Diritto alla Storia, Il sindaco Giuseppe de Jorio

Diritto alla Storia - Capitolo 34

Nell’anno 1863 era stato eletto alla carica di sindaco don Giuseppe de Jorio che, quale presidente della Congregazione della Carità, già nell’anno successivo aveva mostrato ampiamente di meritare la fiducia accordatagli, sia promovendo la trasformazione delle Opere di Culto in Opere Pie Umanitarie al fine di dar vita ad un istituto elemosiniere e ad una cassa di prestanze, sia portando a compimento l’istituzione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia”.

Tuttavia l’ostacolo principale alla crescita ed allo sviluppo del paese era costituito dal suo isolamento, ed il neosindaco si era prodigato per riportare di attualità il progetto di una strada che si sarebbe dovuta innestare sulla traversa Castelvetere-Avellino, ottenendone l’approvazione del Consiglio provinciale in data 25 settembre 1865, nonché quella della Deputazione Provinciale il successivo 14 dicembre2.

Nell’anno 1866 la popolazione di Paternopoli, risultò ferma a 2.151 unità3, ma già vi erano le premesse per un suo rapido incremento quando, il 10 maggio 1866, una grandinata di insolita violenza distrusse l’intero raccolto di grano, riproponendo lo spettro della miseria e della fame. In questa circostanza, ancora una volta il sindaco de Jorio rivelò le sue doti di sagace amministratore, appellandosi alla solidarietà nazionale con accenti tali che molti comuni del regno inviarono scorte di frumento che valsero ad incrementare notevolmente la consistenza del monte frumentario1.

Il 4 settembre 1866, con l’approvazione del relativo statuto, anche la Cassa di prestanze e di risparmi divenne una realtà sotto il titolo di Principe Umberto, e ne assunse la presidenza lo stesso sindaco, che ne era stato l’ispiratore2. L’istituto si poneva l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’agricoltura e dell’artigianato mediante concessione di prestiti a tasso agevolato, e se ne avvantaggiarono per l’ammodernamento degli impianti le aziende impegnate nella lavorazione dell’argilla, la cui produzione fu elevata a circa 200.000 pezzi annui3.

Si definivano intanto le intese per la costruzione della traversa per Castelvetere. Laboriose trattative fra i comuni di Atripalda, Parolise, San Potito, Montemarano, Castelvetere, Chiusano, Paternopoli, San Mango, Luogosano, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa condussero, l’11 febbraio 1867, alla costituzione di un consorzio la cui sede si stabilì in Paternopoli. Venne redatto un apposito regolamento, approvato in data 23 aprile 1867, che fra l’altro prevedeva, da parte dei comuni interessati, l’impegno di farsi carico del costo della realizzazione della strada, beneficiando di un contributo provinciale proporzionato alla spesa4.

Il comune di Paternopoli, in virtù dei maggiori vantaggi che ne avrebbe tratto, si fece carico del maggiore onere di spesa, e tale impegno confermò con delibera del 18 marzo 18685.

Le intese raggiunte dal consorzio ottennero il benestare della Deputazione Provinciale del Principato Ultra il successivo 16 aprile6.

Il 31 maggio si provvide a delineare sommariamente il tracciato della nuova via che, da San Potito, avrebbe dovuto seguire un percorso vallivo fino ad intercettare il Calore su cui realizzare un ponte per l’accesso in territorio di Paternopoli, per risalire quindi Serroni e, attraverso Chiarino, immettersi sulla traversa per Fontanarosa presso la chiesa di Santa Maria delle Grazie al cimitero.

Sul piano interno il dinamico sindaco avviò un processo di ristrutturazione volto sia ad adeguare l’assetto urbanistico alle esigenze dei nuovi tempi, sia a recidere ogni legame con un passato ritenuto oscuro ed indegno di sopravvivere nei suoi stessi simboli più significativi.

Si provvide innanzitutto a restaurare la cappella della Vergine della Consolazione, conferendone l’incarico al romano Domenico Primavera il quale riportò alla luce l’ormai dimenticato dipinto su tavola del 1588. Un malinteso senso di devozione e di gratitudine alla più recente, miracolosa immagine su tela indusse però le autorità ed il clero ad occultare nuovamente l’opera di cui, negli anni a seguire, si perse addirittura memoria.

