commissionato al Genio Civile. Il costo del tratto indicato, della lunghezza di metri 832 sboccando in prossimità del ponte sul Calore, fu preventivato in lire 18.000 e fu ritenuto sostenibile dal Consiglio comunale nella seduta del 22 novembre 18946.

In quell’anno fu chiuso per restauri l’orfanotrofio “Ciro Mattia” e le orfane furono momentaneamente ospitate in analogo istituto di Mirabella1, mentre l’8 febbraio 1895 il Consiglio comunale approvò il progetto per la costruzione dell’ossario, redatto dal geometra Raffaele della Vecchia, ed il successivo 25 marzo conferì all’ingegnere Fioroni l’incarico della direzione dei lavori della strada di accesso alla stazione ferroviaria, il cui appalto si erano aggiudicati Michele Izzo e Basile Alfonso2.

L’ultimo scorcio del secolo fu caratterizzato dall’impegno profuso dalla congregazione della Carità nel tentativo di pervenire al definitivo assetto dell’orfanotrofio “Ciro Mattia”. Il 14 marzo 1896 l’ente sollecitò la cessione del suolo demaniale onde procedere rapidamente all’abbattimento della torre, ed il 26 aprile il sindaco comunicò la dichiarata disponibilità del Consiglio in cambio di un attestato di benemerenza a favore della cittadinanza di Paternopoli.

Appianata questa difficoltà, fu indetta per il 16 gennaio 1897 la gara di appalto, che però andò deserta per l’inadeguatezza dei prezzi previsti dal progetto redatto nell’ormai lontano 7 ottobre 18803.

Preso atto della disponibilità di Michele Izzo e di Nunzio Battista, muratori di Paternopoli, ad eseguire i lavori al costo preventivato purché maggiorato della somma di lire 500, il 14 maggio 1897 la congregazione della Carità concesse loro l’appalto, con l’obbligo di demolire la torre e di realizzare in suo luogo i giardini entro il termine improrogabile di quattro mesi. Ma il 26 agosto successivo la Giunta Provinciale amministrativa sollevò obiezioni sulla legittimità dell’accordo e l’ente, nella seduta del 28 settembre, pervenne alla decisione di far redigere allo stesso ingegnere Tito Scorvina un nuovo ed aggiornato progetto, più consono alle mutate esigenze.

Perdurando, intanto, la chiusura dell’orfanotrofio per i restauri in atto, fu risolto il contratto con le suore di Castellammare e ne fu stipulato uno con le suore Betlemite, con l’intesa che avrebbero dovuto iniziare la loro opera a partire dal 7 novembre 18984.

La notizia della prossima apertura dell’asilo infantile fu accolta con favore dalle donne cui, per la indispensabile collaborazione nella conduzione dei poderi mai disgiunta dalle complesse e gravose incombenze domestiche, risultava problematica la cura dei figli. Fu forse questa la ragione per cui nell’anno 1899 nacquero 116 bambini5.


2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 236 - Fasc. 1718.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

5 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registro delle delibere della Congrega del SS.mo Rosario dall’anno 1885 all’anno 1889.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 236 - Fasc. 1720.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

1 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 239 - Fasc. 1741.

7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

8 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega del SS.mo Rosario dall’anno 1885 all’anno 1889.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 238 - Fasc. 1737.

4 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 9 - Busta 238 - Fasc. 1734.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1890 all’anno 1892.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1892 all’anno 1893.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1889 all’anno 1893.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1894 all’anno 1900.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1894 all’anno 1900.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.

5 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei battezzati.

Diritto alla Storia, Il sindaco Giuseppe de Jorio

Diritto alla Storia - Capitolo 34

Nell’anno 1863 era stato eletto alla carica di sindaco don Giuseppe de Jorio che, quale presidente della Congregazione della Carità, già nell’anno successivo aveva mostrato ampiamente di meritare la fiducia accordatagli, sia promovendo la trasformazione delle Opere di Culto in Opere Pie Umanitarie al fine di dar vita ad un istituto elemosiniere e ad una cassa di prestanze, sia portando a compimento l’istituzione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia”.

