Miracolosa Effige Maria SS, Miracoli attestati per la prima Incoronazione

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 7

I miracoli che registrati si leggono negli atti autentici del­la causa dell’Incoronazione di Maria SS. di Consolazione, oltre i già due riferiti miracoli del muto Giovanni Battista d’Amato, e del Si­gnor Gennaro Cubelli sono i seguenti

  • Vincenza Mortifera della terra di Caposele, zoppa di manie­ra che le erano uscite due ossa dalla coscia, ed appena poteva reg­gersi poggiata su due stampelle: condotta avanti la Sacra Imma­gine di Maria SS. si buttò su i gradini dell’altare, e stette per due ore di faccia a terra, implorando caldamente il suo aiuto; se le un­se l’olio della lampada della Vergine, e dopo alquanto tempo si rizzò in piedi, e camminò liberamente, e dopo di aver resi i dovu­ti ringraziamenti, si restituì nel suo paese, e non cessò mai di rac­contare a chiunque, e da per tutto le glorie della sua pietosa Bene­fattrice.

  • Caterina Ricciardi della città di S. Angelo dei Lombardi, stor­pia, e rotta in tutte le giunture, fu portata su di una macchinetta di legno in forma di bara, e collocata accanto l’altare della Vergine SS. Vi dimorò più giorni assistita da persone pie, e devote, ed ella sempre cogli occhi in pianto, e con fievole voce si raccomandava alla pietà dell’amorosa Signora: in ogni giorno si faceva ungere l’olio della lampada, ed alla fine dopo alcuni giorni ottenne la sua guarigione, e ritornarsene in casa sua, e finché visse continuò in ogni anno a fare la visita alla sua Madre di Consolazione.

  • Un religioso Francescano del convento di Montella per un tocco apopletico già muto da sei anni, con speciale devozione, ed umiltà si portò a visitare la Vergine SS. per ottenere la loquela, ma non tantosto se gli fece inghiottire un cucchiaio di olio della lampada, che cominciò liberamente a parlare.

  • D. Vittoria moglie di D. Pasquale Troiano della Rocca di S. Felice, da più anni era gravemente tormentata in una mammel­la la quale ad onta di tanti rimedi adoperati già si era resa tutta putrida ed incurabile. Vedutasi dà Medici abbandonata ricorse al­la pietà di Maria della Consolazione, fece voto di venirla a visita­re, la visitò, e si fece ungere la mammella dall’olio della lampada, e dopo alquanto tempo si vide perfettamente sana. Le donò un gran regalo di oro.

  • Francesco Garofalo di unita con sua moglie, di Lioni, am­bedue da moltissimo tempo infermi con una tediosa febbre quar­tanaria; si portarono a visitare questa Vergine SS. e fecero canta­re in suo onore una messa solenne, si confessarono, e si comuni­carono con molta devozione, e da quel tempo in poi non più lor sopravvenne la febbre, e si ristabilirono perfettamente.

  • Michele Boccella di Castel di Franci, etico, sputante conti­nuo sangue dalla bocca, estenuato, e quasi ridotto agli estremi periodi della vita. Dall’ascoltare le grandi beneficenze, che, com­partiva la Vergine SS. della Consolazione, concepì una viva speran­za che se egli avesse visitata questa Madre di Dio nella sua Chie­sa sarebbe certamente guarito: come in effetti vi si fè condurre su di una sedia, e fattosi ungere l’olio della lampada, cessò il san­gue, e non istette molto a vedersi sano perfettamente.

  • D. Giustina di Mattia di Paternopoli, zoppa da più anni, che ap­pena faceva qualche passo con due stampelle sotto le braccia; fat­tasi portare avanti l’altare della Vergine SS. si unse l’olio, e si vi­de sana, e lasciati i bastoni sull’altare da se stessa ritornarsene in sua casa, gridando, e dando gloria festivamente a Dio, ed alla Ver­gine Madre.

  • Francesco Vorillo della Città di S. Angelo Lombardi aveva un figlio storpio, senza giunture, lo portò sopra l’altare di Maria SS. e gridando, e piangendo diceva: Madre mia o fatelo sanare, o morire: e continuando per qualche tempo con queste voci a pre­gare, si vide il fanciullo alzarsi, e rizzarsi in piedi: ma dopo otto giorni morì.