Ispirato dalla diffusa smania di rinnovamento, nella seduta della Congregazione della Carità del 28 novembre 1868, il componente Achille de Renzi ha fatto osservare che di contro all’Orfanatrofio Ciro Mattia esistono gli avanzi di una Torre semidiruta, che ricorda i tristi tempi del feudalismo e delle barbarie nei quali venne edificata. Che la stessa non solo è una minaccia di pericolo permanente per la gente che deve transitarvi a causa delle pietre che ne crollano, ma ancora è un ritrovo d’impudicizia, e di immoralità per le persone dissolute che vi convengono, per i ladri che vi si nascondono. Inoltre ai piedi di essa si rovesciano tutte le immondizie del paese, e non poco danno ne torna alla pubblica salute per i miasmi che vi esalano. E’ urgente quindi che quell’ingombro di macerie sia rimosso in omaggio ai principi di morale, di civiltà e di religione.

Il de Renzi proponeva di invitare l’ammi-nistrazione comunale ad abbattere la torre, ma il presidente Giuseppe de Jorio gli fece osservare che la fabbrica e parte del terreno circostante erano di proprietà del consigliere don Michele Roberti al quale doveva essere rivolta la richiesta, eventualmente con l’offerta di un compenso adeguato.

Interpellato in merito, Michele Roberti si dichiarò disponibile alla vendita dell’antico manufatto e del circostante terreno al prezzo di 150 lire, proposta che la Congregazione della Carità considerò ragionevole per cui, nella seduta del 16 aprile 1869, unanimemente ne deliberò l’acquisto. Il successivo 24 aprile la somma necessaria fu iscritta in bilancio1.

Lavori di restauro furono pure effettuati all’edificio di proprietà del sindaco Giuseppe de Jorio, in quella che era stata via della Dogana, ove da tempo avevano sede gli uffici comunali, la Guardia Nazionale ed il carcere. Era tuttavia evidente che ogni sforzo inteso a migliorare le condizioni del paese sarebbe risultato vano perdurando lo stato di isolamento in cui era venuto a trovarsi. Nonostante il ponte sul Fredane fosse stato realizzato da tempo, non si disponeva delle risorse necessarie al completamento del tratto stradale per Torella dei Lombardi che avrebbe assicurato il collegamento fra la Nazionale delle Puglie e la Provinciale per Melfi. Al fine di riprenderne i lavori interrotti, e quindi avere un mezzo che dia sviluppamento all’industria ed al commercio rimasti finora sconosciuti in queste contrade, nella seduta del 28 luglio 1869, il Consiglio municipale sollecitò l’autorizzazione ad applicare una sovrimposta comunale2.

Non si trascurava, nel contempo, il recupero della viabilità interna, compromessa dall’incuria e dalle non poche appropriazioni di suolo pubblico da parte di privati cittadini. A tergo della chiesa di San Sebastiano era stata riaperta la strada che tuttora collega via Salvatore De Renzi con via San Vito, e Francesco de Renzis, ritenendo non più pregiudizievole per il transito dei cittadini la costruzione di un arco che congiungesse la propria abitazione con la farmacia, ne rinnovò la richiesta. Nella seduta del 30 novembre 1869, il Consiglio comunale concesse l’ambita autorizzazione3.

Si perfezionava intanto l’integrità territoriale del regno. Il 20 settembre 1870 le truppe del generale Cadorna entrarono in Roma, accolte dall’entu-siasmo popolare. L’8 ottobre 1870, presieduta dal sindaco Giuseppe de Jorio, la Giunta municipale di Paternopoli, nell’intento di favorire nei cittadini la formazione di una coscienza nazionale, considerato che nel dì 9 corrente la Deputazione Romana presenterà al Ré il risultato del Plebiscito per l’annessione di quella Provincia al Regno d’Italia, e che probabilmente tutti i comuni del Regno festeggeranno ufficialmente nel detto giorno il fausto avvenimento, propone ... che questo Municipio non sia l’ultimo degli altri ... delibera: 1) Nel dì 8 e 9 stante i pubblici edifizi saranno illuminati e la banda musicale allieterà la pubblica via; 2) Nel giorno di domenica 9 saranno estratti a sorte quattro maritaggi (ragazze in procinto di sposarsi), ciascuno di lire venticinque a favore di povere ed oneste donzelle di questo Comune4.

