Per nonno Pasquale le ore trascorsero in una sorta di dormiveglia, a tratti trasalendo, dischiudendo un occhio per scrutare il nero orizzonte oltre l'imposta socchiusa della finestra, tendendo l'orecchio per cogliere una voce, un passo, un qualsiasi rumore che non veniva.
Aveva preso appuntamento con gli amici per recarsi alla fiera a Mirabella, ma quelli se ne erano scordati, e non era la prima volta. Nonno Pasquale sospirò. "Fra poco albeggia", disse scuotendo la moglie distesa accanto a lui. "Quelli sono andati, Caroli'! ".
Anche nonna Carolina ne era convinta; si alzarono in fretta, si vestirono. Lui si avvolse nel mantello, lei si coprì le spalle e la bocca con lo scialle di lana in quanto la notte era fredda, e prese in bilico sul capo il canestro in cui aveva riposto il pane, una frittata ed il fiasco di vino da consumarsi quel giorno.
Uscirono e si incamminarono con passo misurato, in silenzio, nonno Pasquale precedendo di un metro o due la moglie.
Si lasciarono il paese alle spalle. La notte era immobile e scura. Nonno Pasquale camminava immerso nei propri pensieri e nonna Carolina lo seguiva e si immaginava il nuovo arcolaio per il quale, con pazienza e non pochi sacrifici, aveva messo da parte centesimo su centesimo.
Avevano appena oltrepassato la cinta del cimitero che la notte fu sconvolta da un improvviso turbinio di vento, un mulinello colmo di sospiri che si abbatté su nonna Carolina e le strappò il cesto dal capo per trascinarlo via nella notte. E subito fu di nuovo il silenzio.
Nonno Pasquale procedeva ignaro. Non si era accorto di nulla. Nonna Carolina continuava a seguirlo, attonita, come un'automa, incapace di profferire parola, ammutolita dallo spavento.
Seguendo noti viottoli, ben presto si trovarono ad attraversare il ponte sul fiume Fredane. Di nuovo un fruscio lontano animò la notte e lo viento virovo (mulinello) discese su nonna Carolina e le depose il canestro sul capo. Nonno Pasquale, che la precedeva, ancora una volta non si avvide di nulla.
Fu alla curva di Mangiaoccolla[1]che nonna Carolina si accasciò con un gemito sul ciglio della strada. Aveva le sottane fradice in quanto, per lo spavento, si era orinata addosso. Con un fil di voce, balbettando, mise il marito al corrente dell'accaduto ed entrambi, stretti l'una all'altro, rannicchiati nell'erba umida, attesero l'alba recitando orazioni a suffraggio delle anime dei defunti.
[1]Letteralmente: Mangiacchioccia. La curva così denominata è il terzo tornante dopo il ponte sul Fredane, in direzione di Fontanarosa, e prende il nome dal nomignolo attribuito al proprietario della masseria ivi ubicata.