  • La Signora Emanuele d’Amato Marchesa di Castel de Fran­ci, tormentata da forti dolori di viscere, e da una violentissima febbre oppressa, era già destituita da medici: vedendosi presso al­la morte, altro non diceva: Maria SS. della Consolazione di Paternopoli aiutatemi; si fece ungere l’olio della Vergine; e fece voto, che se guariva, sarebbe andata a visitarla nella propria Chiesa: pas­sò migliore, si sedarono i dolori, ed il giorno seguente si ritrovò all’intutto sana. Fu subito a visitarla, e le portò in dono un anello prezioso e un Crocefisso d’oro.

  • D. Nicoletta Mattioli di Gesualdo, inferma da sei mesi con febbre continua: fece voto di visitare la Vergine SS. e la visitò con maggiore ossequio, e devozione, ed in un subito le cessò la febbre, e continuò nella più perfetta salute.

  • Grazia Guarini di Solofra fu per un anno intiero oppressa da continue febbri, e resa etica, ed esaminata fu abbandonata dà Medici. In questo stato ricorse con calde lagrime al patrocinio di Maria di Consolazione, la pregò liberarla da quella odiosa infermi­tà, e fece voto di venirla a visitarla. Dopo pochi giorni guarì per­fettamente, e venuta poi di persona a rendere le dovute grazie a Maria SS. le lasciò una veste di seta con molti altri donativi.

  • Angiola Rosa di Mirabella, caduta sotto di un carro, tre volte gridò: Maria SS. di Consolazione di Paternopoli aiutatemi: la ruota del carro le passò per sopra le gambe, che dovevano frattu­rarsi, ma le cagionò soltanto alcune lividure, con grande ammira­zione della gente, che vi era presente. Venne subito a ren­dere le grazie alla Vergine SS. e le recò in dono un rosario d’oro.

  • Pasquale Iannuzzi di Paternopoli, tirando i bovi col carro, que­sti non so per quale oggetto spaventati cominciarono precipitosa­mente a fuggire, non potendoli egli trattenere, cadde, e nell’atto istesso chiamò la Vergine della Consolazione in soccorso: all’istan­te si fermarono i bovi, ed alzatosi, subito seguirono i bovi col car­ro il loro corso precipitoso, e restò egli da ogni minimo male li­bero, ed illeso.

  • La Signora D. Antonia Ferrara figlia di D. Cosimo agente della città di Acerno da tre anni era ossessa, e veniva agitata dal­le furie più tormentose e spietate, portata ligata su di una mula a viva forza si fece entrare nella Chiesa, e condotta avanti l’altare di Maria SS. con i vari e gridi diede segno dello spirito maligno, di cui era invasata, e fattisele gli esorcismi dall’Arciprete della Chiesa D. Tommaso di Mattia, per più ore stiede ostinata. Se le pose la sacra stola sul collo, ed essa allora a guisa di serpe si di­stese a terra, e strisciando con la pancia per terra correa appresso all’esorcista, e così strascinando la trasportò avanti al tabernaco­lo del SS. Sacramento, dove se la fecero anche gli esorcismi; ri­tornò poi appresso dell’esorcista anche nella medesima maniera trascinandosi avanti l’Altare della Beata Vergine ed ivi si pose di faccia a terra, e ripetuti gli esorcismi ella tramandò un sospiro, e poi disse: grazie, grazie Maria SS., ed alzatasi in piedi si vide libera all’intutto.

  • Un certo Giuseppe naturale di S. Fele da più tempo an­che era agitato dallo spirito maligno condotto avanti la Immagi­ne di Maria SS. faceva grandi strepiti; e nel farsegli l’esorcisma si contorceva con tutta la persona, facendo orribili movimenti col­la bocca, ed aveva gli occhi si accesi e torbidi, che apportava spa­vento, ed orrore à circostanti. Alla fine l’esorcista lo segnò con l’olio della Vergine, ed impose allo spirito per tre volte in nome di Maria Vergine di Consolazione di partire e lasciare libero quel corpo: l’ossesso subito restò tramortito a terra, e dopo fattolo alzare tutto spossato, e debole con voce fievole ripeteva grazie Ma­donna mia; e restò così sano e libero.

  • La moglie di Antonio Forgione di Castelfranci da tre anni stava inferma, e quasi disperava della sua salute: venuta a visi­tare Maria SS. ed untasi l’olio della sua lampada, si migliorò da giorno in giorno, e dopo poco tempo si trovò sana perfettamenteLorenzo Ciane di Bagnoli talmente storpio, e guasto era di membra che si portò a visitare Maria SS. legato su di un asino stando gittato a terra avanti l’altare con caldi e profondi sospiri umiliava le sue preghiere. Fece cantare una messa solenne, e fattasi ungere con l’olio della lampada ottenne la grazia di guarirsi, e vol­le ritornare a piedi al suo paese.

