Lo visco (Lo zufolo)

Di tradizione pastorale, affondava le sue radici nella notte dei tempi. Per la sua realizzazione erano soprattutto capaci i ragazzi addetti al pascolo delle pecore o delle capre. Era ricavato da una sezione di canna comune, tagliata in modo da risultare occlusa ad una estremità dalla membrana in corrispondenza del nodo. Nel cavo dell’estremità opposta, sfettata obliquamente, si inseriva, per la profondità di due centimetri circa, un trancio di legno cilindrico, analogamente sagomato, perfettamente aderente ad eccezione del tratto più lungo a cui veniva asportato uno strato delle spessore di qualche millimetro, onde consentire il passaggio dell’aria. In prossimità del beccuccio così costituito, lungo il tratto superiore della canna, si praticava un foro, per ottenere un suono monotonale, a volte due, alla distanza di un centimetro circa fra loro, per un suono bitonale, mediante l’alternata otturazione di essi. A volte, per ottenere una più complessa modulazione dei suoni, pur lasciando un solo foro di uscita, si usava asportare la membrana di occlusione per inserire nella cavità risultante uno stantuffo costituito da un bastoncino ad una estremità del quale era avvolto un pezzo di stoffa per uno spessore tale da consentirne la perfetta aderenza alla superficie interna della canna nella quale veniva inserito. Facendo scorrere avanti e indietro lo stantuffo, si riduceva o si ampliava la capacità volumetrica di modo che, soffiando nel beccuccio, si otteneva la variabilità del suono. Il gioco, che si espletava soprattutto con la costruzione dello zufolo, proseguiva poi con l’esecuzione di un improbabile concerto."
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