La guaritrice si muniva di una penna di gallina, preferibilmente nera, che intingeva in olio di oliva, e con essa, tracciando ripetutamente il segno della Croce, ungeva la parte malata, contemporaneamente recitando:
Gesù Cristo cammennanno eva,
na ronna pe' dananti la trovavo.
"Ronna addò vai?"
"Io non so' donna, so' la risibbola
ca me metto 'nguollo a li cristiani
e re fazzo arraggià coma no cane'.
"Piglio no bastone e te voglio abbastona !
"Non m'abbastona' ca no segreto te voglio 'mbara':
Penna re iallina e uoglio r'auliva,
tu, risibbola, vavattenne via'.
Gesù Cristo era in cammino,
si imbatté in una donna.
"Donna, dove vai?"
"Io non sono donna, sono la risibbola
che mi attacco alla carne delle persone e
le faccio impazzire come un cane".
"Prendo un bastone perché voglio bastonarti!"
"Non bastonarmi ché un segreto voglio confidarti:
Penna di gallina ed olio d'oliva,
tu, risibbola, vattene via".
Il rito andava ripetuto tre volte: una prima allo spuntar del sole, una seconda al calar di esso, e la terza, infine, il giorno successivo, allo spuntar del sole.
Rito 2
Altro rito per la passata della risibbola ne riduceva la triplicazione dell'esecuzione mediante l'impiego contemporaneo di tre penne di gallina nera. Con esse, intinte in olio d'oliva, la guaritrice spennellava la parte dolorante del paziente, mentre recitava:
Gesù cammenanno eva;
yrovavo na femmena pe' 'nnanti.
"Che cosa vai facenno?"
"lo me chiamo Risibbea,
me metto int'a la carne umana,
fazzo allucca' coma no cane".
Gesù rispunnio: "lo te piglio a bastonate". '
"Non me ne vavo nì a bastonate nì co' nienti,
me ne vavo co' tre penne re iallina neora
e co' uoglio r'auliva".
Gesù era in cammino,
si imbatté in una donna.
"Cosa vai facendo?"
"Io mi chiamo Risibbea,
mi introduco nella carne umana
faccio urlare come un cane".
Gesù rispose: "Ti prendo a bastonate".
"Non me ne vado con le bastonate né con altro,
me ne vado solo con tre penne di gallina nera
e con olio d'oliva".