  • Un certo Domenico della Città di Bari, intese i numerosi prodigi della nostra Madre SS. fin in quei remoti paesi, essendo in tutto cieco da molti anni: volle venire a visitarla colla viva fi­ducia di ricevere la vista, e restò pienamente appagato del suo de­siderio. Non cessando nel suo ritorno di narrare da per tutto le glorie della nostra amata Signora.

  • Polisto Omirro di Bonito da molti anni ammalato, fattosi condurre a visitare la Vergine SS. ottenne pienamente la sua sanità.

  • Grazia Salimene di Cassano con una febbre maligna, ri­dotta quasi all’ultimo della vita, pregò per la sua salute la nostra Madre Consolatrice, e si obbligò con voti di venire a visitarla: subi­to passò meglio, e guarì; venne poi a rendere le grazie a Maria SS. e le fece dei ricchi donativi.

  • Disperata da medici era la guarigione del Reverendo D. Ni­cola Angrisano arciprete del Luogosano oppresso da maligna feb­bre mortale, e già si era munito di Sacramenti,. Tutte le donzelle del suo paese processionalmente vennero scalze, e scarmigliate al­la Vergine della Consolazione per la salute del loro pastore, ed egli fece voto di visitarla di persona, ed al momento cessò la gra­vezza del suo male e dopo due giorni ritornò alla primiera salute.

  • Pasquale Sopito di Chiusano infermo con una febbre di coagolo, e munito dei Sacramenti, quasi perdei l’uso dei sensi: lo esortarono a ricorrere alla Vergine di Consolazione, e fece voto di visitarla, ed untoli l’olio della Vergine subito acquistò il perfet­to uso dei sensi, e dopo breve tempo si alzò sano dal suo letto.

  • Letizia Colucci della Città di Conza, per lunghissimo tem­po inferma ricorre al Patrocinio di Maria SS., e si applicò al petto una sua Immagine, e subito riacquistò la salute, quindi venne a renderle, le dovute grazie.

  • Luca Andreotti della Baronia, cavalcando una furiosa giu­menta, che velocemente correa, cadde, ed in quell’atto disse: Ma­ria SS. di Paternopoli salvatemi; e tra le pietre, in cui cadde, non si fece alcun male.

  • Cruciata per undici giorni da spasimanti dolori di testa la Signora Caterina Gregori di Bagnoli, e sperimentati vani tutti gli umani rimedi, ricorse alla Vergine SS., ed untasi il suo olio, con obbligarsi di visitarla, all’istante cessò il dolore, e rese alla Vergine SS. i ringraziamenti con ricchi donativi.

  • Tormentata per più tempo Caterina Amatucci di Monte­miletto da gravi dolori di stomaco, dimodocchè nei poteva prende­re molto cibo, nè poteva ritenerlo, ma subito presto lo rigettava; onde si era estenuata in maniera, che poca speranza di vita poteva restarle. Untosi però l’olio della Vergine SS. e fatto voto di visi­tarla, si sentì sana, prese cibo con appetito, nei mai più in appres­so fu incomodata da tali dolori.

  • Angiola Andreone di S. Andrea tormentata fieramente da dolori viscerali, invocando il S. Nome di Maria di Consolazione, e baciando con devozione la di Lei Immagine, all’improvviso restò guarita.

  • La Signora D. Agata Mattioli di Fontanarosa, inferma da moltissimo tempo, ed oppressa da vari complicati incommodi, fe­ce voto di visitar la Vergine SS. e fra due giorni fu libera e sana.

  • Anna Giannini della Città di Nusco, per un difficile e dispe­rato parto, stava abbandonata, e già presso a morire. La segnarono con l’olio della Vergine, ed in quell’atto invocan­do essa il Nome di Maria SS. della Consolazione, in un subito fe­licemente sgravò, e diede alla luce la sua prole. Innumerabili so­no stati i simili avvenimenti dei parti felici conceduti dal Signo­re per la intercessione della sua Madre, e nostra Avvocata Maria, e non vi è chi l’ignori.