Ma né gli intenti del governo centrale, né le patetiche iniziative di qualche amministratore locale erano sufficienti da soli a realizzare l’auspicata unità nazionale. Permaneva nelle regioni meridionali lo stato di arretratezza in cui l’ottusa amministrazione borbonica le aveva ridotte. Il primo atto concreto per ridurre in senso fisico le distanze fra il Nord ed il Sud e per il rilancio dell’economia di quest’ultimo fu la progettazione del potenziamento della rete ferroviaria. Anche il territorio di Paternopoli ne sarebbe stato interessato per il previsto passaggio di un tronco di collegamento fra le città di Avellino e di Foggia.

Attento agli eventi e pronto a coglierne i possibili vantaggi, il sindaco Giuseppe de Jorio, appreso che altri comuni esercitavano pressioni al fine di deviarne il tracciato a proprio beneficio, indusse la Giunta municipale, nella seduta del 18 maggio 1872, ad esprimere auspici affinché fosse rispettato l’iniziale disegno ispirato al superiore interesse della provincia, non senza aver premesso, ad istanza dei componenti che non condividevano la di lui lungimiranza, che le difficoltà economiche in cui il comune versava non avrebbero consentito in alcun modo di concorrere alle spese1.

Era, nel frattempo, in fase di avanzata costruzione la traversa per il capoluogo di provincia e sul piano interno si procedeva al riassetto urbanistico. L’8 febbraio 1872 il Consiglio comunale, riunito in seduta straordinaria, deliberò l’ampliamento della piazza poiché, attesa l’apertura della strada consortile al pubblico traffico, si osserva qui essere aumentato il commercio in modo considerevole ... Oltre a ciò alcuni fabbricati che sono nel mezzo della stessa senza ordine alcuno e quasi collabenti deturpano non poco i sontuosi edifici circostanti, ma anche il prospetto della principale Chiesa Comunale2.

A congiungere via Pescone con via San Vito era pure stato attivato il tratto inferiore dell’attuale via Roma, come ricorda la lapide posta sul muro di una civica abitazione ai piedi della rampa di scale che discende dalla sovrastante piazzetta: QUESTI LUOGHI \ IMPRATICABILI ED USATI \ A DEPOSITO DI MATERIE LURIDE \ PER DECRETO REALE DEI XXIV APRILE MDCCCLXXII \ CON DANARO DEL COMUNE \ A PUBBLICO TRANSITO \ VENNERO APERTI.

Morì nell’anno 1872 Carmine Modestino. Il nipote, Carmine Alessandro Modestino, aveva abbracciato con successo la carriera politica, tuttavia permaneva incontrastato sul paese il dominio della fazione capeggiata dai de Jorio.

Erano aumentati a 2.362 gli abitanti di Paternopoli nel 18733, ma di nuovo incombeva una epidemia colerica. La Giunta municipale, il 18 settembre, in vista del colera manifestatosi nella Provincia di Napoli e che minaccia invadere altre contrade, allo scopo di predisporre misure di prevenzione, deliberò di stornare i fondi già stanziati per la sistemazione della pubblica fontana dell’Acqua dei Franci4.

Il pericolo parve scongiurato, i focolai circoscritti, ed il sindaco de Jorio tornò alla propria infaticabile opera di amministratore accorto e lungimirante. Su sua proposta, nell’anno 1874, il Consiglio comunale chiese che fosse impiantato in Paternopoli un ufficio telegrafico di cui, oltre ai comuni del proprio mandamento, se ne dovrebbero assolutamente avvantaggiare Bagnoli, Montella, Nusco, Montemarano, Castelvetere, Castelfranci, Cassano, Fontanarosa, Lapio, ecc., stante la gran lontananza da cui si trovano dagli altri uffici telegrafici5.

La Deputazione Provinciale accolse tale richiesta nella seduta del 22 marzo 1875 e di ciò fu data notizia dalla Regia Sotto Prefettura di Sant’Angelo dei Lombardi con nota numero 28 del 14 aprile successivo6.

Quell’anno però non era destinato a dover essere ricordato come uno dei più fausti. Riesplose l’epidemia colerica e ben presto dilagò in queste terre. Il 14 febbraio 1875, previo canone annuo di 21 lire da cui detrarre, per il solo primo anno, lire 3 per le necessarie riparazioni, la Giunta municipale aveva concesso in appalto a Michele Volpe fu Nicola, per la durata di due anni e con l’obbligo di restituzione in ottimo stato alla scadenza del contratto, la bara comunale per i trasporti funebri1. Si rivelò, questo, un buon affare per il Volpe in quanto raddoppiò il numero dei decessi che ascese a 136 nel corso dell’anno2.