Tuttavia l’ostacolo principale alla crescita ed allo sviluppo del paese era costituito dal suo isolamento, ed il neosindaco si era prodigato per riportare di attualità il progetto di una strada che si sarebbe dovuta innestare sulla traversa Castelvetere-Avellino, ottenendone l’approvazione del Consiglio provinciale in data 25 settembre 1865, nonché quella della Deputazione Provinciale il successivo 14 dicembre2.

Nell’anno 1866 la popolazione di Paternopoli, risultò ferma a 2.151 unità3, ma già vi erano le premesse per un suo rapido incremento quando, il 10 maggio 1866, una grandinata di insolita violenza distrusse l’intero raccolto di grano, riproponendo lo spettro della miseria e della fame. In questa circostanza, ancora una volta il sindaco de Jorio rivelò le sue doti di sagace amministratore, appellandosi alla solidarietà nazionale con accenti tali che molti comuni del regno inviarono scorte di frumento che valsero ad incrementare notevolmente la consistenza del monte frumentario1.

Il 4 settembre 1866, con l’approvazione del relativo statuto, anche la Cassa di prestanze e di risparmi divenne una realtà sotto il titolo di Principe Umberto, e ne assunse la presidenza lo stesso sindaco, che ne era stato l’ispiratore2. L’istituto si poneva l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato mediante concessione di prestiti a tasso agevolato, e se ne avvantaggiarono per l’ammodernamento degli impianti le aziende impegnate nella lavorazione dell’argilla, la cui produzione fu elevata a circa 200.000 pezzi annui3.

Si definivano intanto le intese per la costruzione della traversa per Castelvetere. Laboriose trattative fra i comuni di Atripalda, Parolise, San Potito, Montemarano, Castelvetere, Chiusano, Paternopoli, San Mango, Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa condussero, l’11 febbraio 1867, alla costituzione di un consorzio la cui sede si stabilì in Paternopoli. Venne redatto un apposito regolamento, approvato in data 23 aprile 1867, che fra l’altro prevedeva, da parte dei comuni interessati, l’impegno di farsi carico del costo della realizzazione della strada, beneficiando di un contributo provinciale proporzionato alla spesa4.

Il comune di Paternopoli, in virtù dei maggiori vantaggi che ne avrebbe tratto, si fece carico del maggiore onere di spesa, e tale impegno confermò con delibera del 18 marzo 18685.

Le intese raggiunte dal consorzio ottennero il benestare della Deputazione Provinciale del Principato Ultra il successivo 16 aprile6.

Il 31 maggio si provvide a delineare sommariamente il tracciato della nuova via che, da San Potito, avrebbe dovuto seguire un percorso vallivo fino ad intercettare il Calore su cui realizzare un ponte per l’accesso in territorio di Paternopoli, per risalire quindi Serroni e, attraverso Chiarino, immettersi sulla traversa per Fontanarosa presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie al cimitero.

Sul piano interno il dinamico sindaco avviò un processo di ristrutturazione volto sia ad adeguare l’assetto urbanistico alle esigenze dei nuovi tempi, sia a recidere ogni legame con un passato ritenuto oscuro ed indegno di sopravvivere nei suoi stessi simboli più significativi.

Si provvide innanzitutto a restaurare la cappella della Vergine della Consolazione, conferendone l’incarico al romano Domenico Primavera il quale riportò alla luce l’ormai dimenticato dipinto su tavola del 1588. Un malinteso senso di devozione e di gratitudine alla più recente, miracolosa immagine su tela indusse però le autorità ed il clero ad occultare nuovamente l’opera di cui, negli anni a seguire, si perse addirittura memoria.

Ispirato dalla diffusa smania di rinnovamento, nella seduta della Congregazione della Carità del 28 novembre 1868, il componente Achille de Renzi ha fatto osservare che di contro all’Orfanatrofio Ciro Mattia esistono gli avanzi di una Torre semidiruta, che ricorda i tristi tempi del feudalismo e delle barbarie nei quali venne edificata. Che la stessa non solo è una minaccia di pericolo permanente per la gente che deve transitarvi a causa delle pietre che ne crollano, ma ancora è un ritrovo d’impudicizia, e di immoralità per le persone dissolute che vi convengono, per i ladri che vi si nascondono. Inoltre ai piedi di essa si rovesciano tutte le immondizie del paese, e non poco danno ne torna alla pubblica salute per i miasmi che vi esalano. E’ urgente quindi che quell’ingombro di macerie sia rimosso in omaggio ai principi di morale, di civiltà e di religione.

