La Guerra dei Roses

Il romanzo che diventa realtà.

Questa è il modo in cui potremmo definire l’attuale situazione politica a Paternopoli.

Chissà se Warren Adler nello scrivere  La guerra dei Roses”, avrebbe mai potuto immaginare che il suo romanzo potesse essere riletto in chiave politica, in modo da rappresentare, metaforicamente, gli eventi riguardanti un paesino italiano.

Per chi non conosce il libro, diciamo che esso è incentrato sulla storia dei due protagonisti, che casualmente si incontrano e si innamorano a prima vista. Il loro è un vero e proprio idillio, si sposano, hanno una bella casa e due bei bambini, insomma la loro vita è una favola.

Ma cosa accade quando il principe azzurro e la sua amata cominciano a odiarsi? La favola si trasforma in un incubo e i due escogitano piani strategici per eliminarsi a vicenda.

Evoluzione di un matrimonio perfetto in guerriglia casalinga, perfida e letale.

Non vi ricorda niente? Provate a sostituire i protagonisti con i partiti politici maggiormente rappresentativi di Paternopoli, i Ds e la Margherita.

Fino all’estate dello scorso anno sembrava un matrimonio perfetto: possibilità di intesa su tutti i fronti e ottime speranze per l’accordo delle amministrative. Poi, però, qualcosa è cambiato, e i due partiti si sono ritrovati in una contrapposizione continua.

La somiglianza tra le due vicende è impressionate.

Speriamo che il finale non sia lo stesso: nel romanzo i due protagonisti finiscono per uccidersi, cosa che nella nostra realtà politica potrebbe tradursi nella perdita dei consensi e la conseguente sconfitta elettorale.

Ma in questo contesto non vogliamo prendere nessuna posizione politica e quindi non intendiamo schierarci a favore di una delle parti politiche.

Il pericolo è che i continui scontri facciano perdere di vista il nocciolo della questione: Paternopoli ed il suo futuro.

I paternesi sono stufi dei continui sproloqui presentati attraverso la stampa, i manifesti e le discussioni nei vari luoghi di incontro del paese.

E’ ora di concretizzare, di far conoscere effettivamente quali sono le forze in gioco, quali sono gli uomini e le donne che si proporranno per le prossime amministrative e, soprattutto, quale sarà il programma che si intende portare avanti.

In fin dei conti, per ora, si sono fatti solo dei nomi, ma di un documento che esponga ciò che si vuole fare per il rilancio del nostro comune non se ne ha nemmeno una bozza (ovviamente ciò è riferito alle forze politiche e teniamo ben presente il documento programmatico dell’assessore Iannuzzo).

L’attuale sindaco non ha ancora espresso pubblicamente la sua posizione, ma ha dalla sua tutto il lavoro svolto nell’ultimo decennio. De Rienzo ha seguito la sua linea politica, può piacere o non può piacere, ma qualcosa è stato fatto e dire il contrario è semplicemente negare l’evidenza.

Spetta quindi alle forze dell’opposizione dire cosa vogliono fare e come vogliono farlo.

Inutile fare una politica di accusa contro l’attuale Amministrazione Comunale, meglio darsi da fare e preparare un’alternativa credibile, dando così al cittadino la possibilità di valutare delle proposte concrete e non cercare di indurlo ad una scelta solo in base a promesse elettorali e favoritismi vari.

In particolar modo i giovani hanno bisogno di risposte, vogliono sapere quali sono le loro prospettive, quale potrà essere il loro futuro lavorativo e quali saranno gli scenari sociali.

Sono stufi di dover pensare dove andare dopo il diploma o la laurea e soffrono nel dover lasciare la propria terra solo perché non riescono a trovare una sistemazione decente.

La politica in fondo serve a dare risposte, prospettive e sviluppo (o forse è meglio dire che dovrebbe servire a questo).

Ma oggi si assiste solo al solito teatrino delle totocanditature. Chi deciderà di impegnarsi per il bene di Paternopoli sarà ben accolto, ma il suo impegno dovrà essere reale e non in funzione di un proprio rendiconto personale.

Insomma siamo stufi della solita politica e dei soliti metodi, bisogna che le cose cambino o fra qualche anno il nostro sarà un paese senza futuro, seguendo il destino poco roseo di altri Comuni Irpini.

 

 

Felice Pescatore

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