Nonostante l’eccezionale ondata di lutti, l’attività amministrativa non subì sostanziali battute d’arresto. Era stata commissionata a Pasquale Giannovario una grossa campana di bronzo che avrebbe dovuto sostituire quella piccola sul campanile della chiesa madre, ed il comune ne anticipò il costo, concordato in lire 40. A perfezionamento, poi, della pratica per l’impianto dell’ufficio postale, il 14 luglio la Giunta municipale assunse l’obbligo di corrispondere annualmente all’Amministrazione delle Poste la somma di lire 360, suddivise in rate semestrali anticipate, a decorrere dal giorno in cui l’ufficio sarebbe entrato in funzione3.

Scemava finalmente la virulenza epidemica quando, in settembre, un grave incidente, che solo per il tempestivo intervento degli uomini della Benemerita non assunse risvolti tragici, venne ad arrecare turbamento e non lievi danni alla sfortunata comunità. Nelle prime ore del mattino del giorno 8 corrente, per casualità, un incendio si manifestava in una casa terrena abitata da Francesco Forino nella contrada Puzzaco e da essa si estendeva ad un’altra superiore abitata da Emanuella Lapio. Il brigadiere Massarella Giuseppe, comandante la locale stazione dei Carabinieri, mettendo in grave pericolo la sua vita per salvare l’altrui, seguito dai suoi uomini Santanastaso Vincenzo, Carbonara Nicola, Prisco Felice e Silavo Carlo, non esitava a sfidare le fiamme e, introdottosi in casa, traeva in salvo due bimbi Giannovario Maria e Grasso Pasquale di Angelo, l’una di mesi dieci circa e l’altro d’anni sette. Riconoscente, la Giunta municipale, nella seduta del 12 settembre, li propose tutti per una ricompensa al valore civile4.

Allo sforzo operoso che accomunava pubbliche istituzioni e privati cittadini faceva eccezione la sola Congregazione della Carità. Quale suo impegno quasi esclusivo era rimasta la gestione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia” che però, per deficienza organizzativa e per inadeguatezza e vetustà delle strutture, stentava a decollare. Erano insufficienti i locali in cui veniva impartito l’insegnamento e più nulla era stato fatto per il recupero dell’area su cui tuttora insistevano i resti dell’antica torre. Un primo approccio risolutivo si tentò sotto la presidenza di Achille de Renzi allorché, il 9 dicembre 1875, fu deliberato l’acquisto dal signor Luigi Marrelli di una piccola casa, composta da due vani sovrapposti, sita in via Torre ed adiacente all’orfanotrofio5. Tale iniziativa, peraltro destinata a rimanere isolata, non migliorò di molto la situazione.

Non si concedeva soste, invece, il sindaco Giuseppe de Jorio nel perseguire l’opera di risanamento mediante l’eliminazione delle discariche indiscriminatamente distribuite all’interno dell’abitato. Nell’anno 1876 fu destinato a luogo unico di deposito di rifiuti la fossa alle spalle della chiesa di San Francesco, lungo l’odierna via Nazario Sauro, e fu recuperato al transito il tratto superiore di via Roma, che ebbe il nome di “Strada De Iorio”. Ricorda la lapide posta in piazzetta San Vito, presso la sommità della gradinata che da essa discende: QUI UNA VOLTA RIUSCIVA \ PUBBLICO VIOTTOLO \ LARGO METRI 4,90 \ SEMPRE INGOMBRO DI LORDURE E ROTTAMI \ E \ PER L’AGGIUNTO SUOLO \ DEL CAV. GIUSEPPE DE JORIO \ DIVENIVA \ LARGA E NETTA STRADA.

Nello stesso anno fu realizzata piazzetta San Vito, al cui fautore rende merito una lapide ivi posta: IL CAV. GIUSEPPE DE JORIO \ DEMOLENDO I SUOI FABBRICATI E GIARDINI \ CONTIGUI A QUELLI UN DI’ DEI SIGNORI SARNI \ IL SUOLO DI METRI QUAD. 170,40 \ CON PROPRIA SPESA DI LIRE 18.20 \ PER USO SUO E DEI SUOI \ A VIA CARREGGIABILE \ RIDUCEVA \ DELIBERAZIONE MUNICIPALE \ DEL 1° GIUGNO MDCCCLXXVI.