Il de Renzi proponeva di invitare l’ammi-nistrazione comunale ad abbattere la torre, ma il presidente Giuseppe de Jorio gli fece osservare che la fabbrica e parte del terreno circostante erano di proprietà del consigliere don Michele Roberti al quale doveva essere rivolta la richiesta, eventualmente con l’offerta di un compenso adeguato.

Interpellato in merito, Michele Roberti si dichiarò disponibile alla vendita dell’antico manufatto e del circostante terreno al prezzo di 150 lire, proposta che la Congregazione della Carità considerò ragionevole per cui, nella seduta del 16 aprile 1869, unanimemente ne deliberò l’acquisto. Il successivo 24 aprile la somma necessaria fu iscritta in bilancio1.

Lavori di restauro furono pure effettuati all’edificio di proprietà del sindaco Giuseppe de Jorio, in quella che era stata via della Dogana, ove da tempo avevano sede gli uffici comunali, la Guardia Nazionale ed il carcere. Era tuttavia evidente che ogni sforzo inteso a migliorare le condizioni del paese sarebbe risultato vano perdurando lo stato di isolamento in cui era venuto a trovarsi. Nonostante il ponte sul Fredane fosse stato realizzato da tempo, non si disponeva delle risorse necessarie al completamento del tratto stradale per Torella dei Lombardi che avrebbe assicurato il collegamento fra la Nazionale delle Puglie e la Provinciale per Melfi. Al fine di riprenderne i lavori interrotti, e quindi avere un mezzo che dia sviluppamento all’industria ed al commercio rimasti finora sconosciuti in queste contrade, nella seduta del 28 luglio 1869, il Consiglio municipale sollecitò l’autorizzazione ad applicare una sovrimposta comunale2.

Non si trascurava, nel contempo, il recupero della viabilità interna, compromessa dall’incuria e dalle non poche appropriazioni di suolo pubblico da parte di privati cittadini. A tergo della chiesa di San Sebastiano era stata riaperta la strada che tuttora collega via Salvatore De Renzi con via San Vito, e Francesco de Renzis, ritenendo non più pregiudizievole per il transito dei cittadini la costruzione di un arco che congiungesse la propria abitazione con la farmacia, ne rinnovò la richiesta. Nella seduta del 30 novembre 1869, il Consiglio comunale concesse l’ambita autorizzazione3.

Si perfezionava intanto l’integrità territoriale del regno. Il 20 settembre 1870 le truppe del generale Cadorna entrarono in Roma, accolte dall’entu-siasmo popolare. L’8 ottobre 1870, presieduta dal sindaco Giuseppe de Jorio, la Giunta municipale di Paternopoli, nell’intento di favorire nei cittadini la formazione di una coscienza nazionale, considerato che nel dì 9 corrente la Deputazione Romana presenterà al Ré il risultato del Plebiscito per l’annessione di quella Provincia al Regno d’Italia, e che probabilmente tutti i comuni del Regno festeggeranno ufficialmente nel detto giorno il fausto avvenimento, propone ... che questo Municipio non sia l’ultimo degli altri ... delibera: 1) Nel dì 8 e 9 stante i pubblici edifizi saranno illuminati e la banda musicale allieterà la pubblica via; 2) Nel giorno di domenica 9 saranno estratti a sorte quattro maritaggi (ragazze in procinto di sposarsi), ciascuno di lire venticinque a favore di povere ed oneste donzelle di questo Comune4.

Ma né gli intenti del governo centrale, né le patetiche iniziative di qualche amministratore locale erano sufficienti da soli a realizzare l’auspicata unità nazionale. Permaneva nelle regioni meridionali lo stato di arretratezza in cui l’ottusa amministrazione borbonica le aveva ridotte. Il primo atto concreto per ridurre in senso fisico le distanze fra il Nord ed il Sud e per il rilancio dell’economia di quest’ultimo fu la progettazione del potenziamento della rete ferroviaria. Anche il territorio di Paternopoli ne sarebbe stato interessato per il previsto passaggio di un tronco di collegamento fra le città di Avellino e di Foggia.