  • Una certa donna di Montella avendo un figlio con una gam­ba molto più lunga dell’altra per un infermità sofferta, lo portò innanzi l’altare di Maria SS. l’applicò l’olio, e quello riacquistò l’eguaglianza delle gambe.

  • Un uomo di Taurasi, il cui nome non viene registrato ne­gli atti, per un’antrace maligna, abbandonato dai Medici, e muni­to dell’estrema unzione, giaceva presso a morire. L’applicarono una Immagine della Vergine SS. ed egli fè voto, se guariva di visitar­la: la mattina seguente si trovò migliorato, e dopo due giorni gua­rito all’intuito.

  • Il Signore Giovanni Iorio di Paternopoli, Amministratore del­la Cappella venerabile di Maria SS. della Consolazione, anche con giuramento attestò, che nell’anno 1764, anno penurioso, e di ca­restia, essendo terminato l’olio per la lampada di Maria SS. di Con­solazione, nei per qualunque diligenza, e ricerca fattane potè tro­vare a comprarne; onde stava inquieto, e spesso diceva: Madonna mia, provvedi tu. Una mattina stando in casa sua, andò da lui il Sacrestano della Chiesa per il detto olio, e gli rispose, che non ne aveva affatto. Il Sacrestano non credendolo l’insistea, ma egli infuriato, lo condusse nel luogo, dove tenea il vaso dell’olio, per fargli vedere, che era vuoto; ma con istupore, e meraviglia trovarono il detto vaso ricolmo di olio, il quale fu sufficiente per tutto quell’anno, non ostante, che lo dispensava largamente a devoti sì Cittadini, che forestieri.

Il sopraddetto Arciprete di Mattia attestò ancor -di aver fatti gli esorcismi ad altri ossessi, anche guariti dalla Vergine SS. co­me pure in unione dei sopradetti Sacerdoti attestò che molti altri ciechi, storpi, ed infermi miracolosamente avevano ricevuta in diversi tempi la sanità, dei quali tutti ne ignoravano i nomi e le patrie.

Miracolosa Effige Maria SS, Miracoli di Maria S.S. della Consolazione

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 6

Non deve recar meraviglia se è stata sempre grande la descrit­ta frequenza dei popoli che sono concorsi a venerare questa Sagra­tissima Immagine; non essendo mosso da curiosa vanità nei d’altro vano, e leggiero motivo, ma da l’obbligo assolutamente o di rende­re per i favori ottenuti le debite grazie, o di venire ad implorare nei suoi bisogni, e gravi afflizioni, aiuto, e soccorso, poichè la divinis­sima Madre a chiunque con fiducia, e viva fede è ricorso al suo pietoso Patrocinio ha le sue grazie, ed i suoi favori largamente do­nati, e compartiti.

Nei possono affatto esporsi, e spiegarsi i prodigi numerosi in ogni tempo della nostra Vergine comune Madre pietosa operati a pro dei miseri, e disperati. Chi può numerare le tante infermità da Lei guarite? Chi le piaghe incancrenite, e pericolose, le febbri più maligne, ed acute? I dolori più gravi, e spasimanti? quanti ciechi hanno goduto la bella luce? quante lingue inceppate hanno ottenuta ‘la loquela? quanti storpi si sono raddrizzati? e quanti anche da spi­riti infernali oppressi, ed afflitti, trascinati avanti di questa Sacra Immagine sono stati dalle fiere diaboliche molestie perfettamente liberati? Nei di tutti i miracoli in diversi luoghi, ed in diverse oc­casioni operati, se ne ha piena, e distinta notizia, e pochi ne sono stati scritti, e registrati, parte se n’incolpa la trascuraggine, e par­te perché di tanti guariti ignorandosene i nomi, e le patrie, appe­na una informe, e confusa memoria ne fu segnata e descritta.

Potrei anch’io qui riportarne una lunga serie di cui sono stato testimonio oculare, e ne conservo notamento; ma mi restringo a tra­scrivere solamente quei prodigi dei quali ne formarono l’attesta­to (come si legge presso gli atti pubblici del Notar Nicolò di Rien­zo) nel 1770 il Santo Arciprete di quel tempo, D. Tommaso di Mat­tia, e diciannove Sacerdoti che componevano l’intero Clero della sopradetta Chiesa; e se ne compilò il processo spedito in Roma per l’incoronazione della Beatissima Vergine. Come anche descri­verò parte dei miracoli operati nel giorno della sua Incoronazione, e nei tempi posteriori, di cui se ne conservano i veridici attestati formati da persone qualificate.