Mai il paese aveva conosciuto un periodo di eguale prosperità e benessere. Funzionavano, nel 1876, ben 25 esercizi pubblici, fra cui due locande, due caffetterie e tre rivendite di vini. Tutte le vie del paese erano sufficientemente illuminate durante le ore notturne e l’amministrazione comunale ne pagava 300 lire all’anno, restando a carico di colui che ne deteneva l’appalto l’onere dell’ac-quisto del petrolio necessario alle lampade.

Fu concessa l’autorizzazione ad impiantare l’ufficio telegrafico e la Giunta municipale, nella seduta del 12 ottobre 1877, dette mandato al sindaco perché contattasse il comune di Monteforte onde ottenere la fornitura dei pali di legno necessari a realizzarne la linea1.

Unico motivo di disappunto fu, in quegli anni, l’arbitraria soluzione adottata dal Consorzio di Comuni con la deviazione della strada proveniente dal capoluogo di provincia lungo la zona settentrionale del territorio di Paternopoli, in modo da congiungere direttamente il nuovo ponte sul Calore con quello sul Fredane. In virtù di tale decisione in aperto contrasto con gli accordi che ne prevedevano lo sbocco presso la cappella di Santa Maria delle Grazie al cimitero, il Consiglio comunale si ritenne svincolato dall’impegno sottoscritto col quale si era sobbarcato al maggior onere finanziario e, nella seduta del 27 febbraio 1878, invitò i comuni consorziati a riconsiderare la ripartizione di spesa2.

Piacque alla gente la fermezza con cui la questione venne trattata e l’approvazione popolare si espresse appieno nelle elezioni comunali di quell’anno. Il partito della famiglia Modestino, che vi si presentò con la lista numero 1, non riuscì a proporre che 9 candidati, mentre ben 26 ne risultò contenere la lista numero 2 che faceva capo al cavaliere Giuseppe de Jorio. Le operazioni di voto, che come d’uso si svolsero nella sala della congrega di San Francesco, fecero registrare una affluenza alle urne di 183 elettori sui 207 compresi negli elenchi3, che per la quasi totalità si rivelarono favorevoli al sindaco uscente.

Esaltata dalla schiacciante vittoria riportata, l’amministrazione de Jorio non esitò ad adottare provvedimenti ritorsivi nei confronti dell’av-versario, trasferendo, già nell’anno successivo, la sede della pretura dallo stabile di proprietà dei Modestino ad una casa di Giovanni de Iorio, in via Acqua dei Franci, per il fitto della quale si stabilì un compenso annuo di lire 300, da elevarsi a lire 500 a datare dall’1 settembre 18854.

Era stato intanto predisposto un progetto per la costruzione di una strada di seconda serie che, innestandosi sulla via per Fontanarosa in località Piano, avrebbe dovuto attraversare l’abitato di Paternopoli per dirigere, quindi, verso Melfi. Ne era interessata la zona di piazza Angelo, oggi IV Novembre, soggetta a continui allagamenti a causa delle acque piovane che, dalla sommità del paese, si riversavano copiose lungo la strada San Vito. La Giunta comunale, nella seduta del 21 agosto 1880, rappresentò tale inconveniente alle autorità competenti, invitandole a riesaminare il progetto di esecuzione dell’opera, ad adottare gli accorgimenti del caso ed in particolare a prevedere, a protezione della carreggiata, un muro di contenimento che impedisse al terrapieno della sovrastante piazza di franare5.

Rotto l’isolamento e rilanciate le attività economiche e produttive del paese, si riportò l’attenzione sulla formazione degli adolescenti che la carenza di strutture aveva fortemente penalizzato. Per prima si mosse in questo senso la Congregazione della Carità che, nella seduta del 15 ottobre 1880, su progetto dell’ingegnere del Genio Civile Tito Scorvina, per una spesa complessiva di lire 379,90, deliberò il recupero degli spazi antistanti l’orfanotrofio da conseguirsi con la demolizione della torre e con lo spianamento del suolo per la sua trasformazione in giardini1.

Sulla sua scia, il successivo 19 novembre, la Giunta municipale stipulò con Giuseppe de Jorio che ne era il proprietario, per la durata di anni quattro e per la pigione annua di lire 60, un contratto di fitto per un locale, da destinare ad aula scolastica, ubicato al disotto della chiesa maggiore2.

Spirava ovunque aria di relativo benessere: l’artigianato era fiorente, produttivi i terreni agricoli, dinamici i commerci, efficienti i servizi sociali, i bilanci comunali non più repressi da onerosi indebitamenti. I 15 fanali a petrolio deputati alla pubblica illuminazione, la cui gestione in appalto comportava una spesa di lire 25 ciascuno, furono giudicati insufficienti e la Giunta comunale, il 14 settembre 1881, non ebbe difficoltà a disporne l’installazione di altri tre3.