Attento agli eventi e pronto a coglierne i possibili vantaggi, il sindaco Giuseppe de Jorio, appreso che altri comuni esercitavano pressioni al fine di deviarne il tracciato a proprio beneficio, indusse la Giunta municipale, nella seduta del 18 maggio 1872, ad esprimere auspici affinché fosse rispettato l’iniziale disegno ispirato al superiore interesse della provincia, non senza aver premesso, ad istanza dei componenti che non condividevano la di lui lungimiranza, che le difficoltà economiche in cui il comune versava non avrebbero consentito in alcun modo di concorrere alle spese1.

Era, nel frattempo, in fase di avanzata costruzione la traversa per il capoluogo di provincia e sul piano interno si procedeva al riassetto urbanistico. L’8 febbraio 1872 il Consiglio comunale, riunito in seduta straordinaria, deliberò l’ampliamento della piazza poiché, attesa l’apertura della strada consortile al pubblico traffico, si osserva qui essere aumentato il commercio in modo considerevole ... Oltre a ciò alcuni fabbricati che sono nel mezzo della stessa senza ordine alcuno e quasi collabenti deturpano non poco i sontuosi edifici circostanti, ma anche il prospetto della principale Chiesa Comunale2.

A congiungere via Pescone con via San Vito era pure stato attivato il tratto inferiore dell’attuale via Roma, come ricorda la lapide posta sul muro di una civica abitazione ai piedi della rampa di scale che discende dalla sovrastante piazzetta: QUESTI LUOGHI \ IMPRATICABILI ED USATI \ A DEPOSITO DI MATERIE LURIDE \ PER DECRETO REALE DEI XXIV APRILE MDCCCLXXII \ CON DANARO DEL COMUNE \ A PUBBLICO TRANSITO \ VENNERO APERTI.

Morì nell’anno 1872 Carmine Modestino. Il nipote, Carmine Alessandro Modestino, aveva abbracciato con successo la carriera politica, tuttavia permaneva incontrastato sul paese il dominio della fazione capeggiata dai de Jorio.

Erano aumentati a 2.362 gli abitanti di Paternopoli nel 18733, ma di nuovo incombeva una epidemia colerica. La Giunta municipale, il 18 settembre, in vista del colera manifestatosi nella Provincia di Napoli e che minaccia invadere altre contrade, allo scopo di predisporre misure di prevenzione, deliberò di stornare i fondi già stanziati per la sistemazione della pubblica fontana dell’Acqua dei Franci4.

Il pericolo parve scongiurato, i focolai circoscritti, ed il sindaco de Jorio tornò alla propria infaticabile opera di amministratore accorto e lungimirante. Su sua proposta, nell’anno 1874, il Consiglio comunale chiese che fosse impiantato in Paternopoli un ufficio telegrafico di cui, oltre ai comuni del proprio mandamento, se ne dovrebbero assolutamente avvantaggiare Bagnoli, Montella, Nusco, Montemarano, Castelvetere, Castelfranci, Cassano, Fontanarosa, Lapio, ecc., stante la gran lontananza da cui si trovano dagli altri uffici telegrafici5.

La Deputazione Provinciale accolse tale richiesta nella seduta del 22 marzo 1875 e di ciò fu data notizia dalla Regia Sotto Prefettura di Sant’Angelo dei Lombardi con nota numero 28 del 14 aprile successivo6.

Quell’anno però non era destinato a dover essere ricordato come uno dei più fausti. Riesplose l’epidemia colerica e ben presto dilagò in queste terre. Il 14 febbraio 1875, previo canone annuo di 21 lire da cui detrarre, per il solo primo anno, lire 3 per le necessarie riparazioni, la Giunta municipale aveva concesso in appalto a Michele Volpe fu Nicola, per la durata di due anni e con l’obbligo di restituzione in ottimo stato alla scadenza del contratto, la bara comunale per i trasporti funebri1. Si rivelò, questo, un buon affare per il Volpe in quanto raddoppiò il numero dei decessi che ascese a 136 nel corso dell’anno2.