Miracolosa Effige Maria SS, Donazioni dei fedeli

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 5

Sono poi stati si grandi, ed abbondanti in ogni tempo le obla­zioni, ed i donativi fatti dalla pietà dei fedeli a questa Vergine SS. in denaro, vesti, oro, argento, ed altro di non poco valore, che il calcolarne il quantitativo riuscirebbe impossibile, specialmente delle cere donate, consistenti in torce, grandi cerei, ed innumera­bili altri lavori, che rappresentavano le varie membra del corpo umano a tenore delle grazie ottenute, in modo che n’erano quasi occupate all’intutto le pareti della sacra Cappella, ed anche della intera Chiesa. Tre lampadi di argento, una grande, e due minori, delle quali una è di continuo accesa innanzi alla Sacra immagine, anche furono un dono dei Fedeli devoti. Il grande cornicione do­rato, ch’è intorno al quadro, una colla porta di grandi lastre di cristallo, fornita, fu una oblazione del Signor Duca d’Andria, che fu il più affettuoso devoto di questa Vergine SS., e sotto al detto cornicione si legge la seguente iscrizione.

VERGINI. CONSOLATIONIS. HECTOR. CARAFA. XV. DUX. ANDRIAE. REGNI. SINISCALCUS. AERE. SUO. ANIMIQUE. OBSEQUIO. P. D. ANNO. MDCCLXI.

Come ben anche il baldacchino d’argento, alquanto elevato su l’augusta testa della sacra Immagine, fu speciale suo dono.

Taccio qui per brevità tante altre preziose largizioni di sacri arredi, e di altri speciosi ornamenti, ed anche di molte annue rendite da tempo in tempo donate, a solo motivo acciò la Cap­pella della Gran Madre di Dio restasse ben onorata, e servita.

V. INCORONAZIONE DELLA SACRA IMMAGINE

L’ammirabile e portentoso numero dei miracoli in -ogni tem­po operati, ed in varie circostanze a pro dei fedeli della divina Ma­dre della Consolazione infervorò maggiormente gli affettuosi citta­dini Paternesi, ed accese talmente di zelo i suoi devoti, che altro non meditavano ed ansiosamente desideravano, che di vedere con aureo diadema coronata la loro amata Regina. Presero intanto le mire per effettuare il loro pio, ed affettuoso desiderio. Si ebbe ri­corso al venerabile Capitolo Vaticano di S. Pietro in Roma per otte­nere la corona d’oro. Intanto si compilò con veridici attestati dello Arciprete e del Reverendo Clero della suddetta Chiesa il processo dei miracoli operati dalla Vergine SS. della Consolazione, il quale fu trasmesso in Roma, insieme con tutto ciò che occorreva a tal uopo. Ivi esaminato da quel sacro senato, e discusso l’accennato proces­so, si ottenne agevolmente la facoltativa di poterla coronare.

Come in effetti nell’anno 1.774 a di 22 Maggio, nel sacro e solenne giorno di Pentecoste, fu in nome di quel sacro Capitolo Vaticano, con sa­cratissima, e solennissima cerimonia, coronata la sacra dipinta te­sta della Vergine SS. della Consolazione, dall’Illustrissimo, e Reve­rendissimo Monsignor D. Gioacchino Martinez, degnissimo Vescovo della Diocesi di Avellino, e Frigento; come per perpetua memoria incisa vedesi in un marmo posto avanti all’Altare della sacra Cap­pella l’iscrizione, che segue:

D. O. M.

ARCANGELORUM. REGINAE. ADFLICTORUM. CONSOLATRICI. DIADEMATE. VETUSTATIS. PREROGATIVA. MIRACULORUM. ADSIDUITATE. ADORATORUM. FREQUENTIA. E VATICANI. SENATU. IMPETRATO. AERE. SUO. POMPA. SOLEMNIORI. CIVES. ADSISTENTE. IOACHIMO. MARTINEZ. ABELINENSIS. ET. FREQUENTIAE. DIOECESOS ANTISTITE. ANNO. SALUTIS. SEPTUA­GESIMO. QUARTO. SECULI. XVII. SACRO. PENTECOSTES. DIE. CAPUT. FESTO. PER. TRIDUUM. CONTINUATO. CORONARUNT. VOS. INTERIM. PO­STERI. AUGETE. LARGITATEM. DITIOREM.

