Magia Terapeutica - Lo Nierevo 'ngaravaccato (Muscolo accavallato)

Le modalità di esecuzione di questo rito non potevano essere rivelate se non nel periodo della Quaresima.

La seduta terapeutica andava programmata in quanto era indispensabile, per il compimento del rito, la partecipazione attiva di due sorelle non maritate, preferibilmente gemelle.

Il paziente veniva fatto distendere sul pavimento e le due ragazze erano invitate a disporsi, l'una di fronte all'altra, ai lati di esso.

La guaritrice agganciava fra loro due cacciacarne (segmenti metallici uncinati ad una delle estremità, impiegati in cucina per tirar fuori dai pentoloni pezzi di carne postivi a bollire) e li disponeva sul muscolo infiammato. Le ragazze si chinavano a raccoglierli, sganciandoli, prelevando rispettivamente l'utensile la cui impugnatura era volta nel senso opposto alla propria posizione. A quel punto la guaritrice pronunciava la formula:

Doe sorelle simo,

mamma e padre tinimo,

e sto nierivo 'ngaravaccato

scaravacca' lo vulimo.

Due sorelle siamo,

mamma e padre abbiamo,

e questo muscolo accavallato,

disaccavallare lo vogliamo.

Nel corso della recitazione le sorelle, a turno, scavalcavano il paziente.

Questo rito andava eseguito tre volte al sorgere del sole, tre volte ancora la sera, al calare di esso, ed alfine tre volte la mattina successiva, parimenti al sorgere del sole.

Magia Terapeutica - La Narcatura (Inarcamento della colonna vertebrale, proprio dell'età senile)

Era opinione diffusa che la narcatura si contraesse passando sotto un arco o attraversando un crocevia ove, incautamente, altri si fossero liberati del malanno. Essa si manifestava sotto forma di depressione fisica, di debolezza generale, di malessere diffuso, di dolore alle ossa.

La guaritrice faceva disporre carponi sul pavimento il paziente, i piedi giunti e le braccia allargate. Staccava quindi un segmento di spago corrispondente alla lunghezza del corpo del paziente dalla sommità del capo ai calcagni, per confrontarla con l'ampiezza dell'apertura delle braccia, dall'estremità del dito medio della mano destra a quella del medio della mano sinistra.

Se la lunghezza risultava corrispondente all'ampiezza dell'apertura delle braccia, la narcatura era inesistente.

Se il segmento di spago risultava, in ampiezza, di lunghezza inferiore tale da escludere la falangetta del dito medio, se ne desumeva che la narcatura durasse da un mese. Se, dalla misurazione, risultava eccedente anche la falangina, lo stato patologico durava da due mesi; se pure la falange, da tre mesi.

Se, alfine, l'estremità dello spago giungeva soltanto fino al centro del palmo della mano, il paziente era affetto da narcatura da quattro mesi; se fino al polso, da cinque mesi; se fino al gomito, da almeno dieci mesi ed in quest'ultimo caso nessun rimedio era più possibile.

Laddove la guaritrice riteneva 1'intervento di una certa utilità, ripiegava più volte su se stesso il segmento di spago fino ad ottenerne una matassina della lunghezza di dieci o quindici centimetri con la quale, tenuta ben tesa fra l'indice e il pollice di entrambe le mani, toccava il paziente sulla parte posteriore del collo, trasversalmente prima e longitudinalmente poi, a imporvi per tre volte il segno della Croce, in gesti cadenzati sulla seguente formula:

Croce fatta,

arco levo;

Croce fatta,

arco levo:

Croce aggio fatta

e narcatura aggio levata.

Croce fatta,

arco tolgo;

Croce fatta,

arco tolgo:

Croce ho fatto

e narcatura ho tolto.

Si procedeva operando analogamente sulla zona renale, quindi ancora sulle giunture congiunte degli arti inferiori, ed alfine sui talloni uniti.

Ultimato il rito, lo spago veniva appallottolato e consegnato al paziente affinché se ne liberasse, preferibilmente distruggendolo nel fuoco onde evitare che altri, passandovi nei pressi, contraesse il male in esso imprigionato.

Magia Terapeutica - La Meoza

La formula per passa' la meoza (sottoporre a pratica terapeutica il paziente affetto da malattia della milza) è andata perduta.

Si ricorda che il paziente veniva sottoposto a misurazione, mediante l'impiego di un pezzo di spago, della distanza intercorrente fra l'omero destro e la punta delle dita della mano sinistra, con braccio disteso, nonché di quella fra l'omero sinistro e la punta delle dita della mano destra. La maggiore distanza indicava il verso in cui si era sviluppato il patologico rigonfiamento della milza.

A conclusione del rito, veniva legata e sospesa al soffitto una milza di pecora il cui graduale essiccamento determinava la progressiva guarigione del paziente.

Magia Terapeutica - La Masciara (Dal longobardo masca che significa strega)

La superstizione, l'ignoranza, l'ancestrale soggezione di cui le genti erano permeate hanno ammantato di mistero la figura della guaritrice. Fiorivano intorno ad essa mille leggende che alimentavano un timore reverenziale e, sebbene essa svolgesse un ruolo fondamentale nella società, in quanto depositaria di antiche formule magiche e delle segrete virtù delle erbe, fu, nei secoli, temuta ed emarginata.

Sporca, trasandata, viveva in solitudine, ai margini del borgo, in una misera bicocca isolata dalla cui angusta finestra, anche nelle notti d'estate, fuoriusciva fumo misto ai vapori delle erbe messe a bollire.