Nonostante l’eccezionale ondata di lutti, l’attività amministrativa non subì sostanziali battute d’arresto. Era stata commissionata a Pasquale Giannovario una grossa campana di bronzo che avrebbe dovuto sostituire quella piccola sul campanile della chiesa madre, ed il comune ne anticipò il costo, concordato in lire 40. A perfezionamento, poi, della pratica per l’impianto dell’ufficio postale, il 14 luglio la Giunta municipale assunse l’obbligo di corrispondere annualmente all’Amministrazione delle Poste la somma di lire 360, suddivise in rate semestrali anticipate, a decorrere dal giorno in cui l’ufficio sarebbe entrato in funzione3.

Scemava finalmente la virulenza epidemica quando, in settembre, un grave incidente, che solo per il tempestivo intervento degli uomini della Benemerita non assunse risvolti tragici, venne ad arrecare turbamento e non lievi danni alla sfortunata comunità. Nelle prime ore del mattino del giorno 8 corrente, per casualità, un incendio si manifestava in una casa terrena abitata da Francesco Forino nella contrada Puzzaco e da essa si estendeva ad un’altra superiore abitata da Emanuella Lapio. Il brigadiere Massarella Giuseppe, comandante la locale stazione dei Carabinieri, mettendo in grave pericolo la sua vita per salvare l’altrui, seguito dai suoi uomini Santanastaso Vincenzo, Carbonara Nicola, Prisco Felice e Silavo Carlo, non esitava a sfidare le fiamme e, introdottosi in casa, traeva in salvo due bimbi Giannovario Maria e Grasso Pasquale di Angelo, l’una di mesi dieci circa e l’altro d’anni sette. Riconoscente, la Giunta municipale, nella seduta del 12 settembre, li propose tutti per una ricompensa al valore civile4.

Allo sforzo operoso che accomunava pubbliche istituzioni e privati cittadini faceva eccezione la sola Congregazione della Carità. Quale suo impegno quasi esclusivo era rimasta la gestione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia” che però, per deficienza organizzativa e per inadeguatezza e vetustà delle strutture, stentava a decollare. Erano insufficienti i locali in cui veniva impartito l’insegnamento e più nulla era stato fatto per il recupero dell’area su cui tuttora insistevano i resti dell’antica torre. Un primo approccio risolutivo si tentò sotto la presidenza di Achille de Renzi allorché, il 9 dicembre 1875, fu deliberato l’acquisto dal signor Luigi Marrelli di una piccola casa, composta da due vani sovrapposti, sita in via Torre ed adiacente all’orfanotrofio5. Tale iniziativa, peraltro destinata a rimanere isolata, non migliorò di molto la situazione.

Non si concedeva soste, invece, il sindaco Giuseppe de Jorio nel perseguire l’opera di risanamento mediante l’eliminazione delle discariche indiscriminatamente distribuite all’interno dell’abitato. Nell’anno 1876 fu destinato a luogo unico di deposito di rifiuti la fossa alle spalle della chiesa di San Francesco, lungo l’odierna via Nazario Sauro, e fu recuperato al transito il tratto superiore di via Roma, che ebbe il nome di “Strada De Iorio”. Ricorda la lapide posta in piazzetta San Vito, presso la sommità della gradinata che da essa discende: QUI UNA VOLTA RIUSCIVA \ PUBBLICO VIOTTOLO \ LARGO METRI 4,90 \ SEMPRE INGOMBRO DI LORDURE E ROTTAMI \ E \ PER L’AGGIUNTO SUOLO \ DEL CAV. GIUSEPPE DE JORIO \ DIVENIVA \ LARGA E NETTA STRADA.

Nello stesso anno fu realizzata piazzetta San Vito, al cui fautore rende merito una lapide ivi posta: IL CAV. GIUSEPPE DE JORIO \ DEMOLENDO I SUOI FABBRICATI E GIARDINI \ CONTIGUI A QUELLI UN DI’ DEI SIGNORI SARNI \ IL SUOLO DI METRI QUAD. 170,40 \ CON PROPRIA SPESA DI LIRE 18.20 \ PER USO SUO E DEI SUOI \ A VIA CARREGGIABILE \ RIDUCEVA \ DELIBERAZIONE MUNICIPALE \ DEL 1° GIUGNO MDCCCLXXVI.

Mai il paese aveva conosciuto un periodo di eguale prosperità e benessere. Funzionavano, nel 1876, ben 25 esercizi pubblici, fra cui due locande, due caffetterie e tre rivendite di vini. Tutte le vie del paese erano sufficientemente illuminate durante le ore notturne e l’amministrazione comunale ne pagava 300 lire all’anno, restando a carico di colui che ne deteneva l’appalto l’onere dell’ac-quisto del petrolio necessario alle lampade.