Incredibile potrebbe sembrare a chi legge, ed a me riuscireb­be impossibile, se volessi descrivere i nobili, e maestosi parati di cui vennero adornati i colonnati, gli archi ed i pareti della Chiesa, e la famosa macchina, che s’innalzava sull’Altare maggiore, come anche tutti gli altri ricchi, festivi, e ben designati ornamenti, che recavano grande ammirazione agli spettatori: le quali cose con­giunte colle armoniche melodie e canore voci dei più scelti e nume­rosi musici, e cantori napoletani, e colla solenne, e decorosa cele­brazione dei divini uffici, facevano quasi cambiar quella Chiesa in un Paradiso.

Fu tale, e tanta la frequenza, e la moltitudine delle genti, che concorsero a questa solennissima festività, che avreste facilmente asserito, che si fossero spopolati, e lasciati deserti, non che i Pae­si, e le Città ma le Province intere.

Furono poi tante numerose e spesso le beneficenze, ed i prodigi della pietosa Regina del cielo in quei giorni operati, che sembrava, che si fossero schiusi a pro dei miseri tutti i tesori delle grazie Di­vine. Testimone oculare ne fu l’Illustrissimo Vescovo di Avellino e Frigento testè nominato, il quale abitando in quei giorni in un pa­lagio poco dalla Chiesa discosto, sentiva da tempo in tempo suo­nare le campane a distesa (poichè in ogni prodigio che la madre di Dio, si benignava di compartire, solevano suonarsi le campane) tediandosi egli da questi suoni frequenti ne richiese il motivo e fu­gli risposto che le campane suonavano per le tante grazie, che la madre del Signore dispensava. Intanto si pose a mensa, ed ecco sen­te le campane suonare, gli fu asserito, che un povero cieco aveva ri­cevuto la vista, e stimando egli che questo frequente spaccio di mi­racolo fosse una fola della credula gente, niun senso gli faceva: ma quindi a poco intese di nuovo le campane, mosso da un certo entu­siasmo, senza terminare la mensa, volle andar alla Chiesa e nello entrare intese che uno storpio, che appena si reggeva su due bastoni aveva ricevuta perfettamente la sanità: fece venire a se davanti si lo storpio, che il cieco, e convinto dalla verità, restò sommamente am­mirato, ed umiliato i più se gli accrebbe la meraviglia in vedere an­che degli altri, che erano stati partecipi in quel giorno delle grazie della pietosa madre Divina. Intenerito s’inginocchiò sul balaustro avanti la sacra Immagine. Giacevano ivi molti languenti che ad alta voce chiedevano misericordia. Ma poco da lui discostato vi era uno storpio cittadino di Paternopoli, chiamato Nicola d’Aurilia, gia­cendo a terra, che con voce languida, e bassa diceva: dunque madre mia solo io non ti sono figlio, solo io sono degli abbandonati, solo io non merito pietà? ed altre siffatte espressioni: quando in un i­stante si vide lo stesso alzarsi in piedi, e gridare, grazia, grazia, e camminare per la Chiesa. Fu tanto lo stupore del Vescovo, che com­mosso da una interna tenerezza se gli affogò la parola, e non poté trattenere lagrime che largamente versava, nei mai il lodato Vesco­vo ragionò di tal fatto senza intenerirsi, e di tutto questo volle far­ne attestato in iscritto.

Del suddetto fatto accaduto, come di tanti altri prodigiosi fa­vori in quei giorni liberalmente dispensati, testimoni di vista ne sono ancora le tante persone di qualità di questo e di altri lontani e vicini Paesi, che con giuramento ne hanno fatti vari attestati di verità.

Nel di 5 Febbraio 1782 si ottenne un breve Pontificio dalla San­tità di Pio VI d’immortale memoria, munito di assenso Regio, col quale concesse in perpetuo d’indulgenza plenaria, e remissione dì tutti i peccati a coloro, che si nel giorno della festività di Maria SS. della Consolazione, come nei due precedenti giorni confessati, e comunicati avessero visitata la Chiesa Arcipretale, dov’è l’Altare di detta madre di Dio con pregare per l’estirpazione dell’eresia, per l’esaltazione della S. Chiesa, e per la pace e concordia frà principi cristiani ecc.

Non molto dopo il tempo della coronazione di Maria SS. si ot­tenne un Reale diploma di farsi nella suddetta festività la fiera per tre giorni, come in effetti grande fu per molti successivi anni la frequenza dei negoziati in detta fiera, ma poi per incuria dei cit­tadini medesimi, si vede ora quasi dimessa.