Si circondava di gatti in quanto le tenevano sgombra la casa dai topi e non avvertiva la comune necessità di allevare un cane che facesse da guardia, nella consapevolezza che nessuno avrebbe mai osato violare la sua dimora.

Di solito la si vedeva vagare per anfratti e per forre, scrutare fra i cespugli e cogliere qua e là le erbe che si affrettava a celare nel sacco da cui non si separava mai.

Da lei ci si recava spinti dalla disperazione, solo quando qualsiasi altro rimedio tentato era risultato vano, dopo il calar delle tenebre, sopraffatti da un senso di colpa e di angoscia misto a speranza e trepidazione.

L'uscio non era mai chiuso. La stanza angusta, rischiarata appena da un lume ad olio, pregna dell'odore di fumo, appariva miseramente arredata: un pagliericcio di spoglie, un tavolo, qualche scranna, una credenza incrostata ed una grossa pentola nera sul fuoco. Dovunque vieti simulacri della Vergine e di Santi.

Lei, taciturna e lenta, confezionava impacchi e somministrava decotti e pozioni, mai disgiunti da rituali magici, da formule arcane appena sussurrate. Non chiedeva nulla in cambio, e se qualcuno le portava in dono del cibo non rifiutava, ma neppure manifestava gratitudine o semplicemente interesse.

Con l'affermarsi della medicina ufficiale progressivamente venne a cadere in disuso il ricorso alle erbe, non così quello alle pratiche magiche che, sebbene in trascurabile misura, si è protratto, a complemento e non di rado in alternativa alle prescrizioni mediche, sino ai nostri giorni.

La stessa figura della guaritrice è venuta col tempo frammentandosi sì che le singole formule, separatamente tramandate, non costituiscono oggi un patrimonio unitario. Depositarie ne sono anonime vecchine, vincolate al segreto da antichi patti, da un implicito giuramento che non può essere tradito se non a prezzo di punizioni ultraterrene.

Contrariamente alle credenze popolari, mai nulla vi fu di demoniaco nella magia terapeutica. Ciascun rito è un atto di fede, una manifestazione di religiosità profonda in quanto la guaritrice si fa strumento della pietà divina per lenire il dolore. La ricorrente triplicità nella ripetizione delle formule, nell'imposizione del segno della Croce, talvolta esasperata sino alla sua stessa triplicazione, altro non è se non un tributo alla divina Trinità.

Magia Terapeutica - Espressioni augurali e Riti propiziatori

Di origine antichissima, scongiuri, suppliche e frasi augurali, intesi a salvaguardare la salute ed i beni materiali, caratterizzavano i rapporti sociali. L'impiego del frasario augurale non solo era indice di buona educazione, di correttezza e di benevolenza, ma soprattutto veniva ad assumere un ruolo esorcizzante volto ad immunizzare l'oggetto del discorso dagli influssi malefici che eventualmente le parole avessero potuto concretizzare.

Così, nell'esprimere ammirazione per un bambino non potevano essere omesse espressioni come "Crisci santo!" (cresci in santità!) o "Shcatta maluocchi!" (crepi l'invidia! ); nei confronti degli animali domestici era d'obbligo l'augurio di "Binirica, crisco!" (sii benedetto, cresci!) e, specificatamente per il maiale, di "Santo Martino!", affidandone la crescita al Santo, peraltro già protettore dei raccolti autunnali; il rifiuto dell'offerta di cibo era sempre accompagnato dalla frase augurale di "Lassalo cresce!" (lascia che esso aumenti).

Si era soliti manifestare gratitudine ad una fanciulla con l'espressione `Mmaretata ricca!" che costituiva l'augurio per un matrimonio vantaggioso, e in occasione di ricorrenze e di festività religiose si auspicava lunga vita augurando "Pe' cient'anni!"

Per preservarsi dagli incubi, dalle forze del male in agguato nella notte, appena a letto, ci si premurava di recitare la seguente preghiera scongiuro:

Santo Francisco, moneco re Cristo,

vardeme st'anema fino a che m'addormisco.

Si lo riavolo me vene a tenta',

Sango re Cristo aiuteme tu!

San Francesco, monaco di Cristo,

vigila su questa mia anima fino a quando non sarò addormentato.

Se il diavolo viene a tentarmi,

Sangue di Cristo aiutami tu!

I bambini, affinché venisse loro su una dentatura sana e forte, erano invitati a scagliare sul tetto della propria abitazione ciascun dente di latte al momento della caduta, recitando i seguenti versi:

Titto, titto, titto,

teccote lo rente stuorto

e meneme l'addiritto.

Tetto, tetto, tetto,

tienti il dente caduco

e mandami quello giusto.

Perché cessasse un fastidioso singhiozzo, era indispensabile portarsi presso un pozzo ed ivi recitare:

Sigliuzzo, sigliuzzo,

vavattenne int'a lo puzzo,

vavattenne int'a lo mare,

va' addò la commare;

viri che te rice e

bienimmillo a dice.

Singhiozzo, singhiozzo,

vattene nel pozzo,

vattene nel mare,

vai dalla comare:

ascolta ciò che ti dice e

vieni a riferirmelo.

Le espressioni augurali e questi pochi semplici riti propiziatori avevano valore preventivo, restando di esclusiva competenza delle masciare (maghe guaritrici) le pratiche esoteriche a fini terapeutici.

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