Fu concessa l’autorizzazione ad impiantare l’ufficio telegrafico e la Giunta municipale, nella seduta del 12 ottobre 1877, dette mandato al sindaco perché contattasse il comune di Monteforte onde ottenere la fornitura dei pali di legno necessari a realizzarne la linea1.

Unico motivo di disappunto fu, in quegli anni, l’arbitraria soluzione adottata dal Consorzio di Comuni con la deviazione della strada proveniente dal capoluogo di provincia lungo la zona settentrionale del territorio di Paternopoli, in modo da congiungere direttamente il nuovo ponte sul Calore con quello sul Fredane. In virtù di tale decisione in aperto contrasto con gli accordi che ne prevedevano lo sbocco presso la cappella di Santa Maria delle Grazie al cimitero, il Consiglio comunale si ritenne svincolato dall’impegno sottoscritto col quale si era sobbarcato al maggior onere finanziario e, nella seduta del 27 febbraio 1878, invitò i comuni consorziati a riconsiderare la ripartizione di spesa2.

Piacque alla gente la fermezza con cui la questione venne trattata e l’approvazione popolare si espresse appieno nelle elezioni comunali di quell’anno. Il partito della famiglia Modestino, che vi si presentò con la lista numero 1, non riuscì a proporre che 9 candidati, mentre ben 26 ne risultò contenere la lista numero 2 che faceva capo al cavaliere Giuseppe de Jorio. Le operazioni di voto, che come d’uso si svolsero nella sala della congrega di San Francesco, fecero registrare una affluenza alle urne di 183 elettori sui 207 compresi negli elenchi3, che per la quasi totalità si rivelarono favorevoli al sindaco uscente.

Esaltata dalla schiacciante vittoria riportata, l’amministrazione de Jorio non esitò ad adottare provvedimenti ritorsivi nei confronti dell’av-versario, trasferendo, già nell’anno successivo, la sede della pretura dallo stabile di proprietà dei Modestino ad una casa di Giovanni de Iorio, in via Acqua dei Franci, per il fitto della quale si stabilì un compenso annuo di lire 300, da elevarsi a lire 500 a datare dall’1 settembre 18854.

Era stato intanto predisposto un progetto per la costruzione di una strada di seconda serie che, innestandosi sulla via per Fontanarosa in località Piano, avrebbe dovuto attraversare l’abitato di Paternopoli per dirigere, quindi, verso Melfi. Ne era interessata la zona di piazza Angelo, oggi IV Novembre, soggetta a continui allagamenti a causa delle acque piovane che, dalla sommità del paese, si riversavano copiose lungo la strada San Vito. La Giunta comunale, nella seduta del 21 agosto 1880, rappresentò tale inconveniente alle autorità competenti, invitandole a riesaminare il progetto di esecuzione dell’opera, ad adottare gli accorgimenti del caso ed in particolare a prevedere, a protezione della carreggiata, un muro di contenimento che impedisse al terrapieno della sovrastante piazza di franare5.

Rotto l’isolamento e rilanciate le attività economiche e produttive del paese, si riportò l’attenzione sulla formazione degli adolescenti che la carenza di strutture aveva fortemente penalizzato. Per prima si mosse in questo senso la Congregazione della Carità che, nella seduta del 15 ottobre 1880, su progetto dell’ingegnere del Genio Civile Tito Scorvina, per una spesa complessiva di lire 379,90, deliberò il recupero degli spazi antistanti l’orfanotrofio da conseguirsi con la demolizione della torre e con lo spianamento del suolo per la sua trasformazione in giardini1.

Sulla sua scia, il successivo 19 novembre, la Giunta municipale stipulò con Giuseppe de Jorio che ne era il proprietario, per la durata di anni quattro e per la pigione annua di lire 60, un contratto di fitto per un locale, da destinare ad aula scolastica, ubicato al disotto della chiesa maggiore2.