I Modestino, dal canto loro, vollero recuperare agli antichi onori la cappella di Santa Maria delle Grazie in via Croce, come ricorda una lapide in essa rinvenuta: SACELLUM HOC \ SS. GRATIARUM MATRI AC DIVO ANTONIO DE PADUA \ SACRUM \ IURE PATRONATUS FAMILIAE MODESTINO \ DIUTISSIME CLAUSUM ET DERELICTUM \ EUGENIUS MODESTINO \ AERE SUO RESTAURAVIT \ NEC NON CULTUI DIVINO RESTITUIT \ A. D. MDCCCLXXXI.

Questo tempietto, consacrato alla Santissima Maria delle Grazie ed al divino Antonio da Padova, con diritto di padronato della famiglia Modestino, per lunghissimo tempo chiuso ed abbandonato, Eugenio Modestino restaurò nel suo luogo originario, nonché restituì al culto divino nell’anno 1881.

Sebbene non si fosse ancora provveduto alla demolizione della torre, la Congregazione della Carità si ripropose la rivalutazione dell’educandato intitolato a Ciro Mattia. A tal fine, il 31 maggio 1883, fu stipulato un capitolato con le Suore delle Sacre Vittime di Castellammare di Stabia a cui fu affidato il compito di accudire le orfane, la gestione dell’asilo infantile e l’insegnamento nelle classi femminili della scuola comunale4.

In quell’anno fu sciolta la Guardia Nazionale in quanto istituzione dispendiosa ed ormai priva delle ragioni di difesa del territorio che ne avevano determinato la nascita5. Di regola aveva contato in Paternopoli 180 militi in servizio ordinario e 42 di riserva, ed aveva avuto in dotazione un armamento di 191 fucili, di cui 180 forniti dal Governo ed 11 di proprietà del comune6. Fu questo l’atto di definitiva chiusura con un passato, pur recente, di anarchia e di turbolenze, salutato con soddisfazione dalla popolazione che vedeva pienamente restituite ai campi ed alle attività artigianali le braccia più valide.

La primavera del 1884 fu incerta ed addirittura la Pentecoste si svolse all’insegna del maltempo. Antonio Colantuono, che ne aveva l’appalto, per non far mancare la provvista si fornì di una quantità di neve secondo il consumo degli altri anni, ma pel cattivo tempo e pel continuo irrigidirsi dell’aria gli rimase invenduta, e si sciolse in acqua.

Ma non erano i capricci delle stagioni, peraltro non insoliti, ad impensierire la gente. A Napoli era riesploso il colera dilagando nei centri limitrofi dove ne persistevano focolai mai estinti. Nella lotta ingaggiata dai sanitari per contrastare il morbo si distinse il medico di Paternopoli Luigi Romanelli, tanto da meritare gli elogi del Governo e delle autorità locali. Per tale esemplare comportamento, il 14 febbraio 1885 il comune di Paternopoli volle a sua volta tributargli in questi termini un riconoscimento ufficiale: In tanto luttuoso avvenimento, che contristò l’intera Nazione, questo paese ebbe di che consolarsi: esso fu lieto ed orgoglioso nel pensare che un suo concittadino avesse potuto rendersi benemerito della scienza medica e della sofferente umanità1.

Ma il morbo non era stato debellato e già minacciava di nuovo queste contrade.


2 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 780 - Fasc. 22121.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

2 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 6 - Busta 408 - Fasc. 5656.

3 Giuseppe de Jorio: Cenni statistici, geografici e storici intorno al comune di Paternopoli - Milano 1869.

4 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1878 all’anno 1880.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12332.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1861 all’anno 1883.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1874.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 780 - Fasc. 22128.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

5 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 782 - Fasc. 22180.

6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

5 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 6 - Busta 408 - Fasc. 5661.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1869 all’anno 1878.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1878 all’anno 1880.

3 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 5 - Busta 778 - Fasc. 22103.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1878 all’anno 1884.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1861 all’anno 1883.

2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1878 all’anno 1884.

3 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.

4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1886 all’anno 1897.

5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1880 all’anno 1884.

6 Archivio di Stato di Avellino - Prefettura, Inventario 2 - Busta 626 - Fasc. 12330.

1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1884 all’anno 1889.

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