Miracolosa Effige Maria SS, Istituzione della Sua festività

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 4

Sono stati così propensi, e fervorosi i cittadini di questo paese in onorare questa Sacra Immagine della Consolazione, che di continuo hanno dimostrato cogli effetti la loro gratitudine, e l’amor singolare, che nel cuore verso di Lei nutriscono, e conservano; come anche il loro fervoroso ardente zelo in prestarle ogni osse­quio, e venerazione. Stabilirono perciò per maggiormente renderle quel culto, ed onore dovuto, una solennissima festività nel Mar­tedì dopo la sacra festa di Pentecoste, la quale fu celebrata sem­pre colla maggior pompa, per i nobili, e sontuosi parati del tem­pio, che rendevano assai decorosa la celebrazione degli Uffizi Divini, assistendovi quasi in tutte le ore del giorno i Sacri Ministri dì questo tempio colla più grande devozione, assiduità, e diligenza, af­fine di soddisfare le richieste dei fedeli, e somministrar loro i SS. Sacramenti.

Molto ancora accrescevano la pompa della solennità gli ar­monici musici istrumenti, che quasi di continuo si ascoltavano, cime anche le grandi e belle macchine e dispendiosi fuochi ar­tificiali, che in vari luoghi del Paese a spese pubbliche, e private solevano farsi. Ma molto più celebre, e solenne divenne la già detta festività pel numeroso concorso dei fedeli, i quali con una mirabile affluenza intervenivano devotamente a venerare la SS. Immagine in maniera che si stimavano anguste le strade, ed i luoghi tutti del paese per ricevere una tanto numerosità di Po­polo, anche dei più lontani paesi; non mancandovi persone ma­gnatizie, e di ranco mosse o dal desiderio di vedere, e venerare la prodigiosa. Madre di Dio, -o spinte dal decoro della solennissi­ma pompa di una tanta festività. Era una meraviglia, ed un di­letto il vedere tanto popolo così copioso, ed affollato ricrearsi in­sieme, ed unire all’umile devozione una moderata allegrezza, senza accadervi il minimo accidente disgustoso, ed il minimo disordine.

Quantunque fosse destinato per la solennità della nostra affet­tuosa Regina il martedì di Pentecoste pure i due precedenti giorni erano egualmente solenni; osservandosi nella Chiesa la stessa pom­pa, gli stessi parati, ed eguale il numero dei Fedeli: anzi per tutta l’ottava non cessava mai questa frequenza come ivi si fosse celebrata una continua festività.

Miracolosa Effige Maria SS, Epoca dei Suoi primi Miracoli

Notizie Storiche sulla Miracolosa Effige di Maria S.S. della Consolazione - Capitolo 3

Si ha per tradizione, che la soprascritta Sacrosanta Immagi­ne sia molto antica; e quantunque Ella era una vaga, e speciosa pittura, poco però veniva dalla gente curata, e pochissimo vene­rata; ed in fatti nell’anno 1751 epoca in cui, per le tante prodigio­se beneficenze della gran madre di Dio, cominciò la speciale ve­nerazione dei fedeli, ed il numeroso concorso dei Popoli a detta Sacra Immagine, il di lei Altare, forse o per incuria degli ammi­nistratori, o per mancanza di rendite, trovavasi negletto malconcio, e quasi deserto, in maniera che di rado vi si celebrava l’in­cruento sacrificio.

Avvenne che nel detto anno 1751, molti artefici falegnami stavano in detta Chiesa Parrocchiale lavorando due cornicioni di legno per sotto il soffitto della nave maggiore, e crociera di detta Chiesa, e tra gli altri vi era un falegname dei Casali di Benevento, chiamato Giovanni Battista d’Amato, uomo d’intendimento, ma per un tocco apoplettico da circa cinque anni aveva totalmente per­duto la lingua, essendosi ritirata nelle fauci, nei poteva affatto prof­ferire parola; ma solo a cenni di mano, e con lo scritto i suoi sen­timenti esprimeva. Correndo il dì 16 aprile circa l’ore 19 varie persone, tra le quali due Sacerdoti, D. Bonaventura Peccarini, e D. Filippo Cubelli, come al solito entrarono in detta Chiesa per curiosità di vedere i lavori. Coi loro discorsi esortavano il detto Giovanni Battista a ricorrere per la loquela al glorioso S. Nicola protettore di detta terra, per i cui meriti il signore si era compiaciuto operare innumerabili miracoli, ma egli come aveva dirimpetto la Sacra Immagine di Maria SS. di Consolazio­ne, con riverente umiltà vi fissò gli occhi, e quindi fece segno all’anzidetto Sacerdote D. Bonaventura che avesse avanti alla Sacra Immagine accese le candele, il che eseguito, si buttò in ginocchio­ne avanti l’altare per percuotersi il petto. L’accennato Sacerdo­te incominciò a recitare le litanie della Beata Vergine, e tutti gli astanti s’inginocchiarono: ma terminate le litanie il Giovan­ni Battista improvvisamente si alzò in piedi, ed elevando ambo le braccia verso la pietosa madre di Dio con alta voce disse Ma­gnificat anima mea Dominum etc.