Spirava ovunque aria di relativo benessere: l’artigianato era fiorente, produttivi i terreni agricoli, dinamici i commerci, efficienti i servizi sociali, i bilanci comunali non più repressi da onerosi indebitamenti. I 15 fanali a petrolio deputati alla pubblica illuminazione, la cui gestione in appalto comportava una spesa di lire 25 ciascuno, furono giudicati insufficienti e la Giunta comunale, il 14 settembre 1881, non ebbe difficoltà a disporne l’installazione di altri tre3.

I Modestino, dal canto loro, vollero recuperare agli antichi onori la cappella di Santa Maria delle Grazie in via Croce, come ricorda una lapide in essa rinvenuta: SACELLUM HOC \ SS. GRATIARUM MATRI AC DIVO ANTONIO DE PADUA \ SACRUM \ IURE PATRONATUS FAMILIAE MODESTINO \ DIUTISSIME CLAUSUM ET DERELICTUM \ EUGENIUS MODESTINO \ AERE SUO RESTAURAVIT \ NEC NON CULTUI DIVINO RESTITUIT \ A. D. MDCCCLXXXI.

Questo tempietto, consacrato alla Santissima Maria delle Grazie ed al divino Antonio da Padova, con diritto di padronato della famiglia Modestino, per lunghissimo tempo chiuso ed abbandonato, Eugenio Modestino restaurò nel suo luogo originario, nonché restituì al culto divino nell’anno 1881.

Sebbene non si fosse ancora provveduto alla demolizione della torre, la Congregazione della Carità si ripropose la rivalutazione dell’educandato intitolato a Ciro Mattia. A tal fine, il 31 maggio 1883, fu stipulato un capitolato con le Suore delle Sacre Vittime di Castellammare di Stabia a cui fu affidato il compito di accudire le orfane, la gestione dell’asilo infantile e l’insegnamento nelle classi femminili della scuola comunale4.

In quell’anno fu sciolta la Guardia Nazionale in quanto istituzione dispendiosa ed ormai priva delle ragioni di difesa del territorio che ne avevano determinato la nascita5. Di regola aveva contato in Paternopoli 180 militi in servizio ordinario e 42 di riserva, ed aveva avuto in dotazione un armamento di 191 fucili, di cui 180 forniti dal Governo ed 11 di proprietà del comune6. Fu questo l’atto di definitiva chiusura con un passato, pur recente, di anarchia e di turbolenze, salutato con soddisfazione dalla popolazione che vedeva pienamente restituite ai campi ed alle attività artigianali le braccia più valide.

La primavera del 1884 fu incerta ed addirittura la Pentecoste si svolse all’insegna del maltempo. Antonio Colantuono, che ne aveva l’appalto, per non far mancare la provvista si fornì di una quantità di neve secondo il consumo degli altri anni, ma pel cattivo tempo e pel continuo irrigidirsi dell’aria gli rimase invenduta, e si sciolse in acqua.

Ma non erano i capricci delle stagioni, peraltro non insoliti, ad impensierire la gente. A Napoli era riesploso il colera dilagando nei centri limitrofi dove ne persistevano focolai mai estinti. Nella lotta ingaggiata dai sanitari per contrastare il morbo si distinse il medico di Paternopoli Luigi Romanelli, tanto da meritare gli elogi del Governo e delle autorità locali. Per tale esemplare comportamento, il 14 febbraio 1885 il comune di Paternopoli volle a sua volta tributargli in questi termini un riconoscimento ufficiale: In tanto luttuoso avvenimento, che contristò l’intera Nazione, questo paese ebbe di che consolarsi: esso fu lieto ed orgoglioso nel pensare che un suo concittadino avesse potuto rendersi benemerito della scienza medica e della sofferente umanità1.

Ma il morbo non era stato debellato e già minacciava di nuovo queste contrade.


2 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 780 - Fasc. 22121.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

2 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 6 - Busta 408 - Fasc. 5656.

3 Giuseppe de Jorio: Cenni statistici, geografici e storici intorno al comune di Paternopoli - Milano 1869.

4 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1878 all’anno 1880.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1861 all’anno 1883.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 780 - Fasc. 22128.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

5 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 782 - Fasc. 22180.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

5 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 6 - Busta 408 - Fasc. 5661.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1878 all’anno 1880.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 778 - Fasc. 22103.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1878 all’anno 1884.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1861 all’anno 1883.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1878 all’anno 1884.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1880 all’anno 1884.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12330.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

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