Gli astanti tutti stupefatti di un tanto miracolo, e cogli occhi bagnati di lacrime per la tenerezza, e la gioia, si elevarono in pie­di e seguitarono ad alta voce a cantare l’incominciato cantico di Maria SS. Corse intanto il Sacrestano in segno di allegrezza a suo­nare le campane a distesa, ed essendosi così sparsa per tutto il paese di questo nuovo prodigio velocemente la fama, accorse in folla la gente ad accertarsi coi propri occhi di quanto era accadu­ti. Commosso ognuno da una tenerezza interna non sapeva tratte­nere il pianto, e si udivano incessantemente per ogni dove voci di lodi, e di ringraziamenti alla grande e gloriosa Madre di Dio. Con meraviglia si ascoltava il Giovanni Battista parlare liberamente e senza intoppo; e quasi sbalordito del miracolo, continuamente ringraziava, e lodava la sua pietosa Benefattrice.

L’anzi detto Sacerdote D. Filippo Cubelli, vedendo l’evidente prodigio accaduto, subito corse a dare avviso al suo Fratello chia­mato Signor Gennaro Cubelli, il quale era ridotto all’ultima spe­cie di tisi, consunto, emaciato, e sputando marcia saniosa, poco tempo attendeva la vita, ed infatti si era munito dà Sacramenti. L’accennato Sacerdote l’incoraggiò, e l’infervorò di ricorrere, e di raccomandarsi alla Vergine della Consolazione per la salute, e veramente l’infermo pieno di devozione, e di viva speranza si fè alla miglior maniera portare in Chiesa, e giunto avanti la Sacra Immagine si prostrò a terra, orando colle più calde preghiere e con abbondanti lagrime, anche degli astanti, i quali lo vedevano sull’altare vomitar sangue, e recitare le litanie della Beata Vergi­ne, e fattagli inghiottire un cucchiaio dell’olio della lampada che si fece accendere avanti la Sacra Immagine, si vide all’istante ces­sare il sangue, e respirare l’infermo, e dopo alquanto tempo si alzò, ringraziò la Vergine SS. e spogliatosi di tutte le sue vesti, che appese in dono nella Sacra Cappella, si fè restituire in sua ca­sa. Dopo alcuni giorni ristorato dalla sua debolezza, si vide per­fettamente sano, e visse sempre di valida salute, sino alla più decrepita vecchiaia, essendo morto nell’anno 1795.

Gli, infermi tutti del paese da questi portenti incoraggiati si fecero trasportare innanzi alla Sacra Immagine; ma di questi si parlerà a suo luogo. Tutti del popolo per devozione si segnarono con l’olio della detta lampada, e se ne empivano delle caraffine; e quel che fu ammirabile, che il suddetto olio, non ostante se ne fosse fatto un gran esito, non mancò mai a dismisura per un gior­no, e mezzo all’accennata lampada; come per attestato dell’Arci­prete, Sacerdoti tutti e sacrestano di detta Chiesa.

Il dì 16 Aprile, in cui accadde il soprascritto miracolo, fu giorno di Venerdì, e fin da quel tempo il Clero della Chiesa Par­rocchiale sempre, ed incessantemente in tutti i Venerdì dell’anno ha celebrato la memoria di questo primo prodigio della Vergine Maria, col cantare solennemente alle ore 19 in circa le Litanie, ed il Canto Magnificat della Vergine SS. intervenendovi la mag­gior parte della popolazione. Spero che questa lodevole consuetu­dine voglia durare sempre, nei mai cessare il fervore dei fedeli verso questa pietosa, ed amante Benefattrice.

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